mercoledì 18 marzo 2015

Davide Vecchi: L’intoccabile. Matteo Renzi. La vera storia /1



La lettera di Claudio Fantoni

«Sono almeno due mesi che richiedo la tua attenzione su una serie di questioni importanti e urgenti. Ti ho sollecitato più volte personalmente a voce, mediante sms e attraverso il tuo capo di gabinetto» scrive Fantoni. «Non è concepibile che tu non riesca a dedicare il tempo utile e non reputi necessario un confronto di approfondimento su questioni strategiche. In questi mesi, poco compatibilmente con la mia idea di dignità personale, ti ho letteralmente rincorso e solo nell’interesse dell’amministrazione mi sono ridotto a parlarti del consuntivo di bilancio per non più di un minuto, mentre ti lavavi i denti in bagno. Un tempo inferiore a quello che si impiega a scrivere un post su Facebook.»
La lettera restituisce l’immagine di un sindaco sempre più proiettato all’esterno, incuranti delle questioni che contano davvero: «Tu sai che ci sono cose importanti che dobbiamo affrontare e che necessitano di una seria attenzione. Ci sono rischi concreti sulla tenuta dei conti del Comune se non attuiamo un percorso virtuoso e rigoroso della gestione, soprattutto in riferimento al rispetto
degli obiettivi di patto di stabilità interno. Sono cose che conosci. Materia di cui hai parlato in trasmissioni televisive nazionali e sulla stampa, richiamando anche alcuni numeri del bilancio di Firenze ma rispetto ai quali, nei fatti, rifiuti un confronto e di conseguenza l’assunzione di una serie di scelte, oserei dire di responsabilità. Con te non si riesce a parlare. Evidentemente hai altri impegni, ma la sicurezza e il futuro della città di Firenze credo costituiscano una priorità».
Prima di scrivere questa lettera, Fantoni aveva mandato a Renzi una nota scritta, sollecitando un incontro con i tecnici delle risorse finanziarie. «Non c’è stata alcuna risposta, anzi, stai continuamente rilanciando, in una logica che semmai aumenta il rischio che il Comune in un prossimo futuro possa trovarsi in guai seri. L’unica preoccupazione sembra essere quella di fare nuove inaugurazioni, quella di annunciare e approvare in giunta nuovi investimenti. Cosa bellissima, se non rischiassimo seriamente di ipotecare il futuro della nostra città e di non avere, l’anno prossimo o quello ancora dopo, le risorse per garantire i servizi fondamentali.» E se lo dice l’assessore al Bilancio, magari qualcosa di vero c’è.
Fantoni è preoccupato, tra l’altro, per le conseguenze del probabile sforamento del patto di stabilità: «Se non si cambia rotta, porterai il Comune senza ponderazione, condivisione e informazione al consiglio comunale, a non rispettare quei vincoli, quindi, in virtù delle sanzioni previste, a un possibile dissesto finanziario. Forse alla fine andrà tutto bene, magari arriverà una revisione dei criteri e dei vincoli di patto, ma su questo fronte io non sono disponibile a giocare d’azzardo! Non sono soldi miei e nemmeno tuoi».
C’era già chi conosceva il decisionismo di Renzi, ma Fantoni l’aveva vissuto sulla sua pelle. E lo mette nero su bianco: «Sei il sindaco, ma questo non giustifica qualsiasi atteggiamento. Il sindaco ha piena facoltà di ritirare le deleghe, se lo ritiene, ma non ha alcun diritto di mortificare un ruolo e una funzione istituzionale e tantomeno di creare cortocircuiti amministrativi che finiscono per compromettere l’attività di servizio alla città».
Fantoni intuisce le vere intenzioni di Renzi: «Io sono persuaso che certe dinamiche tu le metta in atto perché sono funzionali a un progetto di esaltazione e promozione della tua immagine. Potrei sbagliarmi, ma non credo. L’immagine di una giunta mediocre, penso alla pagella che la stampa ti ha attribuito (un sei più di incoraggiamento), credo che alla maggior parte dei lettori restituisca l’idea che se non fosse per te non funzionerebbe nulla. Eppure la questione si può vedere in tutt’altri termini. Forse il problema non sono i tuoi assessori, ma tu che li scegli». E anche se la scelta spetta al sindaco, «non vuol dire che siano assimilabili a personale di servizio. Sono servitori della cosa pubblica e non servitù personale; sono persone che devono garantire un servizio alla collettività e non cortigiani».
Dunque Fantoni lamenta la scarsa libertà di azione, oltre che l’assenza totale di confronto. Se Renzi fa il principe, lui non vuole essere cortigiano. In niente, neppure nella comunicazione. Scrive infatti, sempre sul ruolo degli assessori: «Non è previsto in nessun modo, per esempio, che la loro funzione sia quella della velina. Mi dispiace che tu abbia reagito negativamente, così mi è stato riferito, ma io i comunicati stampa li scrivo o li condivido. Non li firmo se non sono certo di cosa dico e non lo faccio perché me lo ordina direttamente o indirettamente il sindaco. Soprattutto quando si tratta di questioni particolarmente delicate che sono all’onore delle cronache perché richiamano, direttamente o indirettamente, questioni come la scarsa trasparenza di finanziamenti elettorali».
La lettera è un’accusa al renzismo nel suo complesso, al decisionismo, ai metodi da signorotto, all’abisso tra le parole e i fatti: «Credo che un politico debba certamente lavorare perché attorno alle proprie idee si crei consenso, ma tutto ciò deve avvenire senza abdicare all’obbligo di credibilità e veridicità» prosegue Fantoni. E si spiega con un esempio: «Credo che sia giusto abolire le cosiddette auto blu, ma permettimi di manifestare tutta la mia perplessità quando ciò avviene per gli altri e non per se stessi. Credo che tu abbia diritto a utilizzare un'auto del Comune (non so bene quante siano quelle a tua disposizione) e un autista, ma allora credo sia altrettanto d’obbligo evitare la demagogia e la retorica dell’antipolitica».
C’è anche un passaggio sulla comunicazione mediatica e sulle conseguenze negative che potrebbe avere: «Noi non lavoriamo per una televisione e allora non si può continuare a temere che qualsiasi cosa ti venga detta rischi di finire su Twitter ancora prima di aver finito di parlare, ammesso che uno riesca a parlarti. So che ti sei lamentato perché non comunicavo o non ti avevo segnalato i primi risultati delle attività contro l’evasione. Non l’ho fatto perché sono una persona seria. I primi dati meritavano un approfondimento, e non mi sbagliavo, perché infatti non erano corretti. Credo che comunicare in quell’ambito sia utile anche al fine di produrre effetti deterrenti, ma non sono favorevole quando, allo scopo legittimo di fare una buona figura con la stampa, si rischia di compromettere l’azione, in questo caso di investigazione e di accertamento. Ti interessa verificare come funzionano le cose o l’unico problema è la campagna elettorale permanente?».
Le conclusioni di Fantoni sembrano la sintesi definitiva dell’ascesa renziana. «Noi, cittadini, abbiamo bisogno di rigore e serietà. Evito di entrare nel dettaglio. Mi limito a dire che c’è una grande differenza tra visione e suggestione. La prima è la base su cui fondare delle politiche concrete, l’altra è la base utile per produrre tanto fumo e distrarre dalla realtà.»

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