da: Il Fatto Quotidiano
Ammucchiata. Classica definizione per un governo che mettesse insieme destra, centro e sinistra, europeisti e antieuropeisti, flat tax e patrimoniale, porti chiusi e aperti, un nove volte prescritto e gli abolitori della prescrizione, un corruttore seriale e gli autori della Spazzacorrotti, un frodatore fiscale e i fautori delle manette agli evasori, propugnatori dei sussidi e avversari del Sussidistan, Confindustria e quelli del Reddito di cittadinanza-salario minimo-decreto Dignità, autori dei Dpcm e nemici dei Dpcm, partigiani anti-dittatura sanitaria e dittatori sanitari, “chiudere tutto” e “riaprire tutto”, ambientalisti e cementificatori, Greta e Attila, No Triv e trivellatori, No Tav e partito dei cantieri, antimafia e Dell’Utri-Cosentino-Giggino ’a Purpetta. Ma ora si chiama “unità nazionale” e “salute pubblica”. Draghi è come Dash: lava più bianco.
Bibitaro. Luigi Di Maio prima dell’avvento di Draghi. Ora invece è “il ministro che ha svolto un lavoro di raccordo proficuo nel preparare un governo Draghi spesso sfuggito ai media” (Gianni Riotta). Quindi non erano bibite: era Dom Pérignon Rosé Vintage 2000.
Compravendita. Se a Conte mancano quattro voti al Senato per la maggioranza assoluta dopo la fiducia di tutto il Parlamento e spera in quattro voltagabbana spaventati dalle urne, è “compravendita”. Se Draghi trova interi partiti voltagabbana spaventati dalle urne per far nascere il suo governo, è “salvare il Paese”.
Crisi. Se un governo lavora meglio del resto dell’Ue su Covid, vaccini e scuola, strappa 209 miliardi di Recovery e poi viene fatto esplodere da un kamikaze col 2%, la colpa non è del kamikaze col 2%: è del governo fatto esplodere, cioè delle vittime. E si chiama “fallimento di Conte” e “crisi di sistema” (Cacciari&Giannini).
Faccia (ci mettiamo la). Espressione salviniana che sta per “mettiamo il culo su un paio di poltrone perché abbiamo la faccia come il medesimo”.
Fascisti, antieuropei, populisti, razzisti, sovranisti. Sono la Lega e FdI secondo il Pd, LeU, Iv e Stampubblica. Ma se vanno con Draghi, scatta l’amnistia: “In 24 ore Salvini è diventato europeista!” (Orlando). Non è la sinistra che deve vergognarsi di governare con lui: è lui che è diventato buono. Ora può salire sulla nave di Carola a prendere il sole con Delrio, Orfini, Fratoianni e Faraone. Fino al prossimo sbarco.
Generali. “Non si cambiano i generali in guerra”, disse sette giorni fa Mattarella. Ora li cambia tutti: o la guerra è finita, o “i tedeschi si sono alleati con gli americani” (Sordi, La grande guerra).
Incoerenza. Pd e LeU che dicono “mai con Salvini” e poi ci vanno. Il M5S che dice “mai con B.” e poi ci va (e viceversa). La Lega che dice “mai con Pd e M5S” e poi ci va. Tutti classici modelli di incoerenza. Ma non se c’è Draghi. “Che populisti nazionalisti di M5S e Lega maturino verso posizioni raziocinanti, progressiste, europee è un bene per il Paese. Maturare è la miglior virtù in politica, pessimo intignare negli errori per falsa ‘coerenza’. Non irrideteli, ma spronateli sulla giusta strada” (Riotta). La libera stampa è pregata di sostituire “incoerenza” con “falsa coerenza”, “bene per il Paese”, “virtù”, “giusta strada”.
Incompetenti. Tutti i ministri dei governi non-Draghi. Ma, se gli stessi emigrano nel governo Draghi, diventano premi Nobel ad honorem. Per contagio.
Migliori (governo dei). Il segnale convenuto sarà Giggino ’a Purpetta che fa la dichiarazione di voto per la fiducia a Draghi.
Mes. Prima a non volerlo erano quei puzzoni di Conte, 5S, Lega e FdI (oltre a tutta l’Ue). Ora pare non lo chieda neppure Draghi. Ma il suo modo di non chiederlo è ben diverso da quello degli altri: un no europeista, molto tecnico.
Paletti. Avete più sentito parlare di prescrizione, Servizi, Mes, Ponte, task force, 4 ministeri, Boschi, Bellanova, via Gualtieri, Bonafede, Azzolina, Arcuri, Tridico, Parisi, Benassi? Ecco, appunto.
Programmi. Un tempo si diceva: prima i programmi, poi le formule e i nomi. Errore, prendere nota: prima i nomi e le formule, poi i programmi, se resta tempo.
Ritardi. Se Iv dal 5 dicembre a oggi blocca il Recovery Plan da presentare il 30 aprile, “Conte è in ritardo col Recovery”. Se le consultazioni di Draghi vanno a rilento per due o tre giri e il Recovery Plan non se lo fila nessuno, niente fretta. Anzi, siamo in anticipo.
Spread. Conte lo ereditò a 237 punti (1.6.2018) e lo lascia a 105 (3.2.2021), ma nessuno se ne accorse. Con Draghi è sceso da 105 a 98 e tutti gridano al miracolo (“Spread verso quota 50”, arrotondando un po’). Il famoso spread intermittente.
Trasformismo. Se Conte e i 5Stelle governano prima con la Lega e poi con Pd e LeU, è “trasformismo”. Se Draghi governa contemporaneamente con 5Stelle, Lega, Pd e LeU, è “coesione”.
Vulnus democratico. Sinonimo di Conte, reo di essersi confrontato col Parlamento 37 volte in 16 mesi e di aver fatto il Recovery Plan in 19 riunioni fra i ministri. Ma ora, con un governo nato sul Colle all’insaputa del Parlamento e un premier mai indicato da alcun partito, da appoggiare al buio, “prendere o lasciare”, il vulnus è sanato.
Zingaretti.
Segretario del Pd inviso ai Saviano e alle Concite in quanto troppo destrorso,
sbiadito, “ologramma” perché stava con i putribondi Conte&5Stelle anziché
con Enrico Berlinguer. Invece, ora che governa pure con Salvini, è Che Guevara.
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