mercoledì 12 novembre 2014

Squadra Antimafia 6, ultima puntata: con il trio Michelini-Bocci-Pierobon e qualche colpo di...prevedibilità


Se anziché vedere le serie arretrate prima dell’inizio della sesta stagione, avessi iniziato a seguire Squadra Antimafia da quest’ultima appena terminata su Canale 5, non so se sarei arrivata fino alla decima puntata. Magari sbagliando…perché proprio verso il finale di stagione - con  l’ottava e la decima puntata (tranne gli ultimi minuti) - si è visto il meglio. Si è rivista quella che è la cifra stilistica di Squadra Antimafia. Ma due puntate e qualche altro momento nelle precedenti non fanno una stagione che, nel complesso, è stata inferiore alla quinta serie. Non sono però convinta che questo possa aver influenzato negativamente gli ascolti: buoni ma inferiori alle attese.

Non ho comunque abbandonato la visione delle puntate per la presenza, seppure centellinata, di Giulia Michelini, per l’ironia del personaggio negativo interpretato dall’ottimo Paolo Pierobon (trannne una pecca iniziale subito sistemata) e per capire se la serie stesse esaurendo le batterie. Diciamo che sta in riserva, ma con una buona “ricarica” ce la potrebbe fare. Purchè gli autori abbandonino certe “comicità”…

Dopo aver visto le sei stagioni, non posso che concordare con chi sostiene che Squadra Antimafia siano Claudia Mares e Rosy Abate, cioè le bravissime Simona Cavallari e Giulia Michelini. 



E’ indubbio, a mio parere, che la capacità degli sceneggiatori e della regia si sia manifestata nelle prime serie in cui il racconto predominante era il rapporto tra Claudia e Rosy.
Sparita Claudia, l’asse portante è diventata la coppia Rosy-Domenico. Come spesso succede quando qualcosa di un racconto assume una dimensione che va oltre le previsioni degli autori e del produttore, è inevitabile rimanerne condizionati. Nel bene e nel male.
Soprattutto in una fiction italiana. Perché nelle serie televisive americane quando un elemento “devia” assumendo un ruolo e un’importanza che sposta altri elementi, rischia di essere eliminato o…la serie perde appeal e ascolti e viene chiusa.
Probabilmente volente, ma con effetti che non credo fossero pienamente prevedibili al tavolo della scrittura, il racconto Rosy Abate-Domenico Calcaterra con il “terzo incomodo” De Silva ha dato la fisionomia alla quarta e quinta serie. 


 

Parte del pubblico ha rimpianto l’uscita della Cavallari, ma un’altra parte, o la
stessa delusa dall’uscita della Mares-Cavallari, si è legata allo sviluppo del personaggio Rosy Abate e di quello di Domenico Calcaterra. Scivolare nella soap è un attimo ma la quarta e quinta serie non hanno commesso questo errore.

Per quanto riguarda la stagione appena terminata, bisognerebbe capire – ma possono svelarcelo solo Valsecchi e gli autori – se la scelta della Michelini di lasciare la serie abbia provocato qualche variante in corsa rispetto a un percorso che era stato definito anticipatamente in un certo modo.
Pare, però, che la Michelini abbia fatto, se non retromarcia, un piccolo passo indietro. Seppure in “dosi limitate” sarà presente anche nella prossima stagione. Si attende conferma ufficiale.
Se così sarà…..prepariamoci al prevedibile tormentone di parte del web: “non la vogliamo come suora”. Certo. Tra la mafiosa e la suora ci starebbero parecchie vie femminili di mezzo. Gli sceneggiatori arrivati alla settima stagione hanno ancora originalità e abilità per trovarle? Contrariamente, metteranno un po’ di Rosy Abate per mantenere attenzione e non avere impatti sugli ascolti, ma finiranno per scontentare sia coloro che hanno apprezzato il tratto distintivo della serie rispetto alle cagatelle medie di Mediaset, sia i fans della coppia Rosy-Domenico.

Ormai la settima stagione è stata scritta ma, data la sesta, le reazioni e gli ascolti…è ora di girare pagina creando un nuovo asse portante. Se invece si vuole continuare a puntare sul trio Rosy-Domenico-De Silva sarà il caso di curare certi aspetti, di rendere più realistiche e meno approssimative certe scene e di dare uno sviluppo convincente ai personaggi come è avvenuto nella quarta stagione. Il che si può fare senza deludere i fans della coppia Rosy-Domenico. Possibilmente senza resuscitare la Mares e Leonardino che giocano insieme in Paradiso.

