2 settembre 2011
“Alcune cose buone nella vita le ho fatte: le due migliori sono i figli.”
“Quando finisce una storia, le responsabilità sono sempre di entrambe le parti. Però c’è chi si allaccia le scarpe e non inciampa e c’è chi invece, come me, se le allaccia e cade sempre per primo. Sono maldestro».
Intervista di Saira Faillaci - Vanity Fair del 24 agosto
«Scusi un attimo».
Seduto
davanti a me, in un bar all’aperto di piazza dei Martiri a Napoli, Alessandro
Preziosi traffica all’interno di una minuscola tracolla e ne estrae una specie
di dentiera trasparente. Che un secondo dopo si mette in bocca.
«E’ un apparecchio per i denti. Lo porto da due mesi. Nella nostra prima intervista ha scritto che avevo i denti irregolari: sarà contenta».
«E’ un apparecchio per i denti. Lo porto da due mesi. Nella nostra prima intervista ha scritto che avevo i denti irregolari: sarà contenta».
Era il marzo 2010 quando ci incontrammo per la prima volta. Oltre che dei denti irregolari, scrissi che, visto dal vivo, era meno bello, e lui un po’ se la prese. Ma se gli dici che è bello, si arrabbia di più («Basta mettere in risalto l’esteriorità, questa società le dà fin troppa importanza»).
Questa
per lui non è un’estate facile. Da pochi mesi si è separato – dopo un’unione
durata sette anni, e la nascita di una figlia, Elena, che ne ha cinque – dalla
collega Vittoria Puccini. Lei ha già un altro al suo fianco e le immagini della
nuova coppia sono uscite su tutti i giornali. Preziosi stesso non ha avuto
tregua: i paparazzi l’hanno fotografato in compagnia di diverse ragazze. Senza
contare che, negli ultimi due anni, lui e la Puccini – una delle coppie più
belle e più amate del nostro cinema – sono stati più volte spiati nelle varie
fasi, anche tristi, che comporta la fine di un amore.
E non
traggano in inganno le foto di Ferragosto che li ritraggono insieme, al mare
tra l’Argentario e Ponza, e catturano baci che a qualche giornale hanno fatto
annunciare il ritorno di fiamma. Si tratta di una vacanza insieme per il bene
della figlia, e dell’affetto che per forza rimane tra chi ha percorso fianco a
fianco un lungo pezzo di vita. E anche se lui, come ammetterà nell’intervista,
nel lieto fine ci spera ancora, è evidente che al momento la storia è
interrotta. Interrotta, malgrado loro, pubblicamente. Sotto i riflettori della
stampa, dentro il mirino dei paparazzi.
Comprensibile,
quindi, che Preziosi sia diventato allergico ai media e alle interviste. La
privacy, del resto, è sempre stata una sua ossessione. Quando si fidanzò con la
Puccini, conosciuta sul set di Elisa di Rivombrosa, passarono mesi
prima che la storia diventasse pubblica, e per anni Alessandro si rifiutò di
parlare di lei nelle interviste. Due anni fa, nell’ottobre 2009, la svolta: le
scuse pubbliche di Preziosi alla compagna per un presunto tradimento. La sola
volta in cui la Puccini accettò di rispondere sull’argomento, a Vanity Fair nel
dicembre di quell’anno, disse: «Quando ci sono problemi, l’unica cosa è capire
se ci si ama ancora. Se c’è l’amore, questo deve darti il coraggio e la forza
di superare qualunque ostacolo».
La
crisi, insomma, sembrava superata. E invece, durante la primavera di quest’anno,
lei è stata fotografata con «l’altro».
