da: La Stampa
Riattivate
le commissioni censuarie: dovranno definire i nuovi valori da utilizzare per
gli estimi. I parametri: qualità del manufatto, collocazione, anno di
costruzione, stato conservativo della casa e dei valori immobiliari della zona
di cui fa parte
di
Paolo Baroni
E così il primo mattone, è proprio il caso
di dire, è posato. Il governo oggi ha dato ufficialmente il via alla riforma del
Catasto con il varo in Consiglio dei ministri della versione definitiva del
decreto legislativo che riattiva le Commissioni censuarie, primo passo per la
revisione completa dei meccanismi si valutazione (e quindi anche di tassazione)
degli immobili.
Che
cosa succederà
Le Commissioni censuarie, introdotte in
Italia nel lontano 1886, in seguito alla definizione del primo assetto fiscale
del Paese, sono tuttora esistenti, anche se di fatto in disarmo. In molti casi,
infatti, non si riuniscono più magari anche da 15 anni. Una volta entrata in
vigore la riforma, “una grande riforma” l’ha definita sabato scorso Renzi, il
compito delle commissioni sarà quello di definire
i nuovi valori da utilizzare
per gli estimi catastali, stabilendo il valore medio ordinario di tutti gli
immobili attraverso l’elaborazione di un coefficiente che terrà conto della
qualità del manufatto, della sua collocazione, dell’anno di costruzione, dello
stato conservativo degli immobili e dei valori immobiliari della zona di cui fa
parte. In particolare – e questa è la vera novità di questa riforma - il nuovo
valore degli immobili in futuro sarà calcolato non più sul numero dei vani ma
metri quadri.
Chi
fa parte delle commissioni censuarie
Tra i membri delle commissioni censuarie,
per i quali rispetto al passato sono stati aboliti i gettoni di presenza, ci
saranno rappresentanti delle Entrate, degli enti locali, di professionisti,
tecnici, docenti qualificati ed esperti di statistica e di econometria,
indicati da Ordini e associazioni di categoria. Queste ultime – dopo il
passaggio del dlgs in Parlamento - troveranno ora spazio obbligatoriamente
nelle commissioni, mentre nella versione iniziale del decreto la loro presenza
era facoltativa. Ogni commissione “locale” sarà organizzata in tre distinte
sezioni: una si occuperà in prima istanza della revisione degli estimi, una
seconda avrà competenza sui fabbricati, mentre alla terza sarà assegnata la
competenza sui terreni.
I componenti di ciascuna sezione, in totale
sei, saranno scelti dal presidente del Tribunale cui spetterà anche indicare il
presidente della commissione locale, scegliendo tra i magistrati ordinari o
amministrativi, o tra i presidenti o i presidenti di sezione delle commissioni
tributarie provinciali diverse da quella competente in materia di catasto. I
presidenti delle singole sezioni sono invece scelti dal presidente della
Commissione tra i componenti delle sezioni stesse.
Competenze
Le commissioni locali (organizzate di fatto
ancora su base provinciale) avranno il compito di approvare i quadri tariffari
delle unità immobiliari urbane e quelli delle qualità e classi dei terreni,
collaborando inoltre alle revisioni del catasto urbano e, soprattutto,
validando gli algoritmi necessari all’attribuzione delle nuove rendite
catastali. La commissione censuaria centrale, invece, rivestirà il ruolo
apicale di giudice sui ricorsi presentati dalle Entrate ma anche da Comuni e da
associazioni di categoria contro le decisioni delle commissioni locali sui
quadri delle categorie e delle classi catastali.
I
nuovi valori patrimoniali
Il valore patrimoniale di un immobile sarà
determinato a partire dal valore di mercato al metro quadro rilevato
dall’Osservatorio del mercato immobiliare per la tipologia di appartenenza del
bene, a cui andrà applicato un fattore correttivo in funzione della
localizzazione e di alcune caratteristiche edilizie. Il valore così ottenuto
verrà moltiplicato per la superficie dell’immobile.
La rendita catastale verrà definita a
partire dai redditi da locazione medi (fonte Omi), tenendo conto della
localizzazione e delle caratteristiche edilizie dei beni per destinazione
catastale e ambito territoriale. Il valore così ottenuto verrà moltiplicato per
la superficie dell’immobile e a questa cifra verranno poi applicate riduzioni
che si riferiscono alle spese sostenute per la manutenzione straordinaria,
l’assicurazione e i costi di amministrazione.
Le
prossime tappe
L’approvazione del decreto sulle
Commissioni censuarie è solo il primo passo della più ampia revisione della
materia catastale nel nostro paese: ora si attendono gli altri decreti sul
catasto. La prossima tappa, una volta ricostituite le commissioni provinciali,
sarà quella relativa alla determinazione del meccanismo di individuazione del
valore patrimoniale medio mediante specifici algoritmi.
Quindi si passerà al censimento degli oltre
62 milioni di unità immobiliari, operazione monstre che richiederà circa 5 anni
di tempo.
La questione nei giorni scorsi è stata al
centro di un incontro informale tra l’Agenzia delle Entrate e le 15
associazioni che compongono il Coordinamento Interassociativo Catasto (formato
da Abi, Ance, Ania, Casartigiani, Cia, Cna, Coldiretti, Confagricoltura,
Confartigianato, Confcommercio-Fimaa, Confedilizia, Confesercenti,
Confindustria, Consiglio Nazionale del Notariato e Fiaip). Per il neo direttore
dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi l’obiettivo fondamentale da
perseguire per la riforma, anche in questo ambito, è quello di “procedere ad un
lavoro tecnico che sia improntato a criteri di collaborazione e non di
contrapposizione poiché siamo in presenza di una riforma epocale”.
Quanto
vale oggi il patrimonio
In totale, il valore del patrimonio
immobiliare italiano posseduto dai privati ammonta a 5.559 miliardi di euro,
quello delle società a 565. In testa alla classifica Lombardia e Lazio
(rispettivamente con un valore di 794,8 e di 724,9 miliardi di euro. Seguono
Toscana (504 miliardi di euro), Campania (491,4), Emilia Romagna (458,9),
Veneto (440,3), Piemonte (394,4). Per quanto riguarda le proprietà di società,
in testa Lazio (112,1 miliardi) e Lombardia (109,6). In base ai dati contenuti
nelle “Statistiche catastali” realizzate dall’Osservatorio del mercato immobiliare
dell’Agenzia delle Entrate in collaborazione con la Direzione Catasto, in base
ai valori 2013 la rendita catastale complessiva attribuita allo stock
immobiliare italiano ammonta a quasi 37 miliardi di euro, così ripartiti: 16,6
miliardi provengono dagli immobili censiti come abitazioni, 10,8 dagli immobili
a destinazione speciale (categoria D), quasi 6 miliardi da negozi, locali di
deposito, box e posti auto (categoria C), 1,5 dagli uffici (categoria A/10),
1,3 dagli immobili ad uso collettivo (categoria B) e 0,7 dagli immobili a
destinazione particolare (categoria E). L’aumento sarà inevitabile, ma il
governo ha già assicurato che la rivalutazione non produrrà un aumento del
prelievo sui proprietari. Anche se il pericolo, evidentemente, c’è tutto.
Nessun commento:
Posta un commento