giovedì 8 aprile 2021

Andrea Pennacchi: «Grazie Pojana ma volevo fare il pilota»

 


da: https://www.corriere.it/spettacoli/ - di Stefania Ulivi

L’attore a «Propaganda Live», nella squadra di Zoro su La7 con il paroncin veneto secessionista. «Una popolarità inattesa». Gira «Petra 2» e sarà il papà di Baggio

La prima volta, nel 2019, arrivò a Propaganda Live su La7 grazie a un monologo sul razzismo («quando i neri erano i meridionali») popolarissimo sul web. Ma Andrea Pennacchi non si aspettava che sarebbe entrato in squadra. Venerdì sera ci sarà in carne e ossa, sul palco degli studi di via Tiburtina. Il suo Pojana, il padroncino veneto avvelenato e rissoso, leghista secessionista in lotta anche con se stesso, è un culto. Imperatore di uno stato immaginario ma non troppo, il Pojanistan, con il suo esercito, il suo telegiornale. E, visti i tempi, il suo piano vaccinale. «No, non me l’aspettavo il successo del Pojana. È nato dal testo non mio, ma di Marco Giacosa. Mi chiamò Zoro, pensavo finisse lì. Invece mi hanno chiesto di continuare, ho mandato pezzi miei scritti per teatro. Li seguivo già da Gazebo, per me è come essere entrato negli Avengers. Il Pojana ha molto da dire. A volte scrivo quasi sotto dettatura dell’attualità. Ho un tesoretto di cose da cui pescare. Certi tipi visti nei bar dei quartieri in cui sono cresciuto, le fabbriche che conosco. Ha una declinazione veneta, il paroncìn, ma lo riconoscono ovunque, è universale». In gennaio si è ammalato di Covid. Lo ha annunciato via Twitter, dove è oggetto di devozione. Come immagine, la testa di un cinghiale, animale totem. Sempre lì l’annuncio della guarigione, dopo la terapia intensiva. «Cosa mi ha lasciato? Molti strascichi, dolori muscolari, il dover essere monitorato costantemente per i polmoni. Pure cose positive. Quando mi hanno tolto il

tubo ho dovuto reimparare a respirare. Il primo sorso d’acqua come la cosa più buona dell’universo. Per quanto banale, è vero che le frasi si riempiono di senso. Anche solo chiedere: come stai?».

Padovano, 51 anni, due libri all’attivo (La guerra dei Bepi e Pojana e i suoi fratelli), sognava di volare. «Volevo fare il pilota. Ho fatto l’istituto tecnico areonautico, poi l’Accademia a Pozzuoli, allievo di complemento, quasi due anni in divisa». Il teatro, invece, non l’aveva previsto. «Padre operaio, madre casalinga e sarta, io uno dei primi laureati. Non mi sembrava realistico. Ho iniziato per curiosità all’università, studiavo lingue moderne. Pensavo fosse noioso. Che fosse divertente. l’ho capito grazie a Dario Fo». Ora si dichiara con orgoglio teatrista. «Come diceva uno dei miei primi maestri. Non vedo l’ora che i teatri riaprano. Sono realtà da sostenere». È sul set della seconda stagione della serie Petra, di nuovo ispettore Antonio Monte. «Maria Sole Tognazzi al primo provino ha detto: è lui. Mi ha difeso, sarebbe stato preferibile qualcuno di più famoso. Con Paola Cortellesi, ci siamo trovati, un’amicizia non sdolcinata». E anche il cinema lo cerca: L’incredibile storia dell’isola delle Rose, La belva. «Ci sono arrivato grazie a Andrea Segre, un amico, anzi fratello, per Io sono Li. Tra poco il nuovo film, una guerra tra fratelli ambientata a Venezia». E lo vedremo ne Il divin Codino, fa il padre di Baggio. «Un padre che conosco bene, molto veneto, che ti vuole bene non vede l’ora di vederti trionfare ma non te lo dice mai. Mio papà era più sorridente, ma il nucleo è quello».

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