giovedì 5 luglio 2012

Corrado Stajano: l’antipolitica e la necessaria serietà


da: Corriere della Sera

Partiti malati, sono i padri dell'antipolitica. Non capiscono la società (o fanno finta?)
di Corrado Stajano

Sembra quasi che l'antipolitica sia una novità. Spunta sempre fuori, invece, nei momenti di crisi, di transizione, di difficoltà economica e sociale, quando la politica non rispetta i suoi compiti e i suoi doveri. Sono i partiti ammalati i padri fondatori dell'antipolitica. Chiusi nei loro castelli hanno fatto saltare i ponti levatoi e non capiscono più, o fingono di non capire, il formicaio della società delusa che brulica tutt'intorno.
I sondaggi non sono la Bibbia, ma la classe dirigente politica non si preoccupa per il numero crescente di persone che non vogliono più saperne, fedeli elettori di un tempo non lontano, diventati ora astensionisti in pectore? I dirigenti politici del centrosinistra, i meno toccati dalla diaspora, nelle interviste che purtroppo concedono, si domandano sorpresi: dove nasce e perché questo distacco tra politica e società? Che cosa c'è sotto, un complotto? Gli altri, i berlusconiani e i leghisti, responsabili dello sfascio, frutto del loro quindicennio governante, da basso impero, sperano sempre, come nei film western, nell'arrivo dei nostri, ma consciamente o inconsciamente conoscono le ragioni del tracollo e si agitano come anguille nervose.
Basterebbe la vicenda della legge elettorale. La «strana» maggioranza del governo Monti, nonostante prometta da più di un semestre di cancellarla senza riuscirci mai, fa capire a tutti quanti le ragioni del rifiuto-disincanto-disprezzo dei cittadini con un po' di sale in zucca nei confronti del modo di far politica oggi.
La legge, del 14 dicembre 2005, fu definita «una porcata» dai legislatori del governo Berlusconi che allora la costruirono: la scelta dei parlamentari fatta d'autorità dai partiti e il sovrabbondante premio di maggioranza che cancella
ogni rappresentatività popolare fanno infuriare chi non ha smesso di ragionare con buon senso e onestà.
Questo per dire che l'antipolitica, con la sua rozzezza, la sua volgarità, il suo alto tasso di ignoranza, le sue idee terra terra, non nasce dal nulla, ma è una forma politica con radici profonde.
I precedenti sono numerosi anche nel nostro passato prossimo. Si può cominciare dall'Uomo Qualunque, fondato — un settimanale — il 27 dicembre 1944 da Guglielmo Giannini, estroso commediografo di Pozzuoli, autore di commedie giallo-comiche. La vignetta della testata rappresentava, sotto una enorme «U» rossa, un omino schiacciato da un torchio: dalle sue tasche uscivano delle monete che gli venivano rubate. L'Uomo Qualunque divenne rapidamente un movimento politico: alle elezioni della Costituente, il 2 giugno 1946, ottenne un milione e 200 mila voti, con trenta seggi. Se si leggono gli scritti e se si guardano le vignette del settimanale ci si rende conto che la linea del movimento che rappresentava un piccolo ceto impiegatizio e bottegaio non è molto diversa dalle predicazioni di Grillo. I nemici, allora, erano il Cln, gli uomini della Resistenza, Parri, De Gasperi, Togliatti, Nenni. Il rifiuto della politica, la diffidenza per la democrazia, l'odio per i partiti facevano da mastice. L'italiano qualunque era l'omino angariato che rifiuta tutto ciò che sta fuori dalla sua casa e non si cura degli altri. Durò poco l'Uomo Qualunque, il 18 aprile 1948 era finito.
La Lega, con i suoi truculenti slogan su Roma ladrona, alla fine degli anni Ottanta fu forse ancora più violenta perché Giannini, se non altro, non predicò la secessione e la rottura del Paese unitario, non diffuse semi di razzismo, non inventò l'inesistente Padania da rendere indipendente. «MicroMega», la rivista di Paolo Flores d'Arcais, nel suo numero di giugno ha dedicato alcuni scritti a Beppe Grillo. Ne risulta che il Movimento 5 Stelle non ha un programma sui temi essenziali, il lavoro, la giustizia, l'informazione, i diritti civili, l'immigrazione. I sindacalisti sono i traditori dei lavoratori, la democrazia è un fastidio, i partiti politici sono tutti uguali nel malfare. Si ritrovano le idee dell'UQ e, in parte, quelle della Lega e di Forza Italia al suo nascere. Leader e guru, Grillo è l'unico titolare dei diritti d'uso del marchio 5 Stelle, un padrone. Secondo i sondaggi, in caso di elezioni anticipate, il suo movimento arriverebbe al 20 per cento diventando così, dopo il Pd, il secondo partito.
Una certa confusione. Ne abbiamo viste tante. Ma non bisogna scoraggiarsi né enfatizzare né minimizzare o demonizzare il fenomeno. Bisogna cercare piuttosto di capirne le ragioni anche perché, da quel magma informe sostanzialmente antidemocratico dell'antipolitica che nasce dalla Rete, possono saltar fuori energie positive utili in un momento di crisi profonda come questo che stiamo vivendo.
Dopo il successo di Monti a Bruxelles, la crisi non è certo finita, segna piuttosto l'inizio di altri sacrifici gravosi, se si vuol salvare la comunità. I palloni si sgonfiano rapidamente, ma è necessario che i partiti, indispensabili, si rendano conto che devono comportarsi con serietà. 

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