da: Il Fatto Quotidiano
La caccia alle streghe è cominciata di
prima mattina a Brindisi. Il giorno dopo l’atterraggio a Civitella Val di
Chiana dell’elicottero con a bordo il premier, ormai da tutti soprannominato il
‘Renzicottero’, non è scattata l’autocritica. Nessuna riflessione sull’uso e
l’abuso dei voli di Stato bensì un’inchiesta per scovare e torchiare ben bene
chi avrebbe avuto l’ardire di passare la notizia al Tg de La7. Lunedì mattina
dopo l’atterraggio a causa del maltempo nel campo di calcio “Victoria Beauty
Fitness Spa”, la notizia si era diffusa grazie a un tweet incauto del
segretario provinciale del Pd Massimo Dindalini. Poi c’era stata l’intervista a
‘Un giorno da pecora’ del titolare del bar vicino al campo e le polemiche del
M5S.
Il servizio più informato era però quello
di Flavia Filippi trasmesso lunedì sera dal Tg de La7, che ha pubblicato i
piani di volo dell’elicottero del 31esimo stormo usato da Renzi. Il servizio
del Tg di Mentana ha fatto infuriare l’Aeronautica che ha spedito ieri un aereo
in missione nell’aeroporto pugliese dal quale, secondo ‘l’accusa’ sarebbe
uscito il piano di volo, che in realtà è presente in tutti i terminali non solo
a Brindisi ma in tutte le postazioni dell’Enav e dell’Aeronautica. Basta
leggerlo per capire la ragione di tanta irritazione. Cosa ci dice il piano di
volo del Renzicottero?
Matteo Renzi doveva essere in ufficio
lunedì mattina alle nove come tanti italiani. Avrebbe potuto prendere il
Freccia Rossa delle 6 e 50 oppure delle 7 e 38. In treno sarebbe arrivato a
Palazzo Chigi al massimo alle 8 e 50, con sveglia presto, o alle 9 e 25,
prendendosela più comoda. Invece il presidente del Consiglio ha preferito
l’elicottero. Il volo vip è sempre piaciuto a Renzi. Quando era sindaco volava
in business e faceva infuriare l’opposizione. Quando doveva andare ospite alle
Invasioni Barbariche, una volta il suo collaboratore e amico Andrea Bacci fu
intercettato mentre chiedeva (senza ottenerlo anche allora per la pioggia)
l’elicottero al costruttore Riccardo Fusi. Da premier fa fermare l’aereo
presidenziale di ritorno dall’Albania per caricare la famiglia a Firenze e
andare a sciare a Courmayeur. Non ci si può sorprendere se, a differenza di
Mattarella, preferisce al Freccia Rossa un bell’elicottero vip che vola solo
per lui sulla rotta Bagno a Ripoli-Caserma Macao, più vicina al centro di Roma
del vile Ciampino. Renzi non gradisce mischiarsi alla calca del Firenze-Roma.
Il piano di volo ‘incriminato’ dell’Agusta
A 139 del 31esimo stormo ci dice che un equipaggio è stato costretto a
decollare da Ciampino alle 15 e 33 di domenica primo marzo per atterrare a
Firenze Peretola alle 16 e 35. L’elicottero impiega solo mezz’ora meno del
treno ma ferma dove fa comodo a Renzi. Infatti quella sera non si è fermato a Peretola
che dista 38 chilometri da Pontassieve ma è andato a Bagno a Ripoli, che dista
soli 12 km dal paesello di Renzi. Così, per esigenze di sicurezza ma anche
perché volare è bello e dormire una ventina di minuti di più non fa male,
l’Aeronautica ha ordinato ai piloti il decollo la domenica sera alle 16 e 59
per un volo di 4 minuti da Peretola a Bagno a Ripoli.
Di più non potevano fare: il giardino del
villino di Renzi non è abbastanza grande per l’atterraggio. Alle 7 e 37 del
lunedì mattina, proprio mentre il Freccia Rossa lasciava Santa Maria Novella,
Renzi con il fido sottosegretario Luca Lotti decollava. La piccola rivincita
dei comuni mortali arrivava mezzora dopo: mentre loro leggevano comodamente il
giornale sul treno che fendeva lapioggia, Renzi ballava nelle nuvole. A volte
il meteo riesce dove le circolari di Monti e Letta falliscono. Così
l’elicottero è stato costretto all’atterraggio dopo 38 minuti di volo e Renzi
con i suoi è dovuto tornare sulla vile terra. Una più volgare auto blu li ha
portati finalmente a Roma in tarda mattinata mentre i possibili compagni di
viaggio del Freccia Rossa, snobbati dal premier, erano già al lavoro da un po’.
L’elicottero a quel punto è ridecollato da Badia al Pino, sempre a spese dei
contribuenti, alle 10 e 18 con a bordo due tecnici oltre ai due piloti alla
volta di Ciampino.
Basta leggere il piano di volo per capire
perché Renzi non dovrebbe avere gradito molto la sua pubblicazione: è la foto
impietosa di una mattinata al confine tra La Casta e Fantozzi. Così ieri
mattina la macchia da lavare non era il volo ma il piano. Un Piaggio 190
dell’aeronautica Militare è decollato di prima mattina alla volta di Brindisi
con una missione: scovare chi aveva passato il piano di volo al Tg 7. Un
colonnello e i suoi collaboratori hanno messo sotto torchio gli operatori
sospettati perché una schermata mostrata dal Tg portava una sigla brindisina.
Ovviamente a pagare anche questa seconda missione saranno i contribuenti che
non avrebbero tirato fuori un euro (né per l’elicottero di domenica né per
l’aereo decollato ieri per Brindisi) se Renzi avesse accettato di dormire venti
minuti di meno e di viaggiare un’ora e mezza come un cittadino qualunque o come
un tal Sergio Mattarella.
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