Alessandro si presenta a questa intervista in mezzo a una fase professionale decisamente prolifica. Prima ha girato Amore e vendetta, fiction ispirata alla storia del conte di Montecristo, ma ambientata ai giorni nostri, che vedremo a settembre su Canale 5. Poi si è fatto tingere i capelli biondo pannocchia per recitare con Laura Chiatti nella nuova commedia di Pappi Corsicato per il cinema, Il volto di un’altra. E a gennaio debutterà a teatro Cyrano de Bergerac, la sua prima opera da regista. Di questo, e solo di questo, avrebbe voluto parlare. Ma quando ci incontriamo, la conversazione esce inevitabilmente dagli argini.
Alessandro si presenta a questa intervista in mezzo a una fase professionale decisamente prolifica. Prima ha girato Amore e vendetta, fiction ispirata alla storia del conte di Montecristo, ma ambientata ai giorni nostri, che vedremo a settembre su Canale 5. Poi si è fatto tingere i capelli biondo pannocchia per recitare con Laura Chiatti nella nuova commedia di Pappi Corsicato per il cinema, Il volto di un’altra. E a gennaio debutterà a teatro Cyrano de Bergerac, la sua prima opera da regista. Di questo, e solo di questo, avrebbe voluto parlare. Ma quando ci incontriamo, la conversazione esce inevitabilmente dagli argini.
Come sta?
«Ora,
bene. Troisi, napoletano come me e da sempre mio riferimento, quando gli
chiesero di spiegare il titolo del film Ricomincio da tre, rispose: ”Visto che
un pò di cose buone nella vita le ho fatte, perché devo ricominciare da zero?”.
Ecco, io ricomincio da due, dai miei figli (oltre
a Elena, c’è Andrea, 16 anni, avuto dal legame con Rossella Zito,
ndr), le cose migliori che ho fatto nella vita».
Penso
abbia vissuto momenti migliori.
«E’
stato un anno denso di lavoro, seppure con le difficoltà che nascono da una
separazione. Diceva Montaigne: “Anche i re prima o poi si accorgono di essere
seduti sul proprio culo”. Quello che è successo a me e a Vittoria, alla nostra
famiglia, in realtà è abbastanza normale. Succede a tante coppie di lasciarsi.
Solo che noi siamo attori, siamo conosciuti, e tutto viene amplificato».
Ci
credeva nell’amore per sempre?
«Non
me lo sono mai chiesto: mentre vivo qualcosa, non ho bisogno di conferme».
Per
questo non ha sposato la Puccini?
«Io e
Vittoria ci sposiamo a ottobre».
Silenzio.
«Scherzavo. Vivo il matrimonio in maniera contraddittoria. Da un lato, da credente, vorrei sposarmi in chiesa. Dall’altro, mi sento figlio di una società profondamente laica dove il matrimonio, con i suoi valori seri e immutabili, mette paura: un po’ per i dubbi che uno si porta dentro in una storia, e che magari pensa di poter risolvere senza parlare, e un po’ perché trova assurdo rendere testimone del suo amore – arbitro, quasi – qualcosa di così astratto. Il risultato però è che la maggior parte dei miei coetanei, compreso il sottoscritto, è alla seconda relazione rotta, con figli».
Quindi
si è pentito di non essersi sposato?
«Ci si
sposa in due. Ma non so come sarebbe andata con Vittoria, se avessimo avuto
maggior coerenza con quello che entrambi in fondo desideravamo. So solo che non
è accaduto, forse per pigrizia o per debolezza rispetto a una grande
possibilità che viene offerta a una coppia che si ama».
Per
quanto la riguarda, come spiega questa pigrizia-debolezza?
«Ho
perso tempo, e soprattutto ho perso di vista la semplicità della vita. Nella
semplicità della vita arriva un momento in cui, se ti ami, ti sposi: punto.
Purtroppo io, invece di concentrarmi sul mio rapporto di coppia, ho disperso le
forze lavorando come un pazzo, accettando ruoli che mi hanno complicato molto a
livello umano, nonostante io di una natura sia una persona semplice. Sono
andato otto mesi in tournée con Amleto, pensando che, quando mi sarei
fermato, tutto sarebbe tornato come prima. E invece, quando mi sono fermato, il
nostro rapporto non c’era più. Sa qual è il mio vero rimpianto?».
