mercoledì 12 novembre 2014

Aldo Grasso: “Gazebo” è il modo più innovativo di occuparsi di politica




da: Corriere della Sera

Non c’è dubbio, tra i programmi che si occupano di politica, «Gazebo» è il più innovativo. E’ vero che facendo satira si hanno le mani più libere, ma ormai il confine tra i vari generi tende ad assottigliarsi. «Gazebo» è alla terza stagione e ormai meccanismi sembrano ben oliati: buona musica (con ospiti di livello), grafica esaltata dai disegni di Marco Dambrosio in arte Makkox, Diego Bianchi in arte Zoro sempre più padrone della scena (anche se il meglio di sé lo dà nei servizi esterni), puntuali gli «spiegoni» di Marco Damilano (commento filologico sul concetto di fuducia con tanto di citazione latina, in stile Antoine Compagnon, quello di Un’estate con Montaigne), l’inviato davanti a Palazzo Chigi, il tassista Mirko-Missouri4, l’uso intelligente degli spezzoni tv, delle home page dei giornali, dei social, dei finti hashtag (Raitre, domenica e lunedì, ore 23,15).
Ovviamente i momenti più divertenti sono quelli che riguardano i commenti su Twitter e la #socialtopten: sembra di tornare ai tempi in cui la Gialappa commentava frammenti delle tv locali. Solo che qui i protagonisti sono quasi sempre uomini politici, persone cui abbiamo affidato la guida del Paese: più stanno in alto, più il tonfo è clamoroso. Fossi Alemanno o Castagnetti, per dire, non uscirei di casa per una settimana. Lunedì sera non è mancata l’inchiesta di Zoro su un ghetto per extracomunitari in Puglia, tra Foggia e San Severo: l’ennesima baraccopoli della disperazione.

A volte, la compagnia stabile tende un po’ a parlarsi addosso, a compiacersi della propria marginalità (sono su Raitre, una storia di lotta e di governo nello stile del partito Fandango), a salire il secondo gradino della «scala Arbasino» (il primo è «giovani promesse»), a mandare in onda cose che alimentano solo l’euforia consensuale.
«Gazebo» è un programma scritto da Diego Bianchi, Marco Dambrosio, Andrea Salerno e Antonio Sofi. Regia di Igor Skofic.

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