mercoledì 4 luglio 2012

Elio Rossi: I professionisti del potere /3


Quando l’arbitro gioca per una squadra

Per poter essere efficaci, le autorità indipendenti dovrebbero dotarsi di regolamenti che ne disciplinano il funzionamento e garantirsi così un’autonomia d’azione. In un sistema virtuoso, le autorità hanno facoltà di infliggere multe commisurate alla gravità dei comportamenti che sanzionano per impedire che gli imprenditori trovino più conveniente pagare le penali e continuare ad abusare della loro posizione dominante; ai professionisti del potere è impedito di condizionare l’operato delle autorità garanti e di influenzare la nomina dei loro vertici. Queste ultime dispongono di risorse economiche e personali adeguate ai compiti loro affidati; hanno un potere investigativo che le autorizza a effettuare perquisizioni senza preavviso negli uffici delle società su cui indagano e hanno accesso a tutti i dati riservati in possesso delle imprese; informano periodicamente il Parlamento sullo stato della competizione nel mercato; propongono leggi e riforme per aumentare il grado di concorrenza tra le imprese in ogni settore. Le imprese intenzionate a realizzare acquisizioni, fusioni o alleanze, al canto loro, devono ottenere l’autorizzazione preventiva dal regolatore indipendente. Quelle quotate in Borsa hanno l’obbligo di rendere pubbliche le informazioni che possono influenzare il prezzo delle loro azioni, e anche in questo caso l’autorità garante ha il potere di condurre indagini approfondite ogni qualvolta ritenga di dover fare luce su movimenti anomali dei corsi di Borsa.
Questa è la descrizione sommaria dei compiti e degli strumenti di cui dovrebbero disporre i regolatori per difendere i consumatori, sufficiente per rendere evidente quanto sia lontano dal sistema controllato dai professionisti del potere.
In questi anni, infatti, ho visto la Banca d’Italia, sotto la guida di Antonio Fazio, scendere in campo per bloccare o favorire scalate bancarie, suggerire operazioni di fusione e opporsi ad altre, senza che siano state fornite motivazioni pubbliche alle inappellabili decisioni assunte sul destino di aziende quotate in Borsa. Ho cioè visto l’arbitro prendere parte all’incontro indossando la maglia di una delle due squadre e giocare contro l’avversaria. Basti citare alcuni casi significativi: il mancato intervento della Consob in merito all’andamento di titoli quotati in Borsa che hanno subito impennate e precipitosi scivoloni, ad opera di pochi insider, la remissività dell’Autorità garante per le Comunicazioni di fronte a ordini impartiti dal presidente del Consiglio; le dichiarazioni del ministro dello Sviluppo economico secondo cui l’Autorità per l’energia non deve creare problemi alle imprese energetiche.

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