da: Rockol – recensione di Mattia Marzi
Le canzoni vivono di vita propria: nascono dalle mani dell'autore e crescono,
si sviluppano e germogliano a contatto con il pubblico. Le canzoni sono del
pubblico, sono di chi le ascolta e di chi è in grado di determinarne il
successo o l'insuccesso, l'immortalità o la mortalità. Francesco De Gregori è
uno di quegli autori che di canzoni, al pubblico, ne ha regalate tante, sparse
su un totale di ventuno album da studio. Da "Signora aquilone" (una
delle sei canzoni firmate da De Gregori e contenute all'interno dell'album
"Theorius Campus", che è il primo album inciso dal cantautore, seppur
in collaborazione con Antonello Venditti) a "Guarda che non sono io",
passando per "Alice", "Rimmel", "Generale",
"Viva l'Italia", "La leva calcistica della classe '68" e
"La donna cannone". Canzoni che, negli anni, il cantautore ha
proposto più volte dal vivo, che tutt'oggi fanno parte delle scalette dei suoi
concerti e che possono essere definite a tutti gli effetti dei grandi classici
della musica italiana: canzoni che si sono evolute, talvolta per esigenze
artistiche, altre volte seguendo le mode musicali.
Definire "Vivavoce" una raccolta di successi sarebbe riduttivo, e sarebbe altrettanto riduttivo definire il nuovo progetto discografico di Francesco De Gregori come un disco di rivisitazioni di brani tratti dal suo repertorio. Perché questo album non è né l'una né l'altra cosa: non è una raccolta di successi perché non contiene solo successi; se vogliamo dirla tutta, non contiene nemmeno tutti i successi del Principe: non c'è "Rimmel", ad esempio, e non ci sono neanche "Bufalo Bill", "Bambini venite parvulos" o "L'agnello di Dio", solo per citarne alcuni; non è un disco di rivisitazioni perché le sue lavorazioni - o meglio, una buona parte delle sue lavorazioni - non hanno visto De Gregori impegnato a riarrangiare le sue canzoni a partire da zero, ma lo hanno visto semplicemente reincidere ventotto brani del suo repertorio con arrangiamenti che, nella maggior parte dei casi, il pubblico dei suoi concerti conosceva già. Incidendo queste rivisitazioni, De Gregori non ha voluto togliere nulla alle "versioni originali", non ha voluto rinnegare il suo passato, ma solamente testimoniare come questi brani si siano evoluti, aggiornati e sviluppati, negli anni, sotto le sue stesse mani e sotto quelle dei musicisti che lo hanno accompagnato nelle sue avventure dal vivo. In questo senso, "Vivavoce" si presenta come una sorta di regalo che il cantautore ha voluto fare non solo a sé stesso, ma anche al suo pubblico (che in tutti questi anni è stato testimone diretto del continuo lavoro di rimaneggiamento di queste canzoni e che ora ha l'opportunità di poterle finalmente ascoltare su disco anche nelle rispettive "versioni alternative" - se così vogliamo chiamarle), un'istantanea che ritrae De Gregori in questo preciso momento della sua carriera e che lo ritrae come un cantautore con ancora tanta voglia di divertirsi e di sperimentare e con ancora tante cose da dire.
"Vivavoce" è un racconto che si
estende nell'arco di ben trentacinque anni, ma che non segue un percorso
cronologico e lineare: accanto a brani come "Niente da capire",
"Generale" e "Caterina" troviamo infatti canzoni piuttosto
recenti quali, ad esempio, "Finestre rotte" (originariamente
contenuta all'interno dell'album "Per brevità chiamato artista", del
2008), "Gambadilegno a Parigi" e "Vai in Africa,
Celestino!" (entrambe contenute, nelle loro versioni originali,
all'interno dell'album "Pezzi", consegnato al mercato nel 2005).