Quale?
«Non
aver imparato di più dai personaggi che ho interpretato. Amleto, Sant’Agostino,
Re Lear, lo stesso protagonista di Mine vaganti: possibile che, con tanti
esempi di vita, io non abbia acquisito gli elementi per essere una persona
migliore? Le storie raccontate non somministrano pillole di vita solo agli
spettatori, ma anche agli attori che le interpretano. Da quelle storie avrei
dovuto imparare ad una avere una condotta più matura, più posata».
Che
cosa intende per «posata»?
«Se
senti che è meglio non fare una cosa, non la fare. Se sei pieno di adrenalina
dopo uno spettacolo, è bene che tu gestisca meglio i tuoi istinti. Purtroppo
posso essere una persona pericolosa: colpa della mia energia? Della mia
incontrollata animalità?».
Animalità?
«Ozpetek dice di me che sono un animale chiuso dentro una corazza: nel momento in cui riuscirò a spezzarla, metterò le ali».
«Ozpetek dice di me che sono un animale chiuso dentro una corazza: nel momento in cui riuscirò a spezzarla, metterò le ali».
Lavorativamente
parlando. Nel privato, invece?
«Sono
una persona molto – forse troppo – fisica ed espansiva. Basta che saluti
un’amica all’aeroporto e scrivono che è la mia nuova fidanzata, ma io sono
abituato a comunicare con il corpo, è un modo di essere».
Sta
parlando di saluti all’aeroporto? O sta parlando anche di sesso?
«Il sesso
è la cosa più preziosa che c’è, la forma più intensa e alta di contatto tra due
persone. Proprio perché è alta, bisognerebbe mantenerla sempre alta. Ma troppi
uomini, e ci metto anche il sottoscritto, ne capiscono l’importanza solo dopo
che l’hanno un po’ sprecata, dispersa».
Le è
capitato spesso?
«È
successo. Se sei una persona così fisica, è difficile resistere, devi essere
molto zen. Ma il sesso fine a se stesso per me ha il valore di una pubblicità,
di uno spot: dura solo tre minuti».
Oggi è
più consapevole?
«Sicuramente.
I figli aiutano, sono garanzia di un buon risveglio, di una buona
alimentazione, di un divertimento contenuto, calmierano tutto. E anche una
separazione è una grande occasione per crescere: impari dalla sofferenza che
provocano negli altri i tuoi errori».
A
proposito di errori: quell’episodio di due anni fa – lei fotografato sul
balcone di un hotel con un’altra, e poi costretto a scusarsi con la sua
compagna – quanto ha pesato sulla fine della vostra storia?
«Un rapporto non è condizionato dall’essere beccati da un paparazzo: quella è la prepotenza e la presunzione di chi, con una scelta editoriale, non solo entra nella vita della gente senza diritto, ma pensa di averti fatto uscire allo scoperto. Onestamente, si sopravvaluta».
«Un rapporto non è condizionato dall’essere beccati da un paparazzo: quella è la prepotenza e la presunzione di chi, con una scelta editoriale, non solo entra nella vita della gente senza diritto, ma pensa di averti fatto uscire allo scoperto. Onestamente, si sopravvaluta».
Ma un
tradimento si perdona?
«La
fedeltà dovrebbe essere naturale quando ami una persona: se viene meno,
significa che ci sono dei problemi. Il tradimento presuppone insicurezza, il
non sentirsi desiderati, a volte lontananze incolmabili. Alimenta la parte nera
del rapporto perché non aggiunge nulla, serve solo ad aumentare i sensi di
colpa, e allora ti sforzi di amare l’altro di più, come se non bastasse l’amore
che già provi. Però può succedere di commettere un errore, è umano. E a me,
personalmente, è capitato tanto di perdonare quanto di essere perdonato per un
tradimento. Ma sono cose che fanno parte della vita e dell’intimità di una
coppia».
