Se anziché vedere le
serie arretrate prima dell’inizio della sesta stagione, avessi iniziato a
seguire Squadra Antimafia da quest’ultima appena terminata su Canale 5, non so
se sarei arrivata fino alla decima puntata. Magari sbagliando…perché proprio
verso il finale di stagione - con
l’ottava e la decima puntata (tranne gli ultimi minuti) - si è visto il
meglio. Si è rivista quella che è la cifra stilistica di Squadra Antimafia. Ma
due puntate e qualche altro momento nelle precedenti non fanno una stagione
che, nel complesso, è stata inferiore alla quinta serie. Non sono però convinta
che questo possa aver influenzato negativamente gli ascolti: buoni ma inferiori
alle attese.
Non ho comunque abbandonato
la visione delle puntate per la presenza, seppure centellinata, di Giulia
Michelini, per l’ironia del personaggio negativo interpretato dall’ottimo Paolo
Pierobon (trannne una pecca iniziale subito sistemata) e per capire se la serie
stesse esaurendo le batterie. Diciamo che sta in riserva, ma con una buona “ricarica”
ce la potrebbe fare. Purchè gli autori abbandonino certe “comicità”…
Dopo aver visto le
sei stagioni, non posso che concordare con chi sostiene che Squadra Antimafia siano Claudia Mares e Rosy Abate, cioè le bravissime Simona Cavallari e
Giulia Michelini.
E’ indubbio, a mio
parere, che la capacità degli
sceneggiatori e della regia si sia manifestata nelle prime serie in cui il
racconto predominante era il rapporto tra Claudia e Rosy.
Sparita Claudia, l’asse portante è diventata la coppia
Rosy-Domenico. Come spesso succede quando qualcosa di un racconto assume una
dimensione che va oltre le previsioni degli autori e del produttore, è
inevitabile rimanerne condizionati. Nel bene e nel male.
Soprattutto in una
fiction italiana. Perché nelle serie televisive americane quando un elemento
“devia” assumendo un ruolo e un’importanza che sposta altri elementi, rischia
di essere eliminato o…la serie perde appeal e ascolti e viene chiusa.
Probabilmente
volente, ma con effetti che non credo fossero pienamente prevedibili al tavolo
della scrittura, il racconto Rosy Abate-Domenico Calcaterra con il “terzo
incomodo” De Silva ha dato la fisionomia alla quarta e quinta serie.
Parte del
pubblico ha rimpianto l’uscita della Cavallari, ma un’altra parte, o la
stessa
delusa dall’uscita della Mares-Cavallari, si è legata allo sviluppo del
personaggio Rosy Abate e di quello di Domenico Calcaterra. Scivolare nella soap
è un attimo ma la quarta e quinta serie non hanno commesso questo errore.
Per quanto riguarda
la stagione appena terminata, bisognerebbe capire – ma possono svelarcelo solo
Valsecchi e gli autori – se la scelta della Michelini di lasciare la serie
abbia provocato qualche variante in corsa rispetto a un percorso che era stato
definito anticipatamente in un certo modo.
Pare, però, che la Michelini
abbia fatto, se non retromarcia, un piccolo passo indietro. Seppure in “dosi
limitate” sarà presente anche nella prossima stagione. Si attende conferma
ufficiale.
Se così
sarà…..prepariamoci al prevedibile tormentone di parte del web: “non la vogliamo come suora”. Certo. Tra
la mafiosa e la suora ci starebbero parecchie vie femminili di mezzo. Gli sceneggiatori
arrivati alla settima stagione hanno ancora originalità e abilità per trovarle?
Contrariamente, metteranno un po’ di Rosy Abate per mantenere attenzione e non
avere impatti sugli ascolti, ma finiranno per scontentare sia coloro che hanno
apprezzato il tratto distintivo della serie rispetto alle cagatelle medie di Mediaset,
sia i fans della coppia Rosy-Domenico.
Ormai la settima
stagione è stata scritta ma, data la sesta, le reazioni e gli ascolti…è ora di
girare pagina creando un nuovo asse portante. Se invece si vuole continuare a puntare
sul trio Rosy-Domenico-De Silva sarà il caso di curare certi aspetti, di
rendere più realistiche e meno approssimative certe scene e di dare uno
sviluppo convincente ai personaggi come è avvenuto nella quarta stagione. Il
che si può fare senza deludere i fans della coppia Rosy-Domenico. Possibilmente
senza resuscitare la Mares e Leonardino che giocano insieme in Paradiso.
