da: https://www.tpi.it/ - di Anna Ditta
Il Pnrr di Draghi non menziona il "Piano Amaldi", sostenuto da scienziati e ricercatori. Ma proprio la richiesta di attuare quel piano era tra le ragioni per cui Italia Viva ha tolto il suo appoggio al governo Conte
Solo 4,5 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) predisposto dal governo Draghi saranno usati per gli obiettivi del “Piano Amaldi“, ovvero per potenziare la ricerca scientifica pubblica. E, in gran parte, saranno fondi non strutturali. Una decisione ben lontana dai quasi 12 miliardi promessi dal governo Conte.
A denunciarlo su Twitter nei giorni scorsi sono stati diversi esponenti del mondo scientifico, che nei scorsi mesi avevano promosso il piano, a sostegno del quale era stata lanciata una petizione sulla piattaforma Change.org che ha raccolto oltre 30mila firme.
Proprio il piano Amaldi era stato uno dei temi sollevati dal leader di Italia Viva Matteo Renzi quando decise di aprire la crisi di governo che portò alla nascita dell’esecutivo guidato da Mario Draghi. “Sen. Matteo Renzi, lei il 19 gennaio 2021 ha fatto cadere il governo Conte chiedendo – tra tante altre cose – anche l’implementazione integrale del Piano Amaldi per la ricerca scientifica”, ha scritto in un tweet pochi giorni fa Federico Ronchetti, fisico dell’Infn (Istituto Nazionale Fisica Nucleare) e promotore della raccolta firme
sul piano. “Chiedeva una svolta: ora la chiediamo noi a Lei. Dov’è il Piano Amaldi? Ora o mai più”. Ma dall’ex premier per ora non è arrivata risposta.Cos’è il piano Amaldi
Il Piano Amaldi prende il nome da Ugo Amaldi, fisico del Cern (Organizzazione europea per la ricerca nucleare) e presidente emerito Fondazione Tera, ed è una proposta per utilizzare i finanziamenti del Recovery Plan per rilanciare la ricerca pubblica italiana a livello internazionale.
Amaldi aveva esposto la sua proposta in un pamphlet contenuto nel saggio a più firme “Pandemia e Resilienza. Persona, comunità e modelli di sviluppo dopo la Covid-19”, pubblicato dalla Consulta scientifica del Cortile dei Gentili. In seguito, insieme ad altri scienziati, aveva esposto la proposta in una lettera al presidente della Commissione Cultura del Senato.
Il piano sottolinea la “situazione del tutto insoddisfacente degli investimenti italiani in ricerca pubblica” e ribadiva come l’Italia spendesse troppo poco per la ricerca scientifica in confronto agli altri Paesi europei. Per sopperire alla situazione, gli scienziati chiedevano investimenti in cinque anni, fino al 2026, nella ricerca pubblica. Secondo prestigiosi scienziati italiani, come Luciano Maiani, Giorgio Parisi e Alberto Mantovani, servivano almeno 15 miliardi, che avrebbero dovuto sostenere la ricerca di base e non essere orientati al mondo delle imprese.
L’iniziativa si era trasformata in un hashtag su Twitter che ha raccolto consensi dalla comunità scientifica e anche da alcuni esponenti politici, tra cui il leader di Azione Carlo Calenda, la ministra per il Sud Mara Carfagna e il sottosegretario agli Affari Esteri Benedetto della Vedova.
Recovery e ricerca: il piano di Conte e di Draghi a confronto
La bozza del Recovery Plan approvata il 12 gennaio 2021 dal governo Conte menzionava esplicitamente il Piano Amaldi e destinava alla ricerca 11,77 miliardi di euro. Invece, nel testo del Pnrr che verrà presentato oggi in Parlamento non viene menzionato esplicitamente il piano. I fondi destinati alla ricerca di base e a quella applicata non sono stati aumentati in modo netto e non sono stati resi strutturali.
“L’Italia affossa il Piano Amaldi che con un investimento in ricerca dell’1% del Pil promette una crescita del 3%. In USA Joe Biden investe 250 miliardi in ricerca e trasferimento tecnologico. Cambiano le facce ma i fatti non ci sono, sottolinea sempre su Twitter Federico Ronchetti, che aggiunge: “Con il Piano Amaldi chiedevamo 20 miliardi in sei anni. Poi Manfredi ne ha promessi 15. Alla ministra Messa ne sono stati chiesti 12. Quanti ce ne danno? 4,5 e nemmeno strutturali. 4,5 miliardi su 230. Il Piano Amaldi omeopatico”.
“Se
l’Italia non ha capito l’importanza della ricerca neanche nel momento
in cui la scienza ci ha letteralmente salvato la vita e ci ha impedito di
entrare in un cupo medioevo, allora non c’è più speranza”, ha commentato su
Twitter Roberto Burioni.
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