da: Il Fatto Quotidiano
Ostile,
inutile e dannosa: non male per una legge
di Bruno
Tinti
La nuova legge sulla responsabilità civile
dei magistrati è una legge stupida: perché è inutile, dannosa e ostile.
Inutile.
I casi previsti sono gli stessi della legge
117/1988. Le nuove fattispecie
(travisamento del fatto e delle prove) sono solo un altro modo di descrivere quelle già esistenti: affermazione di
un fatto incontestabilmente escluso dagli atti processuali e negazione di un
fatto incontestabilmente risultante dagli atti processuali. Si tratta
dell’errore marchiano, del giudice che non ha letto gli atti: condanna
l’imputato perché Tizio lo ha visto mentre rapinava la banca; ma non è vero,
Tizio non esiste o – se esiste – non ha mai detto di averlo visto; oppure
assolve perché nessuno ha visto l’imputato rapinare la banca; ma non è vero,
Tizio ha testimoniato di averlo visto. Anche la violazione della legge
comunitaria, che non era espressamente prevista nella legge precedente, non è
fattispecie nuova: le leggi Ue fanno
parte dell’ordinamento giuridico
nazionale e devono essere applicate come
qualsiasi altra legge; si tratta dunque di una specificazione inutile.
Dannosa.
Con la vecchia legge le richieste di
risarcimento erano sottoposte a un preventivo giudizio di ammissibilità: il
Tribunale sentiva le parti e, se la domanda non rispettava le regole di
procedura o era manifestamente infondata, la dichiarava inammissibile. La nuova
legge ha eliminato questo filtro: si deve procedere obbligatoriamente al
processo. Siccome una domanda infondata o che non rispetta le regole di
procedura va comunque respinta, e siccome chi la respinge è lo stesso giudice
che l’avrebbe dichiarata inammissibile, l’abolizione del filtro significa solo
che a questo risultato si arriverà dopo
un certo numero di udienze invece che con una sola udienza. Insomma, più
processi. Del che proprio non c’è bisogno, visto che la durata media del
processo civile è di 8 anni e che, aumentando i processi e restando invariate
le risorse, è destinata a salire.
Ostile.
Il ministro Orlando lo ha detto con
chiarezza (relazione al Ddl): “Il governo
intende intervenire sul tema della responsabilità civile dei magistrati, per
riequilibrare le posizioni politico-istituzionali e superare un conflitto
ancora in corso”. Dunque non garantire i cittadini ma “riequilibrare” il
rapporto tra la politica e la magistratura in “un conflitto ancora in corso”
(le indagini e i processi sul malaffare politico?) da “superare definitivamente”.
La nuova legge è dunque un’arma contro i
giudici.
Ovviamente i giudici sono preoccupati. E
molti propongono il ricorso ai consueti mezzi di lotta dei lavoratori:
manifestazioni, sciopero, sciopero bianco. Altri frenano: manifestare sì,
scioperare no. Probabilmente hanno ragione questi ultimi. Decenni di
diffamazione mediatica hanno
convinto i cittadini che i giudici sono fannulloni
arroganti e politicizzati. A questo si aggiunge lo scontento provocato
dalla durata dei processi che è imputata ai giudici e non alle leggi
costruite dalla politica. E poi ci sono i condannati e quelli a cui è stato
dato torto che ce l’hanno con i giudici a prescindere. Lo sciopero sarebbe
interpretato come il rifiuto di assumersi la responsabilità dei propri errori e
la magistratura ne uscirebbe definitivamente delegittimata. Un Paese con una classe politica corrotta e una magistratura
in cui non si ha fiducia è destinato alla dissoluzione. Qualcuno deve pur farsene carico.
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