lunedì 23 marzo 2015

Milano, elezioni 2016: Giuliano Pisapia non si ricandida a sindaco




Giuliano Pisapia non si ricandida a sindaco di Milano nel 2016: "Non è una scelta fatta per stanchezza ma per coerenza"



Dopo settimane di voci, l'annuncio di Giuliano Pisapia di non volere un secondo mandato apre ufficialmente nel centrosinistra la caccia al successore. Non solo: da definire saranno ora anche i contorni della coalizione.
Perché con il passo indietro del sindaco, viene meno anche il 'garante' di quell'ampia maggioranza che ha finora governato la città. E da studiare, per entrambe le partite, saranno mosse e strategie del principale 'azionista', il Pd.
Nonostante l'ufficialità sia arrivata soltanto oggi, non sono mancate finora ipotesi e sussurri sull'identikit del possibile prossimo candidato per Palazzo Marino. Un 'toto-nomi' che da oggi non potrà che subire un'accelerata. La rosa è ampia e spazia dal parlamentare milanese Emanuele Fiano (ma anche la collega Lia Quartapelle) all'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino, fino a Umberto Ambrosoli, ora consigliere regionale civico. Ma molti scommettono nel 'papa straniero': un nome a sorpresa che sarebbe già nella testa del premier e
segretario dei Democratici, Matteo Renzi. In questo caso, si fanno i nomi del numero uno di Expo, Giuseppe Sala, del finanziere Francesco Micheli e quello del direttore della Stampa, Mario Calabresi. In passato si era vociferato anche del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli.
La scelta, ha spiegato Pisapia, a meno di una "candidatura unanime", dovrebbe passare per le primarie. Uno strumento che oggi ha definito "non un totem", viste le ultime prove, ma a cui il sindaco deve personalmente tanto e che inoltre "sarebbe un modo per fare scegliere dal basso", per rimotivare il popolo del centrosinistra.
E qui si arriva all'altra incognita che la scelta di Pisapia mette sul campo e su cui si vedrà quanto i dem avranno intenzione di far pesare il loro oltre 40 per cento raggranellato alle ultime Europee in città: i confini della coalizione. L'ampio rassemblement 'arancione' guidato fino a oggi dal primo cittadino pare destinato a perdere pezzi. E' cosa ormai quasi certa che Rifondazione comunista sia stata tagliata fuori. Ora resta da capire quanto il Pd pensi di contare, a sinistra, su Sel e quanto forte sia invece la tentazione di guardare al centro, anche solo a liste civiche moderate, per sfidare un centrodestra anch'esso privo ancora di un nome (il leader leghista Matteo Salvini?) e di un'alleanza.

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