lunedì 3 novembre 2014

Il sistema bancario italiano, Monte dei Paschi di Siena: condannati Mussari, Vigni e Baldassarri



da: la Repubblica

Montepaschi, prime condanne
Tre anni e sei mesi a Mussari, Vigni e Baldassarri per lo scandalo del derivato Alexandria.
di Andrea Greco e Francesco Viviano

È come al cinema, ci sono i flashback e il presente. Nei primi c’è Giuseppe Mussari, «l’attore protagonista e regista di un film drammatico», ha detto il pm Giuseppe Grosso, descrivendone le gesta al tribunale di Siena, che dopo 13 mesi dalla prima udienza, con rito immediato, ha emesso la condanna a 3 anni e sei mesi per l’ex presidente di Mps, l’ex dg Antonio Vigni e l’ex capo area finanza Gianluca Baldassarri. Nel presente c’è Alexandria, la pietra dello scandalo che continua a produrre effetti negativi per Mps. Domenica scorsa la banca ha trovato nei risultati dei test Bce un’altra brutta sorpresa dal contratto con Nomura, che Francoforte ha calcolato come un derivato, con impatto negativo stimato in almeno 600 milioni. Si vedrà nella trimestrale Mps il 12 novembre, la prima sotto effettiva vigilanza Bce, se Alexandria sarà contabilizzato come derivato – quindi scritto a valori di mercato – o come credito, come permette la libertà di scelta lasciata da Consob e da Banca d’Italia.
I tre pm Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso avevano chiesto sette anni per Mussari e sei per gli altri due imputati. «L’impianto accusatorio ha retto – si dice però in procura, dov’è improbabile che appelleranno la sentenza, come invece annunciano i condannati -: il tribunale ha riconosciuto che c‘è stato un danno in concreto». Filippo Dinacci, legale di Baldassarri, la pensa in modo opposto: «i giudici hanno dovuto anche cambiare capo di imputazione perché non riuscivano a dimostrare l’ostacolo con evento ingannatore ». Gli ex vertici della banca sono accusati di avere nascosto alla vigilanza il famigerato contratto siglato nel 2009 per far sparire 220 milioni di perdite del veicolo Alexandria, tramite scambi di cedole su 3 miliardi di euro in Btp e un identico controfinanziamento. Un’operazione che fece sbandare Mps tre anni fa, quando da sola assorbiva 2 miliardi di liquidità, e contribuì a farle perdere 500 milioni a gennaio 2013, sistemando «errori contabili». Il nuovo management Mps fece risalire all’ottobre 2012 il ritrovamento del contratto quadro con Nomura, che legava crediti, Btp e derivati. Per le difese, invece, «Bankitalia era a conoscenza di tutta la vicenda ». Per questo anche l’avvocato di Mussari, Fabio Pisillo, s’è detto «deluso e sorpreso». Il sindaco Pd di Siena Bruno Valentini ha detto: «La giustizia comincia a fare il suo corso», mentre le opposizioni di Lega Nord e M5S fuori dal Tribunale hanno gridato «buffoni, ladri, andate a lavorare » a Vigni e Baldassarri che uscivano dal retro. Ora tutta l’inchiesta Mps passa a Milano. Le beghe legali su Alexandria comunque proseguono. Il management Mps a metà 2013 ha fatto causa a Firenze a Nomura, chiedendo 750 milioni di danni. I giapponesi non ha fatto una piega, aprendo una controcitazione a Londra, dove il giudice dovrà stabilire la reale natura del contratto, se derivato o credito. Sentenza prevista tra qualche mese, e dopo l’indicazione della Bce sarà una sentenza in salita per Mps.

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