da: Domani - di Giorgio Meletti
Per
dare un posto all’ormai ex premier, i giallorossi vorrebbero candidarlo nel
collegio dove già avevano paracadutato Padoan, poi fuggito a Unicredit dopo
poco più di due anni
Abbiamo
appreso dai libri
di scuola i fasti della “volpe del
deserto”, il generale tedesco Erwin Rommel che fu peraltro sderenato in Libia
insieme agli alleati italiani. Esattamente 25
anni fa Luigi Pintor sul Manifesto battezzò “volpe del Tavoliere” l’apparentemente astuto Massimo D’Alema: «Fa
ormai pensare a una
parodia, a un’involontaria presa in giro di sé e degli altri. Somiglia sempre
di più, con tutto il rispetto, a Peppino De Filippo». Adesso non ci resta che
conoscere la “volpe del
Chianti” che ha pensato di candidare Giuseppe Conte alle elezioni
suppletive della città del Palio. C’è infatti da scegliere il deputato per sostituire Pier Carlo Padoan,
che tre mesi fa ha preferito la presidenza
dell’Unicredit.
Non c’è conferma alle indiscrezioni, ma il
solo fatto che se ne parli ci costringe a fare i conti con un sistema politico trasformato in una specie
di videogioco, una sala Bingo dove le estrazioni sono continue. La posta in
palio non sono più gli interessi della nazione, o delle classi sociali, ma i
punteggi che ciascuna squadra accumula nei sondaggi e nelle tornate elettorali,
oltre , beninteso, a carriera e reddito dei singoli giocatori.
Perseverare nell’errore
Nel
caso della candidatura
di Conte a Siena, parlare di scollamento dalla realtà non è una
semplificazione. Sono i fatti presenti e passati che parlano e talvolta urlano.
Come già urla la sinistra senese, già
sul piede di guerra: Padoan humanum,
Conte diabolicum, dicono. «Ci trattano come un Mugello qualsiasi». In Toscana è
così. Il Mugello è periferia di Firenze e quindi un remoto altrove disprezzato
dai senesi per i quali già Monteriggioni - 20 chilometri da piazza del Campo -
è contado senza pregio. L’archetipo è Antonio
Di Pietro. Nel 1996 diventa ministro dei Lavori pubblici del primo
governo Prodi, subito dopo viene aggredito
da un’inchiesta farlocca e, anziché dichiararsi sereno in attesa della
Cassazione, si dimette. L’inchiesta si sgonfia e l’alleanza
dell’Ulivo lo rimette in pista
facendolo eleggere alle suppletive del
Mugello, 600 chilometri dalla sua Montenero di Bisaccia.
Alle politiche
del 2018 l’effetto Mugello colpisce Siena. Il segre- tario del Pd Matteo Renzi
impone la candidatura di Padoan.
Il ministro dell’Economia fa credere di
aver salvato il Monte dei Paschi dalla sua crisi disastrosa vaccinandola con
un numero imprecisato di miliardi pubblici.
Nel collegio uninominale il ministro salvatore
(romano) vince con 53mila voti contro il no-euro leghista
Claudio Borghi (milanese) che
si ferma a 47 mila. Incassata la vittoria,
Padoan giura agli elettori
senesi che andrà a Montecitorio (testuale)
«a promuovere l’occupazione e la
crescita inclusiva per ridurre le diseguaglianze».
Due
anni e mezzo dopo saluta come Alberto Sordi in I vitelloni («Lavoratori!...») e
promuove l’occupazione e crescita
inclusiva di sé facendosi cooptare
nel cda Unicredit . In più azzera
con un colpo deciso la diseguaglianza
tra il suo reddito e quello degli altri banchieri, che è anche questa una
forma di giustizia sociale, sia pure di dettaglio.
La
volpe del Chianti
Adesso la volpe del Chianti, probabilmente
un soggetto collettivo, pensa di usare
Siena come “laboratorio” della nuova alleanza Pd-M5s al cui leader autonominato
serve il lavacro elettorale. Il segretario
del Pd senese Andrea Valenti non ci sta a essere usato come laboratorio
degli affari di Conte e chiede che sia ri- spettata «la linea che il partito
locale segue da sempre: il candidato deve essere espressione del territorio». Territorio contro laboratorio? Subito
c’è chi fa notare che il candidato del
territorio a cui pensa Valenti è sé stesso,
ma questo capita in un partito in cui ci si vuole bene a pur di non litigare si
fa una scissione. Il vero paradosso è però che Conte è a piedi perché l’ha disarcionato Matteo Renzi. E nella provincia di
Siena, alle regionali del 20 settembre scorso, Italia Viva ha preso
7.917 voti, il
M5s 7.454. Con chi si allea la volpe del Chianti? Con l’unico partito che è
riuscito a prendere meno voti di Renzi. Il quale, verosimilmente, per fare un
nuovo sgambetto a Conte non esiterà a mobilitare le sue truppe animate dal
consigliere regionale Stefano
Scaramelli, ex sindaco
di Chiusi.
Tutto
per non candidare Gianni Cuperlo, unico senza poltrona
nell’esecutivo Pd, che alle elezioni
2018 rinunciò al seggio sicuro a Sassuolo, dando ragione alla protesta del Pd
locale contro i paracadutati. Poi gli
hanno promesso l’elezione suppletiva
al posto di Paolo Gentiloni e
alla fine hanno dato il posto al ministro dell’Economia Roberto
Gualtieri.
Poi gli hanno ripromesso e ritolto la candidatura a Siena. Dove, paracadutato per paracadutato, tra gli elettori toscani ancora rossicci se non proprio rossi, un uomo di sinistra come Cuperlo magari qualche voto in più lo prenderebbe.
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