da: Il Fatto Quotidiano
Nomine
Mediaset, Laura Casarotto nuovo direttore di Italia1. Chi salverà lo share?
di Domenico
Naso
Valzer di nomine in casa Mediaset. Laura
Casarotto e Sebastiano Lombardi sono i nuovi direttori di Italia1 e Rete4. Casarotto
prende il posto di Luca Tiraboschi, che lascia la rete “giovane” del Biscione
dopo tredici anni, mentre Lombardi sostituisce Giuseppe Feyles, che torna a
occuparsi delle produzioni a Roma. Tiraboschi, invece, è il nuovo direttore
dell’infotainment, un settore che in casa Mediaset è sempre più centrale e
sfruttato. Non cambia la direzione di Canale5. Nonostante gli ascolti non
entusiasmanti dell’ammiraglia di Cologno Monzese, Giancarlo Scheri resta al suo
posto, mentre il suo vice Marco Costa viene promosso alla direzione delle reti
tematiche.
Il dato principale di questa infornata di
nuove nomine è la predominanza del marketing come filosofia ambientale. Laura
Casarotto proviene dal marketing strategico, mentre Sebastiano Lombardi era il direttore
marketing delle news. Un approccio che non arriva per caso: dallo scorso
giugno, infatti, la distribuzione dei contenuti su tutte le piattaforme (reti,
canali pay e online) è
affidata a Marco Paolini. Strategie aziendali a parte,
la sfida più immediata per i nuovi direttori di rete è quella dell’Auditel e
Casarotto e Lombardi dovranno innanzitutto tentare di limitare i danni e, se
possibile, risalire la china. Nell’epoca di un’offerta televisiva pressoché
infinita, tra digitale terrestre, internet e satellite, conquistare e mantenere
un proprio pubblico è impresa sempre più ardua. La stagione televisiva in corso
sembra già irrimediabilmente compromessa. I dati dell’analisi di TvBlog sugli
ascolti medi delle reti generaliste parlano chiaro: a settembre e ottobre, la
media dell’intera giornata premia RaiUno con il 17,67% di share (nel 2013 era
del 16,98%), mentre Canale5 scende dal 16,32 al 16,04. Il paradosso è che
persino RaiDue, rete alla ricerca dell’identità perduta, fa meglio di Italia1.
La seconda rete Rai passa dal 6,42% del 2013 al 6,64% di quest’anno,
sorpassando il canale “giovane” di Mediaset che scende dal 6,5 al 6,11. Rete4
cresce, seppur di pochissimo, ottenendo una media del 4,89% (lo scorso anno era
del 4,76), mentre La7 conferma le difficoltà di una stagione deludente,
attestandosi al 2,99%, rispetto al 3,69% dell’anno precedente.
Le distanze addirittura aumentano se ci si
sofferma sui dati della prima serata: RaiUno trionfa con il 20,17% di share
(nel 2013 era il 18,43), mentre Canale5 perde più di un punto percentuale (dal
16,81 al 15,57). Anche in prime time, RaiDue sorpassa Italia1 (7,44% contro
6,61), mentre RaiTre e La7 calano considerevolmente. In leggerissima crescita
Rete4, che deve accontentarsi di un +0,14% rispetto al 2013. Un piccolissimo
passo in avanti che di questi tempi, però, è grasso che cola. Le reti più in
difficoltà dopo i primi due mesi di stagione televisiva sembrano essere Canale5
e Italia1, a riprova del fatto che RaiUno sembra ormai non avere rivali, anche
se in casa Rai è la Terza Rete a mostrare una sofferenza che sembra ormai
cronica, nonostante alcune scelte coraggiose che evidentemente non sono state
ripagate dal pubblico. Del paradosso RaiDue abbiamo già accennato: non è certo
un canale in salute, dal punto di vista dei prodotti televisivi, ma
evidentemente bastano poche eccellenze (prima fra tutte Pechino Express) a
migliorare le performance della seconda rete. La7, nonostante i tanti soldi
investiti da Cairo (basti pensare all’ingaggio di Giovanni Floris) perde
terreno, in controtendenza rispetto agli ultimi anni. Troppi talk e troppa politica,
per un canale che non è né carne né pesce, a metà strada tra generalista e all
news. E il pubblico sembra apprezzare.
Le nuove nomine in casa Mediaset dovranno
necessariamente occuparsi di questa ormai conclamata emorragia di spettatori,
soprattutto per quanto riguarda Italia1, la cui tradizionale connotazione
giovanile e giovanilistica non trova riscontro in una programmazione poco
coraggiosa, che si affida ad alcuni programmi storici (Le Iene, ad esempio), ma
sembra non avere il coraggio e i mezzi (soprattutto finanziari) per osare di
più. Il lavoro di Casarotto e Lombardi dovrà essere necessariamente di
programmazione a medio e lungo termine. C’è da riscrivere quasi da zero il
patrimonio genetico di Italia1 e Rete4, mentre paradossalmente Canale5, che
soffre più degli altri questa fase della storia televisiva italiana, non sembra
ancora pronta alla rivoluzione interna.
L’impresa è ardua e dalla crisi si esce
solo se si trova il coraggio di innovare e, perché no, anche di emulare
l’esempio virtuoso di alcuni canali tematici (sul digitale e sul satellite) che
stanno radicalmente mutando per sempre la fruizione televisiva nel nostro
paese.
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