da: Lettera 43
Se
il Cav torna in pista è anche colpa di Monti
Perché le fredde
scelte di politica economica del governo hanno aperto la strada al rientro di
Berlusconi.
di Paolo
Madron
A sentire i
sondaggi un terzo degli italiani ha accolto con grida di giubilo la notizia della
ridiscesa in campo di Silvio Berlusconi.
Un altro terzo ha
pubblicamente finto di indignarsi, ma in privato si è fregata le mani: il Cav è
uno che allunga la vita degli avversari, rimasti orfani dopo l’addio a Palazzo
Chigi del loro antagonista principe.
Il terzo che
rimane ha reagito con un misto di stupore e sconforto, come si riproponesse
l'incubo da cui era appena uscito. E ha cercato di esorcizzarlo buttandola sul
ridire.
UNICO LEADER DEL
CENTRO DESTRA. Ma la faccenda invece è seria. Nonostante ne abbia combinate più
di Bertoldo, i sondaggi dicono che Berlusconi ha mantenuto intatta la sua presa
evocativa sul popolo di centro destra.
Per quanto abbia cercato (o finto di cercare) qualcuno cui passare il testimone, la sua leadership è ancora indiscussa.
Tant'è che, al solo sentore di un suo possibile ritorno, i notabili del Pdl si sono subito allineati. A cominciare da Angelino Alfano, erede designato ma in più occasioni sconfessato dal capo, che gli rinfaccia la mancanza di carisma.
LA VOGLIA DI RISCOSSA DEL PDL. A nessuno di loro vien da riflettere sul fatto che
attribuire al solo Cav la taumaturgica capacità di rianimare il partito è
la conferma che il medesimo è sin qui esistito come mera propaggine diretta del
fondatore.Per quanto abbia cercato (o finto di cercare) qualcuno cui passare il testimone, la sua leadership è ancora indiscussa.
Tant'è che, al solo sentore di un suo possibile ritorno, i notabili del Pdl si sono subito allineati. A cominciare da Angelino Alfano, erede designato ma in più occasioni sconfessato dal capo, che gli rinfaccia la mancanza di carisma.
LA VOGLIA DI RISCOSSA DEL PDL. A nessuno di loro vien da riflettere sul fatto che
Prevale il senso
della riscossa, l'inversione di rotta, l'idea che molti dei suoi esponenti,
condannati all’oblio dall'eclissi berlusconiana, ritrovino inaspettatamente un
futuro politico.
Benché l'ipotesi
che il Cav possa giocare un tempo supplementare appaia francamente anacronistica
(vista anche l'età del nostro), è l'unica che riaccende gli animi spenti del
centro destra. Si potrebbe dire che il Pdl affida a un simulacro del passato i
suoi propositi di rivincita.
«IL SACRIFICIO
CHIESTO DALLA GENTE». E non è un caso se l'apparato simbolico che accompagna
l'evento rimanda alla primigenia discesa in campo, al 1994 e alla nascita di
Forza Italia. Con la riproposizione del Berlusconi prima maniera, quando
incarnava gli animal spirit liberali (lui che è tutto meno che un liberale) e si
accreditava come l'unto del Signore, colui che aveva deciso di dedicarsi alla
politica perché lo scongiurava la moltitudine degli oppressi dal giogo
statalista.
Anche adesso l'ex
premier dichiara infatti di dover tornare perché molti imprenditori gli chiedono
il sacrificio. A nessuno viene il sospetto che, oggi come allora, voglia aprire un ombrello protettivo sugli affari
che gli stanno andando molto male.
Per i suoi adepti,
quelli che formano lo zoccolo duro di un consenso che non lo ha mai
abbandonato, è come ritrovare un senso perduto.
UN RICHIAMO PER
GLI SCONTENTI DI MONTI. Ma di sicuro il canto delle sirene berlusconiane
arriverà anche agli scontenti del
governo Monti, una vasta fascia di elettorato conservatore che, pur critico
verso l'ex premier, lo considera un male minore rispetto all'attuale esecutivo
che lo ha vessato a colpi di tasse.
Perché di questa revanche di Berlusconi un’indiretta responsabilità la portano proprio Mario Monti e la sua fredda contabilizzazione della crisi. Governare a colpi di tasse e decreti senza tener conto delle condizioni di vita dei cittadini, avendo come unica priorità i parametri di bilancio, forse salvaguarda una costruzione monetarista ma impoverisce il Paese senza garantirne la crescita. E va a discapito delle condizioni sociali e dell'economia reale.
Perché di questa revanche di Berlusconi un’indiretta responsabilità la portano proprio Mario Monti e la sua fredda contabilizzazione della crisi. Governare a colpi di tasse e decreti senza tener conto delle condizioni di vita dei cittadini, avendo come unica priorità i parametri di bilancio, forse salvaguarda una costruzione monetarista ma impoverisce il Paese senza garantirne la crescita. E va a discapito delle condizioni sociali e dell'economia reale.
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