da: Il Fatto Quotidiano
La scena penosa di centinaia di deputati
che approvano per viltà la controriforma costituzionale Boschi-Verdini pur
giudicandola sbagliata e pericolosa resterà a lungo negli annali delle vergogne
parlamentari. Per trovare l’ultimo precedente (di una lunga serie) bisogna
risalire al 5 aprile 2011, quando la Camera approvò la mozione Paniz su Ruby
nipote di Mubarak. Ma allora la maggioranza era di centrodestra e il suo voto
ebbe l’unica conseguenza di coprire vieppiù di ridicolo l’Italia. Questa volta
invece il Pd e il Ncd mette la seconda pietra tombale (su quattro) sulla
Costituzione, fino a stravolgerne – dice Rodotà – la forma repubblicana.
E lo fa sotto il ricatto di un premier mai
eletto, su un progetto costituzionale mai sottoposto agli elettori, ma nato
nelle segrete stanze del Nazareno in base a un misterioso patto privato con un
pregiudicato. Il quale s’è poi sfilato in extremis, lasciandolo votare da due
soli partiti, che alle ultime elezioni non superarono il 30% dei voti e oggi,
nei sondaggi, rappresentano meno del 40%. Ma sono padroni della Camera grazie a
un premio di maggioranza dichiarato illegittimo dalla Consulta. Eppure
nemmeno quei numeri estrogenati sarebbero bastati a far passare la schiforma, se il premier non avesse
minacciato i deputati esplicitamente di tornare a votare e implicitamente di
escludere i dissenzienti
dalle liste, per imporre una riforma di squisita
competenza parlamentare: quella che cambia la Costituzione per ingigantire i
poteri del governo a scapito di tutti gli organi di controllo.
Cioè Parlamento, Consulta, Quirinale,
magistratura, informazione e cittadinanza attiva. Renzi, bontà sua, annuncia il
referendum: come una gentile concessione e non un obbligo costituzionale. I pigolii e i balbettii della cosiddetta minoranza Pd, buona a nulla ma capace
di tutto, aggiungono un tocco di surrealismo alla tragicommedia. L’impavido
Bersani: “Se non ci saranno modifiche né alla legge elettorale, né al ddl
costituzionale, d’ora in poi non voterò più a favore, perché nel caso del
referendum vorrò stare dalla parte dei cittadini. Non c’è più il Nazareno: il
paradosso è che dobbiamo rispettare un Patto che non c’è più”. I temibili
Bindi, Cuperlo e D’Attorre: “Questo è il nostro ultimo atto di responsabilità”.
L’avevano detto tante altre volte. Ma la loro ultima volta è sempre la
penultima. La loro responsabilità, trattandosi della Costituzione e non di un
regolamento condominiale, è un ossimoro. E i loro ultimatum (“se il governo
rifiutasse di riaprire il confronto sulle ipotesi di miglioramento avanzate da
più parti, ciascuno si assumerà le proprie responsabilità: ci riserviamo fin
d’ora la nostra autonomia di giudizio e azione”) sono penultimatum.
L’opposizione è rinviata a data da destinarsi. Del resto, se davvero pensano –
come scrivono – che “col ddl Boschi siamo davanti a uno slittamento del potere
legislativo dal Parlamento all’esecutivo… in assenza di contrappesi necessari e
con una spinta verso un presidenzialismo di fatto che non ha corrispettivi nel
resto d’Europa”, perché mai hanno votato sì? Anziché far pesare il loro voto
senza vincolo di mandato, tradiscono la Costituzione e i loro elettori, poi
brandiscono pistole a salve e fuciletti a tappo: le “modifiche alla riforma
costituzionale” che fingono di invocare e che la Boschi finge di assecondare
(“è giusto anche approfondire ulteriori elementi, avremo occasioni nelle
riunioni del partito per confrontarci”) sono parole vuote: dalla terza lettura
non ci sarà quasi più spazio per gli emendamenti, si voterà sì o no in blocco. L’ultima chance di fermare la deriva autoritaria era quella di ieri, e se la
sono fumata come tutte le altre. Hanno fatto mille distinguo, hanno espresso
terribili sofferenze, hanno fatto le faccette malmostose, hanno avvertito
“tenetemi, sennò faccio un macello”, qualcuno ha votato su un piede solo, e
alla fine sono scattati sull’attenti, come sempre, davanti al nuovo padrone
d’Italia. Sono come il ragionier Ugo Fantozzi che, pestato a sangue da una gang
di teppisti che gli sventrano pure la Bianchina, fra un ceffone e una testata,
esala: “Badi, signore, che se osa ancora alzare la voce con me…”. Poi perde i
sensi.
Ps.
Danilo Toninelli dei 5Stelle ha letto in
aula il discorso di un deputato datato 20 ottobre 2005: “Oggi voi del
governo della maggioranza vi state facendo la vostra Costituzione, avete
escluso di discutere con l’opposizione, siete andati avanti solo per non far
cadere il governo, ma le istituzioni sono di tutti, della maggioranza e
dell’opposizione”. Quel deputato era
Sergio Mattarella. Ci è rimasto soltanto lui, volendo.
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