da: https://it.businessinsider.com/ - di Michela De Biasio
Chi sono i preti Youtuber e cosa fanno?
Fra i canali religiosi più seguiti in Italia quelli di Don Alberto Ravagnani, o di Don Luigi Maria Epicoco,… ma insieme a loro anche tanti altri sacerdoti o suore che hanno scelto questo mezzo per condividere preghiere, riflessioni e attività di evangelizzazione. Non solo messe o il commento del Vangelo della domenica, ma anche temi di teologia meno conosciuti e resi fruibili dal grande pubblico.
Un fenomeno acuito dalle chiusure e dalle restrizioni imposte dal lockdown, che per tanti però era già iniziato molto tempo prima. Come nel caso del canale “Comunicare il sorriso di Dio”, di don Giovanni Benvenuto, parroco in due parrocchie a Sestri Ponente, attivo su YouTube da aprile 2018.
“Come sacerdote la comunicazione per me è fondamentale” dice don Giovanni “Per mestiere, la nostra mission è comunicare il Vangelo. Questi video sono un mezzo per farlo oltre le omelie, gli incontri, le riflessioni nei gruppi… Youtube, così come gli altri social, ha un suo linguaggio, che richiede che il proprio messaggio, anche se secolare e ormai consolidato, venga strutturato in un modo nuovo. Anche la messa, per quanto sia una celebrazione codificata, se trasmessa su YouTube richiede che venga fatta tenendo conto dello strumento che si sta usando, ricordarci che non siamo in presenza e che serve qualcosa in più, e di diverso per coinvolgere e supplire la distanza fisica. Una consapevolezza che sta crescendo anche tra i miei colleghi.”
Relazioni digitali: la forza del dialogo su Youtube
In tempi più recenti invece, durante la seconda ondata di contagi dovuta al Coronavirus è partito il canale Scherzi da Preti, di Don Manuel Belli, della Parrocchia di Madone (Bergamo). Uno spazio non solo di comunicazione all’esterno ma anche di dialogo interattivo con il pubblico.
“Con la nascita del canale ho iniziato a ricevere centinaia di messaggi. Persone che mi scrivono da tutta Italia per raccontarmi le loro storie, spesso ferite, e che mi chiedono di pregare con loro.
L’idea che mi sono fatto è che ognuno a casa sua non si senta forzato o giudicato. Si crea un contesto di libertà e informalità, in cui uno può scegliere davvero liberamente di ascoltare e anche di rispondere, senza che ci sia qualcuno in cattedra che parla. Questo libera molte energie interiori e stimola l’avvio di nuove relazioni.”
Youtube quindi come mezzo di riflessione e che, per Don Manuel, apre “spazi di interiorità”.
“Durante la pandemia abbiamo visto che la prima cosa che abbiamo saputo fare è stato trasmettere messe. Ma tolte queste funzioni, i fedeli hanno una capacità di raccoglimento o di riflessione interiore? Raggiungendo le persone nelle loro case, anche senza parole o gesti codificati si possono aprire spazi di spiritualità e interiorità che altrimenti non si sarebbero creati.”
L’importanza dei contenuti e della forma
Dello stesso parere è un veterano di YouTube, Don Gaetano Amore (Don Gaetano Luca), il parroco pilota che della Parrocchia Matrice di Polignano a Mare ogni giovedì pubblica un video ad hoc su temi e riflessioni sul Vangelo, studiando con attenzione non solo i contenuti ma anche la forma dei suoi video. Per Don Gaetano, che sta per lanciare sul suo canale una nuova serie sul tema del cambiamento, la comunicazione della Chiesa oggi non può esimersi dal conoscere e saper usare tutti gli strumenti a disposizione.
“Youtube è un mezzo di comunicazione che ci permette di trasmettere messaggi complessi in modo semplice e diretto. Un potenziale che io chiamo “mediastatico”, e che consente alla Chiesa di arrivare anche a soggetti magari disinteressati o lontani. Una possibilità che va sfruttata prestando cura a ciò che si decide di condividere, senza scadere in semplificazioni o riduzioni solo per avere più like.”
