mercoledì 5 novembre 2014

Commissione Europea: Juncker contro la “doppiezza” di Renzi



da: La Stampa

Il voto anticipato è preferibile a un nuovo giro di vite rigorista
di Marcello Sorgi

Il duro attacco di Juncker contro Renzi arriva undici giorni dopo le sue dichiarazioni sull’Europa dei burocrati. Il nuovo presidente della Commissione europea, che in un primo momento aveva lasciato correre, dev’essere stato sollecitato in questo senso dai suoi partners. Juncker infatti sa bene - è stato lui stesso a ricordarlo ieri - che il premier italiano anche in Europa si muove con un doppio registro, attento e dialogante nel chiuso delle stanze dei vertici, spavaldo e battagliero fuori, ad uso dell’opinione pubblica interna. Non a caso ieri a “Ballarò”, replicando a Juncker, Renzi non si è spostato di un centimetro. Reagendo pure alle più preoccupanti dichiarazioni del vicepresidente della Commissione Katainen, il vero guardiano dei conti dell’Unione, tornato a minacciare una procedura di infrazione per l’Italia se, com’è possibile, le cifre reali del bilancio dovessero discostarsi dalle previsioni della legge di stabilità. Ora, siccome la legge di stabilità è stata alla fine approvata con riserva (e con una notevole concessione politica, altro che burocrazia, ricorda Juncker) dalla Ue, dopo una significativa correzione del
deficit e con ,la conseguenza di una sensibile riduzione del taglio delle tasse, le valutazioni della nuova Commissione, il cui percorso è appena cominciato, fanno temere che le difficoltà dell’Italia, che il governo tendeva ad attribuire a un atteggiamento personale dell’ex-presidente Barroso, siano, come dire, più strutturali, e in sostanza il nostro Paese rimanga una specie di osservato speciale, in convalescenza ma non stabilmente avviato alla guarigione.
Viene da chiedersi perché in un quadro del genere, attraversato da tensioni reali e non da semplici aggiustamenti politici, Renzi insista a prendere di petto quella che continua a considerare la burocrazia europea. Non è facile darsi una risposta. Probabilmente, Renzi, in cuor suo, condivide una parte dei timori della Commissione sulla possibilità che anche il 2015, settimo dopo sei anni di crisi, possa non essere l’anno della ripresa. E, piuttosto che rassegnarsi a un altro giro di vite di rigore, accarezzi sempre di più la via di uscita di un passaggio elettorale anticipato che riazzeri la partita.

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