da: La Stampa
Jobs
act, ecco l’emendamento del governo. “Reintegro per i licenziamenti
disciplinari”
Il
testo recepisce l’accordo con la minoranza del Pd. Resta l’addio all’articolo
18. Per motivi economici previsto solo un indennizzo economico. Ok finale il 26
novembre
Il governo presenta l’emendamento al Jobs
Act frutto della mediazione con la minoranza del Pd e lancia un rush finale per
l’approvazione in Aula. Il diritto al reintegro nel posto di lavoro sarà
limitato ai licenziamenti nulli e discriminatori e «a specifiche fattispecie di
licenziamento disciplinare ingiustificato». Per i licenziamenti economici viene
esclusa la possibilità del reintegro nel posto di lavoro prevedendo «un
indennizzo economico certo e crescente con l’anzianità di servizio».
LE
NOVITA’
I cambiamenti di maggiore impatto
riguardano una più drastica sforbiciatura delle forme di lavoro atipico e
precario, e l’aumento delle risorse per i loro ammortizzatori sociali. La prima
misura è facilmente attuabile, per la seconda bisognerà trovare le
risorse.
AMMORTIZZATORI
SOCIALI
Si parla di «una rete più estesa» di
tutele, sia per i precari che per i disoccupati. In teoria, servirebbero
risorse aggiuntive rispetto a quelle inserite nella Legge di Stabilità.
CONTRATTI
ATIPICI
La delega lascia intendere che l’unica
fattispecie che salterà sarà quella del co.co.pro. Il Pd aveva invece
ipotizzato una più ampia «riduzione delle forme contrattuali».
NESSUNA
“REINTEGRA”
Un lavoratore di un’azienda con più di 15
dipendenti licenziato prenderà un’indennità economica dal suo datore di lavoro,
non oggetto di trattativa. Quanto, lo diranno i decreti delegati. La reintegra
- obbligata per i licenziamenti «discriminatori» - tornerà solo per i licenziamenti
disciplinari ingiustificati.
LICENZIAMENTI
DISCRIMINATORI
Nessun imprenditore dirà mai che licenzia
per le idee politiche o l’orientamento sessuale del dipendente, cosa proibita
da legge e Costituzione, ma lo definirà «economico». Non è chiaro se spetta al lavoratore o meno dimostrare il
contrario. In ogni caso maternità, malattia,
credo religioso e affini non possono essere causa di licenziamento.
LICENZIAMENTI
DISCIPLINARI
Qui ci sarà una novità, e sarà consentito -
per alcune fattispecie, però, non per tutti i casi di licenziamento
disciplinare - al giudice di stabilire che il lavoratore possa riavere il suo
posto, qualora il licenziamento risulti ingiustificato o sproporzionato alla
mancanza commessa. Quando un’azienda licenzia qualcuno con un’accusa
disciplinare, oggi con le regole della riforma Fornero, non sempre è un giudice
a dire se l’accusa era fondata o meno, e se la sanzione è proporzionata. In
alcuni casi prevalgono infatti le regole stabilite nei contratti collettivi.
INDENNIZZO
ECONOMICO
Con il Jobs Act, intanto, la prima novità
sarà che un giudice interverrà sempre, e di norma concederà solo un’indennità
economica nei casi non giustificati. Con le novità concordate ieri nel Pd - ma
che non sono gradite al Nuovo Centrodestra - per alcune tipologie di situazioni
il giudice potrà prevedere anche il recupero del posto di lavoro.
ADDIO
ALL’ARTICOLO 18
Secondo il governo non c’è nessun ritorno
mascherato dell’articolo 18, perché i licenziamenti disciplinari - peraltro
relativamente pochi - saranno definiti in modo chiaro.
IL
VIA LIBERA DI ALFANO
Dopo l’alt di ieri anche Ncd sembra aver
ritirato le proprie riserve sul testo: «Siamo vicinissimi ad un accordo con il
Pd sul lavoro» spiega Alfano. «Ho sentito il senatore Sacconi- ha detto il
ministro- e credo che ci siamo». Ieri il Nuovo centro destra era salito sulle
barricate perché l’emendamento del governo sarebbe stato diverso da quanto
concordato.
OK
DEFINITIVO ENTRO IL 26 NOVEMBRE
Sulla possibilità di partire a gennaio con
le nuove regole per il mercato del lavoro il ministro dell’Economia Pier Carlo
Padoan ha detto: «Sono ottimista, vedo che la determinazione del governo e del
presidente del Consiglio di andare avanti è ferrea». Stamattina la commissione
Lavoro ha approvato commi 5 e 6 del Jobs act, quelli che riguardano tra le
altre cose la semplificazione delle procedure per l’assunzione. L’obiettivo è
di chiudere l’esame in Commissione giovedì 20 e approdare in Aula il 21, con voto
finale previsto il 26 novembre, come stabilito alla Camera con 95 voti di
differenza.
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