Riformulo la domanda: non pensa di averedelle responsabilità nella fine di questo rapporto?
Riformulo la domanda: non pensa di averedelle responsabilità nella fine di questo rapporto?
«Quando
finisce una storia, le responsabilità sono sempre di entrambe le parti. Però
c’è chi si allaccia le scarpe e non inciampa mai e c’è chi invece, come me, se
le allaccia e cade sempre per primo. Sono maldestro».
Oggi la sua ex compagna sta con Claudio Santamaria, attore anche lui, conosciuto sul set di Baciami ancora. Qualcuno penserà che abbia voluto vendicarsi, restituirle pan per focaccia.
Oggi la sua ex compagna sta con Claudio Santamaria, attore anche lui, conosciuto sul set di Baciami ancora. Qualcuno penserà che abbia voluto vendicarsi, restituirle pan per focaccia.
«Lasciamo
ai panettieri il loro mestiere. E io non faccio lo psicologo».
Sempre
a proposito di istinti: parliamo di quelle famose foto dove lei – durante una
lite per strada, a inizio anno – strattona Vittoria per il bavero del cappotto?
Non è stata una bella scena.
«Ahimè,
non era una scena. Era vita vissuta».
In che
rapporti siete, adesso?
«Ci
vogliamo un bene dell’anima. Non è stato facile all’inizio, perché se vivi i
sentimenti con intensità ci metti un po’ ad accettare che le cose cambino. Ma
non volevo che i nostri errori – i miei e i suoi – diventassero causa di astio,
la molla per farsi del male. E’ la madre di mia figlia, ho rispetto per lei e
per la nostra scelta di continuare a essere i genitori che siamo sempre stati.
Vittoria, come del resto Rossella, è una madre bravissima: sono stato un uomo
fortunato».
Non
avete mai più lavorato insieme dopo Elisa.
«Magari
succederà. Ha presente quando fai un incidente e sei tutto ammaccato? Non
riesco a fare una radiografia lucida di quello che mi è accaduto, a tirare le
somme delle ferite inferte e di quelle subite. E’ troppo presto».
Che effetto le fa essere tornato single?
Che effetto le fa essere tornato single?
«È
difficile per me costruire un rapporto sulle ceneri di un altro. Se penso che
questa dispersione, questo ritardo nel crescere, ha complicato così tanto le
cose, perché cascarci di nuovo? Ma non mi nascondo dietro ai miei propositi,
resto in contatto con quello che mi circonda e che mi ispira. Se troverò una
persona, bene. Altrimenti, pace».
Parlando di ispirazione: da dove viene il suo Cyrano?
Parlando di ispirazione: da dove viene il suo Cyrano?
«Ho
deciso di debuttare come regista teatrale perché, da ragazzino, ascoltavo la
musica di Keith Jarrett e sognavo di avere, un giorno, un pubblico a cui
regalare le emozioni che mi dava lui. Con il tempo ho capito che, facendo
l’attore, è impossibile: non sei un solista, devi fare i conti con le scelte di
altri. La regia è per me ciò che più si avvicina alla musica: avere la
possibilità di comunicare la mia idea di amore, di donna, di poesia. Mi
dispiace solo che a farne le spese saranno gli spettatori».
Prima
la vedremo al cinema, nel nuovo film di Pappi Corsicato, nella parte di un
chirurgo plastico.
«E’
una commedia che racconta l’insensatezza della nostra società, tutta basata
sull’esteriorità e sul falso mito della bellezza».
E sua
partner è la bellissima Laura Chiatti.
«Pappi
mi ha voluto biondo proprio per creare una certa somiglianza con lei. Interpreta
mia moglie, conduttrice di un programma di chirurgia estetica dove io, in
studio, opero i pazienti. Un giorno però viene sostituita, le viene detto che
il suo volto ha stancato. E quasi contemporaneamente, ha un incidente in cui
rimane sfigurata. Un evento drammatico che potrebbe essere per loro l’occasione
di ritrovarsi, di rinsavire, e che invece li spingerà su una strada ancora più
insensata, senza ritorno».