Giusto per capirci.
Per ‘sviluppo credibile’ intendo ciò che è avvenuto tra la terza e la quarta
serie e poi proseguito con la quinta. La “cattiva” Rosy ha subito un cambiamento
in positivo legato a un fatto significativo: la malattia del figlio. E con la
morte della Mares, la sua evoluzione da mafiosa a collaboratrice - con annesse
“divagazioni” sessuali ed emotive verso il Calcaterra - stava in piedi. Anzi: è
diventato il leit motiv principale della serie.
Insomma: si può anche
strizzare l’occhio alle fans raccontando in modo convincente le dinamiche
evolutive dei personaggi.
La sesta stagione
non vive di questa evoluzione. Troppa carne al fuoco. Un po’ di sbadataggini e
distrazioni. E Calcaterra e De Silva in versione supereroi.
E’ scontato che De
Silva abbia più di nove vite. Che nell’ultima puntata di questa sesta stagione
non sia morto, che sia uscito dall’auto prima che saltasse per aria. E
allora…perché non mostrarlo mentre si salva? Per fargli dire una bella frasetta
ad uso facebook “muoio solo se decido di
ammazzarmi io”? Quello che ci hanno mostrato nell’ultima puntata non era un
colpo di scena ma un colpo di scontata prevedibilità.
Lasciamo perdere
l’abbigliamento di Calcaterra, in parte giustificabile dal personaggio in fuga,
in parte da “distrazioni” di regia, ma questo per tre quarti di puntata è più
di là che di qua, eppure riesce sempre ad arrivare sul posto, a sventare
attentati. Il colmo sta nella scena all’ospedale. Ha le budella che gli stanno
cascando per terra ma risponde al cellulare e, con un’emoraggia interna che da
due puntate non gli provoca infezione, lascia l’ospedale per andare al
convento. Come? In autostop? Uno conciato così riesce a guidare?
Ci sarebbe anche
quella scena horror con Rosy Abate che pare morta e invece..zac….colpisce il
viscido cane da riporto diventato il capo operativo di Crisalide nonché amante
della Veronica Colombo – ovviamente – manco lei è morta. Direi che la caratteristica
di questa sesta stagione sono i supereroi e i non morti. In compenso, nelle precedente stagioni sono morti: la
Mares, Di Meo, Dante Mezzanotte. Tra il meglio pensato, scritto, mostrato.
Ora manca solo che
resusciti Ettore Ragno (il peggior personaggio di questa stagione e una
macchietta interpretativa) per far scadere ulteriormente la verve creativa di
Squadra Antimafia.
Ovviamente…alcune
delle domande in sospeso non hanno trovato risposta neppure nella decima e
ultima puntata. Vale a dire: gli sceneggiatori si sono “dimenticati” di
spiegare per quale motivo Claudia Mares mentì a Domenico Calcaterra sulla sua
paternità. Come si sono dimenticati di illuminarci sul buonismo di De Silva
quando era rinchiuso nel tunnel con Calcaterra. Ma, in questo caso, c’è una
risposta indiretta: De Silva è immortale. Ergo: se anche si sacrifica per
qualcun altro, si salva comunque. Non ci sono altre spiegazioni. Né si tratta
di una dimenticanza autoriale. Ovviamente….gli sceneggiatori possono sempre
smentirmi. Con qualcosa che abbia senso, grazie.
Il personaggio di De
Silva è centrale, ma se si continua con situazioni nelle quali rischia la pelle
ma la scampa sempre, se inseguito riesce sempre a sfuggire alla cattura, si
arriva al ridicolo. Per il talento di Pierobon meglio sarebbe tornare ai
copioni del Piccolo Teatro di Milano….anche se un contratto con Taodue renderà
di più.
In conclusione: la
sesta non valeva le altre e la settima stagione potrebbe segnare la fine
definitiva del tratto distintivo di questa serie tv. Oppure, recuperare parte
di quegli ingredienti abilmente cucinati nelle prime cinque serie. Con o senza
la coppia Rosy Abate-Domenico Calcaterra. Perché….prima o poi….anche loro
dovranno uscire di scena. In che modo? Che so….Calcaterra si fa prete, mi
diventa cardinale e fugge con suor Rosalia..
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