Rai,
troppi micro canali se fa voto di castità-pay
La pubblicità
ristagna, l'incasso del canone anche. Ecco cosa fare per rilanciare la tv
pubblica
di Enrico
Menduni, Professore di Media e
Comunicazione all’Università Roma Tre
Ai banchieri, ai
magistrati e alle altre importanti persone che guideranno la Rai qualche
modesto consiglio da persona - come dicono i giudici -“informata sui fatti”.
Punto primo, i soldi. La pubblicità
ristagna, il canone è quello che è. La Rai
non fa pay-per-view, che è l’unica fonte che genera, al netto della crisi,
un gettito in aumento (per informazioni rivolgersi a Sky). Unica soluzione per avere il canone: riuscire
ad ancorarlo alle bollette elettriche. Un presidente
banchiere appena arrivato può ottenerlo. Altrimenti, nessuna campagna
anti-evasione darà - con questi chiari di luna - risultati concreti. Un po’ di
pay-per-view molto culturale e di livello va fatta, dicendolo esplicitamente
nel contratto di servizio.
Punto secondo, il
grasso. Troppi canali con budget infimi.
Se si fa la televisione a pagamento,
qualche canale gratuito aiuta a
vendere quelli pay. Ma se uno fa voto di castità pay, come la Rai attuale, che se ne fa di tutti questi canali con
budget ridicoli? Ridurre, sfrondare, ricondurre ad una identità forte di
marchio. E poi, perché tutti questi telegiornali
l’un contro l’altro armati? Potenziare l’all
news, che è progredito molto, e poi fare una sola testata televisiva, come fu fatto per la radio. Le sedi
regionali possono essere redazioni locali della testata, un appartamento di
otto stanze, non palazzi faraonici.
Punto terzo, make
or buy? Alcuni programmi sono fatti in casa, molti comprati, alcuni con formule
spurie.
Si può mettere ordine? La Rai si dia una percentuale di prodotto che intende fare in proprio, raggruppando la risorsa tecnica in modo da avere alcune - poche ma efficientissime - linee produttive, si liberi delle risorse di bassa qualità e inutilizzate e compri all’esterno il resto. I criteri di assegnazione ai vari produttori sono opachi, misteriosi e fortemente inquinati dalla politica. Si facciano entrare più produttori e si dia un po’ più di trasparenza.
Si può mettere ordine? La Rai si dia una percentuale di prodotto che intende fare in proprio, raggruppando la risorsa tecnica in modo da avere alcune - poche ma efficientissime - linee produttive, si liberi delle risorse di bassa qualità e inutilizzate e compri all’esterno il resto. I criteri di assegnazione ai vari produttori sono opachi, misteriosi e fortemente inquinati dalla politica. Si facciano entrare più produttori e si dia un po’ più di trasparenza.
Punto quarto, gli ascolti. Ancora con Auditel? Ancora con
una impropria concorrenza con canali
totalmente commerciali? Che la Rai abbia certezza di risorse, senza dover
piegarsi a padrini politici e sollecitare gli istinti animali del pubblico
generalista (o quanto di esso rimane) con produzioni fortemente commerciali.
Punto quinto. Privatizzare? Inutile discuterne perché nessuno acquisterebbe, visto che i canali sarebbero “vestiti” con centinaia di unità di personale, sedi, studi ecc. Arrivederci e auguri di buon lavoro, ne avete bisogno.
Punto quinto. Privatizzare? Inutile discuterne perché nessuno acquisterebbe, visto che i canali sarebbero “vestiti” con centinaia di unità di personale, sedi, studi ecc. Arrivederci e auguri di buon lavoro, ne avete bisogno.
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