Pier Paolo Pasolini è una mente eccezionale
di cui non posso fare a meno. Di cui sento la mancanza soprattutto in questi
periodi di crisi mentale prima che economica.
Anche quest’ultimo brano che propongo,
tratto da Lettere Luterane, di cui ho pubblicato altri dieci post in
precedenza, dimostrano come Pier Paolo Pasolini sapeva vedere prima e oltre….
Pier Paolo Pasolini è di un’attualità
sconvolgente….
A cosa mi conduce l’abiura dalla Trilogia?
Mi conduce all’adattamento.
Sto scrivendo queste pagine il 15 giugno
1975, giorno di elezioni. So che se anche – com’è molto probabile – si avrà una
vittoria delle sinistre, altro sarà il valore nominale del voto, altro il suo
valore reale. Il primo dimostrerà una unificazione dell’Italia modernizzata in
senso positivo; il secondo dimostrerà che l’Italia – al di fuori naturalmente
dei tradizionali comunisti – è nel suo insieme ormai un paese spoliticizzato,
un corpo morto i cui riflessi non sono che meccanici. L’Italia cioè non sta
vivendo altro che un processo di adattamento alla propria degradazione, da cui
cerca di liberarsi solo nominalmente.
Tout va bien: non ci sono nel paese masse
di giovani criminaloidi, o nevrotici, o conformisti fino alla follia e alla più
totale intolleranza, le notti sono sicure e serene, meravigliosamente
mediterranee, i rapimenti, le rapine, le esecuzioni capitali, i milioni di
scippi e di furti riguardano le pagine di cronaca dei giornali, ecc.ecc. Tutti
si sono adattati o attraverso il non voler accorgersi di niente o attraverso la
più inerte sdrammatizzazione.
Ma devo ammettere che anche l’essersi
accorti o l’aver drammatizzato non preserva affatto dall’adattamento o
dall’accettazione. Dunque io mi sto
adattando alla degradazione e sto accettando l’inaccettabile.
Manovro
per sistemare la vita.
Sto
dimenticando com’erano prima le cose. Le amate facce di ieri
cominciano a ingiallire. Mi è davanti – pian piano senza più alternative – il
presente. Riadatto il mio impegno ad una maggiore leggibilità.
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