venerdì 13 luglio 2012

Il “ritorno” del candidato Silvio Berlusconi: parte del merito è di Monti


da: Lettera 43

Se il Cav torna in pista è anche colpa di Monti
Perché le fredde scelte di politica economica del governo hanno aperto la strada al rientro di Berlusconi.
di Paolo Madron

A sentire i sondaggi un terzo degli italiani ha accolto con grida di giubilo la notizia della ridiscesa in campo di Silvio Berlusconi.
Un altro terzo ha pubblicamente finto di indignarsi, ma in privato si è fregata le mani: il Cav è uno che allunga la vita degli avversari, rimasti orfani dopo l’addio a Palazzo Chigi del loro antagonista principe.
Il terzo che rimane ha reagito con un misto di stupore e sconforto, come si riproponesse l'incubo da cui era appena uscito. E ha cercato di esorcizzarlo buttandola sul ridire.
UNICO LEADER DEL CENTRO DESTRA. Ma la faccenda invece è seria. Nonostante ne abbia combinate più di Bertoldo, i sondaggi dicono che Berlusconi ha mantenuto intatta la sua presa evocativa sul popolo di centro destra.
Per quanto abbia cercato (o finto di cercare) qualcuno cui passare il testimone, la sua leadership è ancora indiscussa.
Tant'è che, al solo sentore di un suo possibile ritorno, i notabili del Pdl si sono subito allineati. A cominciare da Angelino Alfano, erede designato ma in più occasioni sconfessato dal capo, che gli rinfaccia la mancanza di carisma.
LA VOGLIA DI RISCOSSA DEL PDL. A nessuno di loro vien da riflettere sul fatto che
attribuire al solo Cav la taumaturgica capacità di rianimare il partito è la conferma che il medesimo è sin qui esistito come mera propaggine diretta del fondatore.
Prevale il senso della riscossa, l'inversione di rotta, l'idea che molti dei suoi esponenti, condannati all’oblio dall'eclissi berlusconiana, ritrovino inaspettatamente un futuro politico.
Benché l'ipotesi che il Cav possa giocare un tempo supplementare appaia francamente anacronistica (vista anche l'età del nostro), è l'unica che riaccende gli animi spenti del centro destra. Si potrebbe dire che il Pdl affida a un simulacro del passato i suoi propositi di rivincita.
«IL SACRIFICIO CHIESTO DALLA GENTE». E non è un caso se l'apparato simbolico che accompagna l'evento rimanda alla primigenia discesa in campo, al 1994 e alla nascita di Forza Italia. Con la riproposizione del Berlusconi prima maniera, quando incarnava gli animal spirit liberali (lui che è tutto meno che un liberale) e si accreditava come l'unto del Signore, colui che aveva deciso di dedicarsi alla politica perché lo scongiurava la moltitudine degli oppressi dal giogo statalista.
Anche adesso l'ex premier dichiara infatti di dover tornare perché molti imprenditori gli chiedono il sacrificio. A nessuno viene il sospetto che, oggi come allora, voglia aprire un ombrello protettivo sugli affari che gli stanno andando molto male.
Per i suoi adepti, quelli che formano lo zoccolo duro di un consenso che non lo ha mai abbandonato, è come ritrovare un senso perduto.
UN RICHIAMO PER GLI SCONTENTI DI MONTI. Ma di sicuro il canto delle sirene berlusconiane arriverà anche agli scontenti del governo Monti, una vasta fascia di elettorato conservatore che, pur critico verso l'ex premier, lo considera un male minore rispetto all'attuale esecutivo che lo ha vessato a colpi di tasse.
Perché di questa revanche di Berlusconi un’indiretta responsabilità la portano proprio Mario Monti e la sua fredda contabilizzazione della crisi. Governare a colpi di tasse e decreti senza tener conto delle condizioni di vita dei cittadini, avendo come unica priorità i parametri di bilancio, forse salvaguarda una costruzione monetarista ma impoverisce il Paese senza garantirne la crescita. E va a discapito delle condizioni sociali e dell'economia reale.

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