venerdì 6 luglio 2012

G8 di Genova, mattanza alla caserma Diaz: la Cassazione conferma le condanne


da: la Repubblica

Diaz, confermate le condanne
i vertici saranno sospesi
Gli agenti dovranno lasciare il servizio, visto che per ciascuno dei 25 imputati il giudice di secondo grado aveva disposto la pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Il ministro Cancellieri: "Sentenza che va rispettata". Il capo della Polizia Manganelli: "La Polizia accoglie la sentenza della magistratura con il massimo dovuto rispetto"

La Quinta sezione penale della Cassazione ha confermato le condanne d'appello per falso per i vertici della polizia e ha prescritto le lesioni per gli altri agenti coinvolti nei pestaggi alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001. La decisione è arrivata dopo nove ore di camera di consiglio.

Dopo 11 anni, la Cassazione mette così la parola fine sull'irruzione alla Diaz. Gli agenti condannati sono coinvolti nel pestaggio e negli arresti illegali dei no-global alla scuola nel 2001. Confermata quindi la condanna a 4 anni per Giovanni Luperi e Francesco Gratteri, quella a 5 anni per Vincenzo Canterini, nonchè le pene, pari a 3 anni e 8 mesi, inflitte a Gilberto Caldarozzi, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi e Massimiliano Di Bernardini. Prescritti, invece, i reati di lesioni gravi contestati a nove agenti appartenenti al settimo nucleo speciale della Mobile all'epoca dei fatti.

"La sentenza della Corte di Cassazione di oggi va rispettata come tutte le decisioni della Magistratura. Il ministero dell'Interno ottempererà a quanto disposto dalla Suprema Corte", ha detto il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri.

La Polizia "accoglie la sentenza della magistratura con il massimo dovuto rispetto e ribadisce l'impegno a proseguire nel costante miglioramento del percorso formativo relativo al complesso campo dell'ordine e della sicurezza pubblica", ha detto il capo della Polizia, Prefetto Antonio Manganelli dopo il verdetto.

La conferma della sentenza della Corte d'appello farà scattare l'immediata esecuzione delle pene. Tra prescrizione e indulto le condanne in ogni caso non saranno detentive ma per i funzionari significherebbe l'immediata decadenza da incarichi e la sospensione dal servizio, visto che per ciascuno dei 25 imputati il giudice di secondo grado ha disposto la pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

Soddisfatto della giustizia, Giuliano Giuliani, padre di Carlo, il giovane morto nel luglio 2001 durante gli scontri al G8: "Una notizia positiva. Succede di rado, ma quando accade bisogna accoglierla con soddisfazione. Vuol dire che in questo Paese c'è ancora un barlume di giustizia. Ora speriamo che ci siano altre pagine di questo genere. Cercheremo in tutti i modi di ottenere verità e giustizia anche sull'assassinio di Carlo". Per la madre di Carlo, Heidi, "la giustizia c'è benchè incompleta". "In verità le responsabilità sono più ampie - ha aggiunto Giuliani - e penso all'assoluzione dell'allora capo della polizia e al mancato processo per la morte di mio figlio".

Ascoltare la sentenza della Cassazione è stata "una grande emozione", ha detto l'ex portavoce del Genoa Social Forum del 2001 Vittorio Agnoletto. "Ha vinto - ha aggiunto - lo stato di diritto contro il tentativo di piegare la legge alle convenienze politiche. Oggi tutte le persone condannate devono andare via immediatamente dalla polizia". "Visto - ha continuato - che sono stati condannati il numero due, il numero tre e il numero quattro della polizia, anche Gianni De Gennaro, che era il numero uno, anche se lui personalmente non è stato condannato, deve dimettersi da sottosegretario ai servizi segreti". E ha aggiunto: "Voglio rivolgere un appello al presidente Napolitano: è il momento di chiedere ufficialmente scusa alle vittime della Diaz e di Bolzaneto e a tutto il popolo italiano".

"Una sentenza importante che finalmente e definitivamente, anche se molto tardi, riconosce che agenti e funzionari dello stato si resero colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani di persone che avrebbero dovuto proteggere", commenta Amnesty International. Ma che lascia l'amaro in bocca: arriva tardi, "con pene che non riflettono la gravità dei crimini accertati e che in buona parte non verranno eseguite a causa della prescrizione".

Adesso le vittime del pestaggio, circa 60 persone, hanno la strada aperta per ottenere i risarcimenti dovuti e il ministero dell'Interno aprirà i procedimenti disciplinari a carico dei 25 imputati, anche quelli prescritti.

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