I
rischi
“Il lockdown ha avvicinato la Chiesa al mondo dei Social Media, spesso troppo demonizzati perché ritenuti travianti della missione religiosa, colpevoli di aumentare il rischio di un desiderio di fama e di promozione di sé stessi, che ovviamente non si sposa con il lavoro di un sacerdote” continua Don Gaetano.
Sia dall’esterno che dall’interno della Chiesa, questa è una delle critiche più frequenti che vengono fatte ai religiosi che comunicano attraverso YouTube, che come tutti gli altri non sono esenti da attacchi. A volte moralistici sul fatto che i video siano solo un mezzo per cercare la fama, e non per pregare. In altri casi invece derivanti da un dissenso sui contenuti stessi.
“Se tocchi i temi sensibili si scatenano gli animi”, dice don Manuel, che in qualche occasione ha provato a parlare di questioni complesse come omosessualità o vaccini.
“Io però sono favorevole al dialogo, non penso che limiti il potenziale della diffusione di questo messaggio. In tanti ci siamo lanciati sul digitale durante la pandemia. Ora tutta la Chiesa in generale dovrebbe riflettere sugli sviluppi futuri: cosa succede usando YouTube? Dove stiamo andando? È una vera e propria sfida quella che abbiamo di fronte.”
Non solo Youtube, anche TikTok: da Hermana Claudia a Don Roberto Fiscer
Oltre a Youtube, anche TikTok ha aperto tante possibilità di comunicazione video ai religiosi. Contenuti brevi, musica, filtri… in 60 secondi o meno, andando oltre i balletti o le parodie, troviamo temi e riflessioni complesse, attraverso gli strumenti e i linguaggi leggeri del social che ha spopolato durante il lockdown, soprattutto tra i giovani.
Come nel caso di Don Roberto Fiscer, 201.700 follower e 4,6 milioni di like, che nei suoi video racconta di quando era un ultras e un dj, mentre poi ha trovato la fede, o di Suor Claudia (Hermana Claudia), 124.300 follower e 1,6 milioni di like, che balla, canta e prega insieme a chi la guarda.
Suor Claudia è argentina, ma vive in Italia da 4 anni, e fa parte della congregazione delle Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e perpetuo soccorso. Durante il lock down ha iniziato a fare i suoi video un po’ per caso.
“Non mi aspettavo tutte quelle visualizzazioni, non pensavo di star facendo qualcosa di importante… ho iniziato per caso, per amici e parenti. Da quando sono in Italia il mio lavoro è diventato più di tipo amministrativo, e mi mancavano un po’ le attività di evangelizzazione. TikTok mi è sembrato uno strumento per farlo con gioia: c’è la musica, si canta, si balla… e poi lo usano soprattutto i giovani, che secondo me hanno bisogno di essere accompagnati e sostenuti, soprattutto oggi.”
Social e video quindi come strumenti per evangelizzare e per rendere accattivante la propria fede e le proprie riflessioni su di essa. Mezzi per unire le persone anche al di fuori dalle mura fisiche delle chiese, andando oltre le strutture e le regole classiche della preghiera. Canali differenti, utilizzati con la speranza di di amplificare il bacino d’utenza di un’istituzione in crisi ormai da tempo. Luoghi digitali dove ovviamente a fare da padrone sono i contenuti di soggetti carismatici, con una grande capacità di comunicare e interessare.
I contenuti video presenti su Youtube e TikTok oggi dal mondo religioso sono i più diversi: da video colorati e divertenti a preghiere raccolte… a scelta libera di ognuno.
Questo fenomeno ha stimolato un dibattito rispetto a cosa poterebbe o non potrebbe fare su questi social coloro che hanno deciso di prendere i voti. Che per ora però non ha mai creato nessun limite ai diretti interessati.
In
fondo, anche se con modi e linguaggi diversi, la Chiesa ha sempre diffuso il
proprio messaggio su tutti i canali di comunicazione a disposizione, sin dalla
loro nascita. Ascoltando le parole
dirette dei religiosi che usano questi canali, gli spazi del web non si
propongono n’è come luoghi in cui stravolgere questo messaggio n’è come
sostitutivi degli spazi fisici della fede, ma come una dimensione alternativa
in cui chi ha le capacità per parlare i linguaggi richiesti può cercare di
portare i propri temi e trovare nuovi ascoltatori.
Nessun commento:
Posta un commento