da: la Repubblica
Montepaschi,
prime condanne
Tre
anni e sei mesi a Mussari, Vigni e Baldassarri per lo scandalo del derivato
Alexandria.
di Andrea
Greco e Francesco Viviano
È come al cinema, ci sono i flashback e il
presente. Nei primi c’è Giuseppe Mussari, «l’attore protagonista e regista di
un film drammatico», ha detto il pm Giuseppe Grosso, descrivendone le gesta al
tribunale di Siena, che dopo 13 mesi dalla prima udienza, con rito immediato,
ha emesso la condanna a 3 anni e sei mesi per l’ex presidente di Mps, l’ex dg
Antonio Vigni e l’ex capo area finanza Gianluca Baldassarri. Nel presente c’è
Alexandria, la pietra dello scandalo che continua a produrre effetti negativi
per Mps. Domenica scorsa la banca ha trovato nei risultati dei test Bce
un’altra brutta sorpresa dal contratto con Nomura, che Francoforte ha calcolato
come un derivato, con impatto negativo stimato in almeno 600 milioni. Si vedrà
nella trimestrale Mps il 12 novembre, la prima sotto effettiva vigilanza Bce,
se Alexandria sarà contabilizzato come derivato – quindi scritto a valori di
mercato – o come credito, come permette la libertà di scelta lasciata da Consob
e da Banca d’Italia.
I tre pm Antonino Nastasi, Aldo Natalini e
Giuseppe Grosso avevano chiesto sette anni per Mussari e sei per gli altri due
imputati. «L’impianto accusatorio ha retto – si dice però in procura, dov’è
improbabile che appelleranno la sentenza, come invece annunciano i condannati
-: il tribunale ha riconosciuto che c‘è stato un danno in concreto». Filippo
Dinacci, legale di Baldassarri, la pensa in modo opposto: «i giudici hanno
dovuto anche cambiare capo di imputazione perché non riuscivano a dimostrare
l’ostacolo con evento ingannatore ». Gli ex vertici della banca sono accusati
di avere nascosto alla vigilanza il famigerato contratto siglato nel 2009 per
far sparire 220 milioni di perdite del veicolo Alexandria, tramite scambi di
cedole su 3 miliardi di euro in Btp e un identico controfinanziamento.
Un’operazione che fece sbandare Mps tre anni fa, quando da sola assorbiva 2
miliardi di liquidità, e contribuì a farle perdere 500 milioni a gennaio 2013,
sistemando «errori contabili». Il nuovo management Mps fece risalire
all’ottobre 2012 il ritrovamento del contratto quadro con Nomura, che legava
crediti, Btp e derivati. Per le difese, invece, «Bankitalia era a conoscenza di
tutta la vicenda ». Per questo anche l’avvocato di Mussari, Fabio Pisillo, s’è
detto «deluso e sorpreso». Il sindaco Pd di Siena Bruno Valentini ha detto: «La
giustizia comincia a fare il suo corso», mentre le opposizioni di Lega Nord e
M5S fuori dal Tribunale hanno gridato «buffoni, ladri, andate a lavorare » a
Vigni e Baldassarri che uscivano dal retro. Ora tutta l’inchiesta Mps passa a
Milano. Le beghe legali su Alexandria comunque proseguono. Il management Mps a
metà 2013 ha fatto causa a Firenze a Nomura, chiedendo 750 milioni di danni. I
giapponesi non ha fatto una piega, aprendo una controcitazione a Londra, dove
il giudice dovrà stabilire la reale natura del contratto, se derivato o
credito. Sentenza prevista tra qualche mese, e dopo l’indicazione della Bce
sarà una sentenza in salita per Mps.
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