da: La Stampa
Draghi:
“L’acquisto di bond inizia il 9 marzo”
Il
board della Bce in trasferta a Cipro: pronti 60 miliardi al mese. Tassi fermi
allo 0,05
di Tonia
Mastrobuoni
Da Nicosia, dove i venticinque banchieri
centrali dell’area dell’euro si sono riuniti ieri sera e stamane, Mario Draghi
ha annunciato alcune novità importanti. Anzitutto, le nuove stime sulla
crescita, riviste al rialzo: finora la Bce prevedeva un Pil dell’eurozona all’1
e 1,5 per cento, le nuove proiezioni sono 1,5 per cento quest’anno, 1,9 il
prossimo e 2,1 nel 2017. Ma è essenziale, Mario Draghi lo ha ripetuto più volte
durante la conferenza stampa, che le riforme strutturali siano completate,
insomma che i governi facciano la loro parte; altrimenti le misure della Bce «avranno
un effetto minore».
E se il basso prezzo del petrolio sta
aiutando la ripresa dell’eurozona, che secondo Draghi «migliorerà e si
rafforzerà gradualmente», sta avendo invece un effetto negativo
sull’inflazione. Anche questo dato, centrale per la politica monetaria, è stato
rivisto, ma in peggio per il 2015, «soprattutto per il calo del
prezzo del
petrolio» ha puntualizzato il presidente della Bce. L’andamento dei prezzi al
consumo non sarà dunque dello 0,7 per cento, come previsto sinora, ma zero, nel
2015. L’anno prossimo la situazione dovrebbe migliorare: 1,5 invece di 1,3 per
cento e nel 2017 l’inflazione dovrebbe raggiungere l’1,8 per cento.
Draghi ha anche svelato che il quantitative
easing, il programma di acquisti di titoli pubblici e privati da oltre 1.100
miliardi partirà lunedì prossimo, procederà al ritmo di 60 miliardi e andrà
avanti fino a settembre del 2017 «e oltre, se sarà necessario», cioè se le
aspettative di inflazione non saranno tornate attorno al 2 per cento, obiettivo
principale della Bce. Il numero uno dell’Eurotower ha inoltre affrontato
durante la riunione lo spinoso tema della Grecia. Ed è confermato che la Bce ha
deciso di ridurre al minimo i canali di finanziamento ad Atene, in questi
quattro mesi di limbo negoziale che dovrebbero condurre ad un nuovo piano di
aiuti della vecchia trojka (Bce, Ue, Fmi). Obbligatoria, la discussione sui
fondi emergenziali Ela che sono stati aumentati nelle ultime settimane a 68,3
miliardi - una decisione che l’Eurotower rinnova ogni due settimane. Il
presidente della Bce ha annunciato che quella soglia è stata alzata di mezzo
miliardo, a 68,8 miliardi.
Già ufficialmente escluso, invece, che la
Grecia sia inclusa nel quantitative easing da 1.100 miliardi che sarà avviato
nei prossimi giorni, così com’è molto escluso che le banche greche siano
riammesse ai rifinanziamenti usando come collaterale i bond governativi
ellenici valutati «spazzatura» dalle agenzie di rating. È un’eccezione
garantita solo ai Paesi sotto programma: Atene non lo è, al momento.
C’era attesa sui quindici miliardi di euro
di tetto annuale imposto alla Grecia per l’emissione di bond a breve, con cui
il governo spera di riuscire a superare l’imminente, difficile periodo di
negoziato con le istituzioni creditrici: i falchi dell’Eurotower sono
assolutamente contrari a concedere troppi margini finanziari. E Draghi ha
sostanzialmente chiuso ogni porta ad un aumento, citando il divieto per la Bce,
stabilito dai Trattati, di fare finanziamento diretto dei Paesi.
Del resto, l’umore non solo del Nordeuropa
sta peggiorando, nei confronti del governo Tsipras. Lo testimonia la durissima
intervista al principale creditore della Grecia, il capo del fondo salva-Stati
europeo, Klaus Regling, appena apparsa sull’Handelsblatt. Per Regling Atene
deve restituire “fino all’ultimo centesimo” del debito (la quota relativamente
maggiore, 142 miliardi di euro, dovrà essere rimborsata proprio all’Efsf).
Inoltre il tedesco si è detto “irritato” dalla rinnovata richiesta degli ultimi
giorni di Tsipras e dal suo ministro delle Finanze Varoufakis di tagliare il
debito: «Contraddice gli impegni presi all’Eurogruppo del 20 febbraio”, ha
sottolineato. Regling ha anche definito “inaccettabili” gli attacchi del
premier ellenico a Spagna e Portogallo (aveva accusato i sue Paesi di manovrare
contro la Grecia per impedire la crescita di partiti di sinistra) e ha
ricordato che Atene ha già ottenuto sconti sugli interessi; tanto che ora
“Italia, Spagna e Portogallo devono pagare molto di più della Grecia, anche il
rapporto al tasso di crescita».
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