Conosceva
già la Chiatti?
«No, e
mi ha affascinato molto. E’ una persona consapevole di sé. In quasi due mesi,
penso di non averla mai vista con le scarpe basse. E se qualcuno la giudica,
invece di chiudersi si apre due volte di più».
C’era
feeling. E lei era già single.
«Sul
set sono concentrato sul lavoro: pensi che con Vittoria abbiamo recitato un
anno e mezzo insieme prima che succedesse qualcosa. E poi con Laura ci siamo
spassionatamente scontrati».
Prego?
«Mi ha dato del maschilista. Io ho questo modo di relazionarmi molto diretto e sbrigativo, anche sul set, anche con le colleghe oltre che con i colleghi, e lei l’ha notato. Mi ha fatto riflettere, mi ha spinto a prestare più attenzione e ad avere più delicatezza nei confronti di una donna. Era la seconda volta in pochi mesi che ricevevo una “lezione” da una collega».
«Mi ha dato del maschilista. Io ho questo modo di relazionarmi molto diretto e sbrigativo, anche sul set, anche con le colleghe oltre che con i colleghi, e lei l’ha notato. Mi ha fatto riflettere, mi ha spinto a prestare più attenzione e ad avere più delicatezza nei confronti di una donna. Era la seconda volta in pochi mesi che ricevevo una “lezione” da una collega».
Chi è
l’altra?
«Anna
Valle. Abbiamo fatto insieme Amore e vendetta, un titolo che suona
come una beffa, visto che ero nel periodo peggiore della mia storia
sentimentale. Povera Anna, non mi ha conosciuto al mio meglio. Che donna, e che
bellezza: a volte restavo a guardarla a bocca aperta. Un giorno, poi, dovevamo
girare la scena del rapimento di nostro figlio, io ero stanco, distaccato, per
la prima volta non riuscivo a seguirla. Allora mi ha portato fuori, mi ha
abbracciato come pensavo solo io avrei potuto fare – credi sempre di essere tu
la parte attiva nelle situazioni – e mi ha trasmesso una grande forza. Poi mi
ha guardato dritto negli occhi e spiegato la scena che avrei dovuto fare. Mi ha
imposto di essere presente a me stesso e di dare il meglio».
A
proposito di vendetta: è nel suo carattere?
«No.
Non porto rancore».
Però
in questa storia, se uno si limita a guardare le foto che sono uscite, la
figura del cattivo la fa lei: la vittima sembra Vittoria.
«Vorrei
dirlo una volta per tutte: i fatti raccontati in questi ultimi due anni dai
giornali non corrispondono a verità, neppure nella cronologia. Se uno pensa di
potersi fare un’idea della verità guardando solo la superficie, si sbaglia. È
come se, analizzando i ruoli che io e lei abbiamo recitato nei nostri film, si facessero
delle deduzioni: i miei sono tutti uomini consapevoli dei propri errori, che si
mettono in discussione e cercano di migliorarsi; i suoi, quasi solo donne che,
a un certo punto, tradiscono».
Che
cosa vuole dire? Che la Puccini ha messo in quei personaggi qualcosa di sé?
«Se
così fosse, speriamo allora che finisca come in Baciami
ancora. Con la famiglia che trionfa».
Le è
capitato di essere geloso dei compagni di set di Vittoria?
«Sì.
Da questo punto di vista di vista sono come il più ingenuo degli spettatori:
credo a tutto quello che le storie raccontano».
Anche il suo essere espansivo lo attribuisce a un eccesso di ingenuità?
Anche il suo essere espansivo lo attribuisce a un eccesso di ingenuità?
«Sicuramente.
Ma oggi mi chiedo: è giusto essere così espansivi?».
Si può
cambiare a 40 anni?
«Se
sei infelice, sì che si può».
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