da: Fatto Quotidiano
Il
pugno di Francesco a CL: “Non compiacetevi troppo”. Il Pontefice accusa
Comunione e Liberazione di autoreferenzialità
di Marco
Politi
Dio non paga il sabato, dice il proverbio.
Ma poi il conto arriva. È passato il pontificato di Giovanni Paolo II e quello
di Benedetto XVI e Comunione e liberazione si gonfiava di orgoglio per essere
tra i “giusti”, in prima linea nel combattere i “mali” del mondo,
nell’attaccare i “nemici” della fede, nell’accusare i cattolici più pensosi o
critici di essere “tiepidi”, filoprotestanti, eretici, succubi del relativismo,
paurosi. Loro erano i combattenti di Dio, gli altri erano gli infedeli o, se
cattolici diversamente pensanti, gente debole nella difesa dei principi “non
negoziabili”. Loro si sentivano l’avanguardia eletta, se c’era da far barriera
al testamento biologico, la fecondazione artificiale, le unioni di fatto.
Poi sono venuti gli scandali lombardi, si è
aperto il coperchio su intrecci politici-affaristici che poco odoravano di
incenso. E Roberto Formigoni, detto il Celeste, rimasto l’unico in Italia
convinto che i cittadini normali credano alla favola dei lobbysti che gli pagano
le vacanze a migliaia di euro, “ma – grida il Celeste furioso – non è vero, tra
amici c’è chi anticipa e poi si paga alla fine, senza ricevute”. A insaputa
evidentemente di chi aveva anticipato.
Finchè la tunica lacerata della vanagloria
è diventata così inguardabile che nel 2012 il successore di Giussani, Julian
Carron, ha confessato pubblicamente via stampa: “Chiediamo perdono se abbiamo
recato danno alla memoria di don Giussani con la nostra superficialità e
mancanza di sequela”. Il conto è arrivato ieri mattina in Vaticano sotto forma
di predica del Papa ad un incontro con
Comunione e liberazione nel decennale della morte di Giussani. E il mite
Francesco, con l’eleganza antica di chi sa maneggiare la penna e la parola
nella Compagnia di Gesù, ha stilato l’elenco dei vizi ciellini. Madamini, il
catalogo è questo! “Quando io metto al
centro il mio metodo spirituale, io esco di strada – ha spiegato – Quando siamo schiavi
dell’autoreferenzialità finiamo per coltivare una spiritualità di etichetta:
‘Io sono Cl’... e poi cadiamo nelle mille trappole che ci offre il
compiacimento... quel guardarci allo specchio che ci porta a trasformarci
in meri impresari di una ong”. La strada della Chiesa, ha soggiunto Francesco,
è andare a cercare i lontani, i senza fede, anche i delusi dalla Chiesa. Ed è
essenziale “saper ascoltare chi non è come noi, imparando da tutti, con umiltà
sincera”. Un breve catechismo di ciò che Cl non è mai stata. Guai a diventare
adoratori del proprio carisma, ha lasciato intendere il pontefice argentino.
Guai a lasciarsi pietrificare. “È il diavolo quello che ‘pietrifica’”, ha
sottolineato. E con accento lieve ha aggiunto: “Non dimenticare! ”.
Francesco ha citato il fondatore di Cl, don Giussani, per fissare due principi. Il cristianesimo non consiste nella difesa
di posizioni fisse contrapposte al nuovo come pura antitesi. Non è (possiamo
tradurre in linguaggio semplice) né guerra di trincea né farsi truppe
d’assalto. E soprattutto, sempre citando Giussani, papa Bergoglio ha rimarcato
che oggi la cosa fondamentale è agli aspetti
elementari, originali del cristianesimo. Seguire la morale cristiana, ha
illustrato il pontefice, non è esibire uno sforzo titanico di coerenza “in una
sorta di sfida solitaria di fronte al mondo”. È commuoversi di fronte a Dio,
che conosce i tradimenti dell’uomo e gli vuol bene lo stesso e lo abbraccia. E
qui Francesco ha preso simbolicamente per mano tutti coloro, che nella
gerarchia, nel clero, nei movimenti si sentono militanti e militari di fronte
alla società contemporanea – e perciò resistono alla sua immagine di Chiesa
“ospedale da campo” – e ha sussurrato con la sua cadenza latinoamericana,
indicando la rotta del cattolicesimo nel XXI secolo: “Dicevo nei giorni scorsi
ai nuovi cardinali: la strada della Chiesa è quella di non condannare
eternamente nessuno, di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che
la chiedono con cuore sincero, di uscire dal proprio recinto per andare a
cercare i lontani nelle periferie dell’esistenza”. Il Vangelo di Francesco è questo.
I ciellini saranno disposti ad ascoltarlo? Certo, se facessero orecchie da
sordi, sarebbero in numerosa compagnia.
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