venerdì 6 marzo 2015

BCE, Draghi: dal 9 marzo l’acquisto di bond, ma i governi facciano la loro parte



da: La Stampa

Draghi: “L’acquisto di bond inizia il 9 marzo”
Il board della Bce in trasferta a Cipro: pronti 60 miliardi al mese. Tassi fermi allo 0,05
di Tonia Mastrobuoni

Da Nicosia, dove i venticinque banchieri centrali dell’area dell’euro si sono riuniti ieri sera e stamane, Mario Draghi ha annunciato alcune novità importanti. Anzitutto, le nuove stime sulla crescita, riviste al rialzo: finora la Bce prevedeva un Pil dell’eurozona all’1 e 1,5 per cento, le nuove proiezioni sono 1,5 per cento quest’anno, 1,9 il prossimo e 2,1 nel 2017. Ma è essenziale, Mario Draghi lo ha ripetuto più volte durante la conferenza stampa, che le riforme strutturali siano completate, insomma che i governi facciano la loro parte; altrimenti le misure della Bce «avranno un effetto minore». 

E se il basso prezzo del petrolio sta aiutando la ripresa dell’eurozona, che secondo Draghi «migliorerà e si rafforzerà gradualmente», sta avendo invece un effetto negativo sull’inflazione. Anche questo dato, centrale per la politica monetaria, è stato rivisto, ma in peggio per il 2015, «soprattutto per il calo del
prezzo del petrolio» ha puntualizzato il presidente della Bce. L’andamento dei prezzi al consumo non sarà dunque dello 0,7 per cento, come previsto sinora, ma zero, nel 2015. L’anno prossimo la situazione dovrebbe migliorare: 1,5 invece di 1,3 per cento e nel 2017 l’inflazione dovrebbe raggiungere l’1,8 per cento.

Draghi ha anche svelato che il quantitative easing, il programma di acquisti di titoli pubblici e privati da oltre 1.100 miliardi partirà lunedì prossimo, procederà al ritmo di 60 miliardi e andrà avanti fino a settembre del 2017 «e oltre, se sarà necessario», cioè se le aspettative di inflazione non saranno tornate attorno al 2 per cento, obiettivo principale della Bce. Il numero uno dell’Eurotower ha inoltre affrontato durante la riunione lo spinoso tema della Grecia. Ed è confermato che la Bce ha deciso di ridurre al minimo i canali di finanziamento ad Atene, in questi quattro mesi di limbo negoziale che dovrebbero condurre ad un nuovo piano di aiuti della vecchia trojka (Bce, Ue, Fmi). Obbligatoria, la discussione sui fondi emergenziali Ela che sono stati aumentati nelle ultime settimane a 68,3 miliardi - una decisione che l’Eurotower rinnova ogni due settimane. Il presidente della Bce ha annunciato che quella soglia è stata alzata di mezzo miliardo, a 68,8 miliardi. 

Già ufficialmente escluso, invece, che la Grecia sia inclusa nel quantitative easing da 1.100 miliardi che sarà avviato nei prossimi giorni, così com’è molto escluso che le banche greche siano riammesse ai rifinanziamenti usando come collaterale i bond governativi ellenici valutati «spazzatura» dalle agenzie di rating. È un’eccezione garantita solo ai Paesi sotto programma: Atene non lo è, al momento.  
C’era attesa sui quindici miliardi di euro di tetto annuale imposto alla Grecia per l’emissione di bond a breve, con cui il governo spera di riuscire a superare l’imminente, difficile periodo di negoziato con le istituzioni creditrici: i falchi dell’Eurotower sono assolutamente contrari a concedere troppi margini finanziari. E Draghi ha sostanzialmente chiuso ogni porta ad un aumento, citando il divieto per la Bce, stabilito dai Trattati, di fare finanziamento diretto dei Paesi.  

Del resto, l’umore non solo del Nordeuropa sta peggiorando, nei confronti del governo Tsipras. Lo testimonia la durissima intervista al principale creditore della Grecia, il capo del fondo salva-Stati europeo, Klaus Regling, appena apparsa sull’Handelsblatt. Per Regling Atene deve restituire “fino all’ultimo centesimo” del debito (la quota relativamente maggiore, 142 miliardi di euro, dovrà essere rimborsata proprio all’Efsf). Inoltre il tedesco si è detto “irritato” dalla rinnovata richiesta degli ultimi giorni di Tsipras e dal suo ministro delle Finanze Varoufakis di tagliare il debito: «Contraddice gli impegni presi all’Eurogruppo del 20 febbraio”, ha sottolineato. Regling ha anche definito “inaccettabili” gli attacchi del premier ellenico a Spagna e Portogallo (aveva accusato i sue Paesi di manovrare contro la Grecia per impedire la crescita di partiti di sinistra) e ha ricordato che Atene ha già ottenuto sconti sugli interessi; tanto che ora “Italia, Spagna e Portogallo devono pagare molto di più della Grecia, anche il rapporto al tasso di crescita».  

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