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Germania,
25 anni dalla caduta del Muro di Berlino: ma tra est ed ovest ancora profonde
differenze
di Federica
Sterza
Il mondo ricorda bene le immagini di quel 9
novembre 1989: uomini e donne stufe di vivere in una “prigione a cielo aperto”
che a colpi di piccone abbattono il Muro che per 28 lunghi anni ha diviso la
città di Berlino. Una data che resta l’emblema della volontà di porre fine ad
un ‘900 che dato il peggio di sé a livello di barbarie.
In principio fu un filo spinato a sfregiare
Berlino, un filo lungo 150 Km, che il 13 agosto 1961 divise la città in due
mondi contrapposti. Il filo fu presto sostituito con mattoni e cemento, a
consolidare l’idea che la distanza tra i due sistemi di pensiero, quello
comunista e quello capitalista, fosse invalicabile. E per 28 anni
l’incomunicabilità è stata alla base di un sistema che non consentiva di
oltrepassare quel valico, pena la morte. A causa del Muro oltre 100 persone
persero la vita: nella maggior parte dei casi nel tentativo disperato di andare
dall’altra parte e sfuggire ad un sistema repressivo. Sul finire degli anni ’80
finalmente qualcosa cambia, nonostante l’ultima vittima accertata sia stata
uccisa solo sei mesi prima della caduta del Muro, a testimonianza di quanto il
Muro avesse ancora un forte significato.
Oggi Berlino celebra i venticinque anni
dalla caduta del Muro, ma le due Germanie sembrano ancora distanti sotto alcuni
punti di vista. Il simbolo di quella cortina di ferro che divideva est ed ovest
ha lasciato segni profondi, ed ha consegnato uno Stato unito nelle differenze.
A livello economico le due Germanie ancora
faticano a tenere lo stesso passo: stando al rapporto annuale del governo
tedesco sulla situazione economica nel paese “il processo di ripresa economica
dell’est è stato molto lento negli ultimi anni” ha spiegato la responsabile del
governo di Berlino per le regioni orientali, Iris Gleick. “Malgrado la
convergenza degli standard di vita tra est e ovest sia stata un successo esiste
un divario economico e nel mercato del lavoro“.
L’economia degli stati orientali della
Germania resta inferiore di 1/3 rispetto al livello dell’ovest e il tasso di disoccupazione
ad est ha registrato il 10,3 % nel 2013, contro il 6 % dell’ovest. Fatto che
continua a favorire lo spostamento della forza lavoro verso ovest, “una
tendenza rallentata negli ultimi anni, ma che potrebbe tornare ad accelerare a
medio o lungo termine”, secondo il rapporto del governo. Il rapporto del
governo trova conferma anche nei dati proposti dall’Istituto di ricerche
economiche Ifo di Monaco, secondo cui “la distanza tra est e ovest resta
praticamente costante da 10 anni. Quasi non c’è traccia di equiparazione al
livello dell’ovest”.
Secondo un sondaggio recente, diversi sono
i fattori che pesano sulla percezione che i tedeschi hanno della riunificazione,
vista positivamente nel 75% dei casi ad est, ma solo nel 48% dei casi ad ovest.
Ad essere positivi sono soprattutto i giovani con meno di 29 anni, il 96% dei
quali vede la riunificazione con entusiasmo.
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