Per me ci sono, in particolare, due specie
che non hanno mai fatto un organo sessuale in vita loro: i docenti universitari
e i sindacalisti. Figuriamoci poi chi è stato sia docente universitario che
sindacalista.
Detto ciò, al momento, considero Landini una
persona credibile con un’idea che potrebbe essere sensata e opportuna o…una
delle tante cagatelle della sinistra incapace di capire il paese reale e di
governare e legiferare di conseguenza.
da: la Repubblica
Democrazia
nei partiti e burocrazie sindacali Renzi prepara l’affondo
Allo
studio ddl sull’articolo 49 della Costituzione Taddei: “Presto un incontro con
le parti sociali”.
di Francesco
Bei
Dicono sia stato un fallo di reazione. Dopo
aver ascoltato Bersani due giorni fa a Bologna scagliarsi contro «le soluzioni
leaderistiche » e le «organizzazioni liquide», Matteo Renzi è sbottato: «Bene,
è ora di aprire il capitolo di come devono funzionare i partiti. Con le
maggioranze e le minoranze». Da qui parte l’idea di una legge per attuare il
neglettissimo articolo 49 della Costituzione, quello che vorrebbe i partiti
«concorrere con metodo democratico a
determinare la politica nazionale». Il problema
è proprio quel «metodo democratico». La monocrazia di Berlusconi vi
corrisponde? E le espulsioni dei dissidenti cinque stelle sarebbero compatibili
con uno Statuto pubblicato in Gazzetta ufficiale? La materia è incandescente e
il premier, peraltro, non ha ancora pronto un disegno di legge. Vorrebbe che
prima se ne discutesse nel Pd. Ma certo lancia oggi la sua «sfida culturale a
chi lamenta la mancanza di democrazia nei partiti».
Il fatto è che di questi temi si discute
praticamente da sempre, dai tempi della Costituente e di Costantino Mortati.
«Poi non se ne fece nulla – ricorda Pino Pisicchio, firmatario di una delle
numerose proposte di legge sul tema – perché il Pci aveva paura che uno Scelba
mettesse il becco negli affari interni di Botteghe Oscure. In seguito
continuarono tutti a far finta di niente perché faceva comodo ai partiti
continuare a fare quello che a loro pareva». La «sfida culturale» di Renzi è
rivolta anzitutto al Pd, l’unico in fondo ad avere uno Statuto che già prevede
una complessa e articolata vita interna. Del problema se ne sta occupando il
vicesegretario Lorenzo Guerini, che in settimana dovrebbe ultimare la stesura
di una bozza da presentare in direzione. Ma basta fare un salto all’archivio
della Camera per constatare che molto è già stato fatto: lo stesso Pierluigi
Bersani, nella scorsa legislatura, aveva depositato una pdl «per l’attuazione
dell’articolo 49 della Costituzione in materia di democrazia interna dei
partiti». E Ugo Sposetti, poche settimane fa, fece approvare quasi
all’unanimità in Senato un emendamento all’Italicum che impone ai partiti di
dotarsi di uno Statuto se vogliono presentarsi alle elezioni. I tempi insomma
sono maturi. Lo stesso Sposetti anticipa l’intenzione di «ripresentare presto
in parlamento un articolato preciso per dare personalità giuridica ai partiti».
L’altra grande «sfida culturale» per Renzi
è la legge sulla rappresentanza
sindacale. Un argomento in apparenza tecnico, ma che sottende una
gigantesca questione politica: cosa devono fare i sindacati, a nome di chi
firmano contratti validi erga omnes? In giorni di acceso scontro con Maurizio
Landini, va da sé che il primo pensiero è quello di una ritorsione contro il
leader Fiom. «Landini entra in politica perché il sindacato lo ha abbandonato »,
disse il premier alcune settimane fa. In realtà, paradossalmente, la riforma
della rappresentanza sindacale potrebbe essere l’unico punto di congiunzione
tra Landini e il capo del governo. Che non a caso ne discussero nel loro ultimo
incontro a palazzo Chigi, trovandosi d’accordo sull’idea di una legge per
«smontare le burocrazie sindacali e ridare potere di scelta ai lavoratori». Un
po’ quello che il segretario vorrebbe fare nel suo partito. La novità
l’annuncia Filippo Taddei, il consigliere economico del premier: «Entro poche
settimane organizzeremo un incontro a palazzo Chigi perché su una discussione
così importante non possiamo tagliare fuori le parti sociali». In attesa di
questa “sala verde 2”, i maligni sospettano che aprire a Landini una strada per
farsi largo al vertice della Cgil sia anche un modo per tenerlo lontano dalla
politica. E aiutarlo a far fuori un’avversaria che lui e Renzi hanno in comune:
Susanna Camusso.
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