Giusto per capirci. Per ‘sviluppo credibile’ intendo ciò che è avvenuto tra la terza e la quarta serie e poi proseguito con la quinta. La “cattiva” Rosy ha subito un cambiamento in positivo legato a un fatto significativo: la malattia del figlio. E con la morte della Mares, la sua evoluzione da mafiosa a collaboratrice - con annesse “divagazioni” sessuali ed emotive verso il Calcaterra - stava in piedi. Anzi: è diventato il leit motiv principale della serie.
Insomma: si può anche strizzare l’occhio alle fans raccontando in modo convincente le dinamiche evolutive dei personaggi.

La sesta stagione non vive di questa evoluzione. Troppa carne al fuoco. Un po’ di sbadataggini e distrazioni. E Calcaterra e De Silva in versione supereroi.  
E’ scontato che De Silva abbia più di nove vite. Che nell’ultima puntata di questa sesta stagione non sia morto, che sia uscito dall’auto prima che saltasse per aria. E allora…perché non mostrarlo mentre si salva? Per fargli dire una bella frasetta ad uso facebook “muoio solo se decido di ammazzarmi io”? Quello che ci hanno mostrato nell’ultima puntata non era un colpo di scena ma un colpo di scontata prevedibilità.

Lasciamo perdere l’abbigliamento di Calcaterra, in parte giustificabile dal personaggio in fuga, in parte da “distrazioni” di regia, ma questo per tre quarti di puntata è più di là che di qua, eppure riesce sempre ad arrivare sul posto, a sventare attentati. Il colmo sta nella scena all’ospedale. Ha le budella che gli stanno cascando per terra ma risponde al cellulare e, con un’emoraggia interna che da due puntate non gli provoca infezione, lascia l’ospedale per andare al convento. Come? In autostop? Uno conciato così riesce a guidare?

Ci sarebbe anche quella scena horror con Rosy Abate che pare morta e invece..zac….colpisce il viscido cane da riporto diventato il capo operativo di Crisalide nonché amante della Veronica Colombo – ovviamente – manco lei è morta. Direi che la caratteristica di questa sesta stagione sono i supereroi e i non morti. In compenso, nelle precedente stagioni sono morti: la Mares, Di Meo, Dante Mezzanotte. Tra il meglio pensato, scritto, mostrato.
Ora manca solo che resusciti Ettore Ragno (il peggior personaggio di questa stagione e una macchietta interpretativa) per far scadere ulteriormente la verve creativa di Squadra Antimafia.

Ovviamente…alcune delle domande in sospeso non hanno trovato risposta neppure nella decima e ultima puntata. Vale a dire: gli sceneggiatori si sono “dimenticati” di spiegare per quale motivo Claudia Mares mentì a Domenico Calcaterra sulla sua paternità. Come si sono dimenticati di illuminarci sul buonismo di De Silva quando era rinchiuso nel tunnel con Calcaterra. Ma, in questo caso, c’è una risposta indiretta: De Silva è immortale. Ergo: se anche si sacrifica per qualcun altro, si salva comunque. Non ci sono altre spiegazioni. Né si tratta di una dimenticanza autoriale. Ovviamente….gli sceneggiatori possono sempre smentirmi. Con qualcosa che abbia senso, grazie.
Il personaggio di De Silva è centrale, ma se si continua con situazioni nelle quali rischia la pelle ma la scampa sempre, se inseguito riesce sempre a sfuggire alla cattura, si arriva al ridicolo. Per il talento di Pierobon meglio sarebbe tornare ai copioni del Piccolo Teatro di Milano….anche se un contratto con Taodue renderà di più.

In conclusione: la sesta non valeva le altre e la settima stagione potrebbe segnare la fine definitiva del tratto distintivo di questa serie tv. Oppure, recuperare parte di quegli ingredienti abilmente cucinati nelle prime cinque serie. Con o senza la coppia Rosy Abate-Domenico Calcaterra. Perché….prima o poi….anche loro dovranno uscire di scena. In che modo? Che so….Calcaterra si fa prete, mi diventa cardinale e fugge con suor Rosalia..

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