All'interno del disco, un doppio (come dicevamo poco sopra), sono contenuti un
totale di ventotto brani, tutti riarrangiati: in alcuni casi, i nuovi
arrangiamenti differiscono da quelli delle versioni originali in modo radicale;
in altri casi, invece, questi differiscono in modo parziale e mitigato. Un
arrangiamento del tutto alieno, tanto per cominciare, è quello del duetto con
Luciano Ligabue sulle note di "Alice": De Gregori ha deciso di
incidere la canzone, per questo progetto, in 3/8 piuttosto che nei 4/4 della
versione originale ed il cambio di ritmo, da binario a ternario, pare aver
alleggerito il brano, fino a renderlo (quasi) un valzer delicato e pieno di
grazia, con le due voci che non si incontrano mai (se non per pochissimi
secondi, alla fine del brano) e che dialogano rispettando ciascuna i propri
spazi. Alieno è pure il riarrangiamento de "La donna cannone", qui
presente in una versione orchestrale magniloquente e raffinata, curata dal
Maestro Nicola Piovani. Il classico dei classici del repertorio di Francesco De
Gregori, vale a dire "Generale", si trasforma poi da una
"canzone sulla guerra" ad una "canzone di pace" ("Ho
cercato di renderla più domestica", ha spiegato De Gregori presentando il
progetto), con il celebre riff che viene sottinteso e nascosto.
In generale, dall'ascolto dei ventotto
riarrangiamenti contenuti all'interno di "Vivavoce" emerge
un'orientamento per la musica rock e folk contemporanea, con grande centralità
data alle chitarre e a strumenti quali il mandolino, il violino (suonato dalla
brava Elena Cirillo, al fianco di De Gregori ormai da svariati anni) e la
fisarmonica: improntati su queste sonorità sono, ad esempio, i nuovi
arrangiamenti di canzoni quali "Niente da capire" (la cui versione
originale è contenuta all'interno dell'album "Francesco De Gregori",
del 1974), "Buonanotte Fiorellino" (da "Rimmel", del 1975),
"Il bandito e il campione", "Viva l'Italia" e "La
ragazza e la miniera" (arrangiata e realizzata, quest'ultima, dal Maestro
Ambrogio Sparagna con l'Orchestra Popolare Italiana). Un posto di rilievo,
all'interno del disco, è occupato anche da momenti più acustici, come nel caso
de "La leva calcistica della classe '68" (che si apre con alcuni
arpeggi di chitarra che sembrano ricordare la grande assente "Guarda che
non sono io", uno degli ultimi gioielli firmati Francesco De Gregori - il
brano è contenuto all'interno dell'ultimo album di inediti del cantautore,
"Sulla strada", consegnato al mercato nel novembre del 2012), di
"Battere e levare" (con la voce di De Gregori che è accompagnata solamente
da una chitarra), e da altri più rock come nel caso de "Il panorama di
Betlemme" (il cui arrangiamento vede protagonista assoluta la chitarra
elettrica), "Il canto delle sirene" e "Per le strade di
Roma". Ci sono poi alcune veloci incursioni nella musica jazz (è questo il
caso di "Natale", con un'introduzione, suonata dal basso e dalla
chitarra, che ricorda vagamente quella della cover di "My baby just care
for me" di Nina Simone) e nella musica in voga negli anni '60 (il boogie
di "Finestre rotte", con un arrangiamento che non differisce di molto
rispetto a quello della versione originale, ma anche le sonorità sixties de
"Il '56").
Per concludere, non mancano alcuni
importanti omaggi che meritano di essere citati: anzitutto quello a Lucio
Dalla, la cui "Com'è profondo il mare" viene evocata da De Gregori
alla fine di "Santa Lucia" (l'omaggio a Dalla è uno dei momenti più
emozionanti di questo "Vivavoce"); quello a Leonard Cohen, di cui
Francesco De Gregori ha realizzato una cover del brano "The future";
infine quello a "Rainy day women #12 & 35" di Bob Dylan, il cui
arrangiamento è stato prelevato dal cantautore romano e incollato sotto al
testo di "Buonanotte Fiorellino", per un divertissement al quale è
affidato il compito di chiudere - con un sorriso - l'ascolto dell'album.
TRACKLIST:
Disco
1
Alice (con Luciano Ligabue)
Atlantide
Un guanto
Un guanto
La leva calcistica della classe '68
Niente da capire
Gambadilegno a Parigi
Finestre rotte
Generale
Il panorama di Betlemme
Il panorama di Betlemme
Renoir
Natale
Caterina
Vai in Africa, Celestino!
Natale
Caterina
Vai in Africa, Celestino!
Battere e levare
Disco 2
Il futuro
Il '56
La ragazza e la miniera
Il bandito e il campione
Buonanotte fiorellino
Santa Lucia
Il canto delle sirene
Stelutis Alpinis
Titanic
La donna cannone
La donna cannone
Viva l'Italia
La storia
Per le strade di Roma
Fiorellino#12&35
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