martedì 3 marzo 2015

Lobby, Comunione e Liberazione: sgravi a chi sceglie le scuole paritarie

da: Il Fatto Quotidiano

Sgravi a chi sceglie le scuole paritarie: è la “breccia” di CL
Il Tesoro limita le detrazioni a 130 euro a bambino, all’Erario costeranno 50 milioni. Cattedere per 120 mila docenti prevari, esclusi altri 30 mila. Oggi il decreto
di Marco Palombi

Suonano, metaforicamente, le campane delle mille chiese di Roma. Dai conventi dentro e fuori le mura salgono al cielo le grate preghiere dei religiosi. Nelle parrocchie d’Italia si benedice San Matteo. Non l’evangelista, ma Renzi, che oggi porta in Consiglio dei ministri – insieme alla titolare dell’Istruzione Stefania Giannini – il decreto che su “la buona scuola”.  

Perché tanto giubilo cattolico? È semplice. Nella bozza che entra in Consiglio dei ministri c’è un piccolo passaggio che prevede una sorta di nuovo “buono scuola” – sotto forma di detrazione fiscale del 22% fino a un massimo di quattromila euro per alunno – per chi iscrive i suoi figli a una scuola privata. Andasse così, sarebbe un’enorme defiscalizzazione – pagata dalla collettività – a favore delle scuole non statali, che poi sono in larga maggioranza cattoliche.


Suonano le campane ma naturalmente non tutti sono d’accordo, cresce la polemica da sinistre (anche Pd), sindacati e associazioni. La cosa curiosa è che nelle bozze non è indicata la copertura e non si tratta di un particolare: le paritarie – secondo dati del ministero – nel 2013/2014 hanno avuto 993.554 iscritti. Quasi un milione, insomma, e tutti avrebbero diritto allo sconto: al momento non è stato inserito infatti alcun limite di reddito, anche se non tutti avranno diritto all’intera detrazione.   Per le spese di iscrizione all’asilo ad esempio – due terzi dei bimbi delle private (621.919) – lo sgravio esiste già e ha un tetto di spesa a 650 euro. Per questo stime governative – se il testo resterà questo – parlano di un costo per l’erario poco sotto il miliardo di euro. Un’enormità di cui – nonostante le pressioni del mondo cattolico organizzato – al Tesoro non vogliono sentir parlare: “Non ci sono i soldi. Punto”.   Sul tema deciderà Renzi, dicono tutti, ma la soglia dei 4 mila euro è solo uno specchietto per le allodole. Gli stessi promotori dell’iniziativa si accontenterebbero di molto meno: pochi soldi magari, ma facendo passare il principio che si lavora su una forma di “buono scuola”. Gabriele Toccafondi, sottosegretario in quota Comunione e Liberazione, ha dichiarato che “scrivere 4 mila euro è un esercizio di stile: mettiamo che si metta a disposizione un fondo da 20 o 30 milioni. In base a quello verrà ritarato il massimale, che alla fine potrebbe non discostarsi da quello dei nidi”. Insomma, uno sconto fiscale effettivo di circa 120-130 euro a bambino per cui servono poco meno di cinquanta milioni: “In questo caso i soldi potrebbero saltare fuori”, dicono al Tesoro. E il gioco è fatto: alla chetichella si lascia passare il principio che non solo per gli asili – dove i privati suppliscono a una effettiva carenza dello Stato – ma anche per elementari, medie e licei la “libera scelta” confessionale della famiglia deve pagarla la collettività (e senza limiti di reddito). Risultato: decine di milioni che andranno ad aggiungersi ai circa 700 l’anno che già lo Stato spende per le paritarie tra sgravi e finanziamenti diretti. E tanti saluti al “senza oneri per lo Stato” scritto in Costituzione.  

Le assunzioni sono l’altro elemento rilevante del decreto Renzi/Giannini: si tratta della stabilizzazione dei precari della scuola, vale a dire i vincitori e gli idonei del concorso bandito nel 2012 (circa12mila sono senza cattedra) e i nomi presenti nelle Graduatorie provinciali (Gae) chiuse nel lontano 2007. Questi ultimi sono il grosso della truppa: circa 140mila, ventimila dei quali però, secondo un recente censimento del governo, non insegnano da anni. È per queste due categorie, comunque, che viene varato il “piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato” per l’anno scolastico 2015/2016: circa 120 mila cattedre che purtroppo lasceranno senza un posto – oltre ai 20mila ex insegnanti – anche oltre 10 mila docenti in attività. I ricorsi, ovviamente, pioveranno, ma nell’intento del governo il “piano straordinario” chiude un ciclo. D’ora in poi nella scuola si entra per concorso: il bando 2016-2018, per dire, riguarderà 60 mila unità. Altri 15 mila invece – soprattutto tra gli insegnanti di materie scientifiche (che scarseggiano) – saranno presi dalle graduatorie di istituto e “premiati” con un contratto ponte e una corsia preferenziale per il concorso. Il costo di 120 mila assunzioni (tre miliardi a regime) nel 2015 sarà inferiore al miliardo stanziato: 650 milioni secondo la bozza, il resto sarà usato per altri programmi come la formazione obbligatoria o il piano digitale.

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