da: https://it.businessinsider.com - di Carlotta Scozzari
Nel 2021 sono principalmente due le fonti di ricavo di una banca: la differenza tra interessi attivi e passivi e le commissioni. Ed è curioso notare come i due maggiori istituti di credito italiani, Intesa Sanpaolo e Unicredit, usino approcci differenti alla questione. Se, infatti, per il gruppo milanese guidato da Carlo Messina ormai da tempo le commissioni esercitano il peso maggiore all’interno della voce ricavi, quello che attende l’arrivo del nuovo timoniere Andrea Orcel continua a puntare sul margine d’interesse per spingere i proventi.
Il fatto è che, negli ultimi anni, complice il costo del denaro ai minimi storici, la forbice tra interessi e attivi e passivi che storicamente rappresentava la principale fonte di entrate della banca commerciale tradizionale si è compressa fortemente, spingendo in molti casi il settore del credito a cercare ricavi altrove.
Nel dettaglio, Intesa Sanpaolo, con riferimento al 2020, ha annunciato ricavi preliminari netti di 19.023 milioni, di cui 1.614 riconducibili a Ubi Banca, ottenuti principalmente grazie a 8.303 milioni di commissioni, mentre il contributo degli interessi netti si è limitato a 7.783 milioni (7.070 senza Ubi).
Escludendo l’apporto di 721 milioni della banca di Bergamo e Brescia, spiega Intesa in una nota, “le commissioni nette sono pari a 7.582 milioni di euro, in diminuzione del 4,8% rispetto ai 7.962 milioni del 2019. In dettaglio, si registra una diminuzione del 6,3% delle commissioni da attività bancaria commerciale e del 2,4% delle commissioni da attività di gestione, intermediazione e consulenza”, in cui rientrano i collocamenti titoli e la vendita di prodotti assicurativi e del risparmio gestito tipo polizze e fondi.
Nel complesso, i proventi operativi netti di Intesa sono passati dai 18.167 milioni del 2019 ai 17.409 milioni del 2020, escludendo l’effetto Ubi.
Anche Unicredit ha archiviato il 2020 con ricavi complessivi, per 17.140 milioni, in flessione rispetto al 2019, anno in cui la banca aveva realizzato 18.839 milioni di proventi. Soltanto che, a differenza della concorrente Intesa, all’interno della voce ricavi del 2020 il peso maggiore è ricoperto di gran lunga dagli interessi netti, pari a 9.441 milioni, quindi più importanti rispetto a quelli realizzati dal gruppo guidato da Messina, mentre le commissioni sono state inferiori, ossia di 5.976 milioni.
Nel 2020, spiega Unicredit in una nota, “il margine di interesse è calato del 6,3% anno su anno, principalmente per effetto dei tassi alla clientela più bassi e dei minori volumi, che riflettono il prudente approccio del gruppo, solo in parte compensato dall’effetto positivo del Tltro3 e del tiering”, vale a dire rispettivamente delle aste di liquidità a costi molto vantaggiosi organizzate dalla Bce e dell’esenzione parziale sui tassi negativi pagati sui depositi presso Francoforte.
Più in generale, nell’anno nero della pandemia, l’apporto di interessi netti e commissioni, insieme con gli altri proventi, ha condotto a un deciso ridimensionamento dei ricavi del settore bancario. Gli analisti di Dbrs Morningstar, prendendo in esame i numeri annunciati da Unicredit, Intesa, Banco Bpm, Mps e Bper, hanno calcolato per il solo ultimo trimestre del 2020 un calo annuo di poco più del 10% a 10,9 miliardi. “Nell’ultimo trimestre – notano gli analisti – gli interessi netti sono calati del 4,5% annuo e del 3,3% trimestre su trimestre, sotto pressione per i tassi bassi, mentre le commissioni sono scese del 3,2% annuo ma sono salite dell’8,7% su base trimestrale, sostenute dalla fase positiva degli investimenti e dalle attività di consulenza e gestione del risparmio”.
Uno studio del sindacato bancario della Uilca sui conti economici del 2020 dei dodici maggiori istituti di credito italiani ha messo in luce un calo annuo dei ricavi nell’ordine del 5,5%, da 52,44 a 49,56 miliardi, con gli interessi netti scesi del 2,8% da 24,54 a 23,84 miliardi e le commissioni giù del 3,9% da 20,81 a 20 miliardi. “I ricavi – sottolinea la Uilca – hanno evidenziato una diminuzione del 5,5%: calo importante, ma meno impattante rispetto alla contrazione della produzione che si è avuta in altri settori. Questo ha permesso ai consigli d’amministrazione di proporre alle assemblee la distribuzione di una parte degli utili agli azionisti”.
“Finora
– commenta Fulvio Furlan, segretario generale della Uilca – il sistema del
credito pare dia segnali di contenimento degli effetti negativi, ma bisogna
attrezzarsi con riforme adeguate a evitare situazioni pesanti quando l’attuale
momento sarà superato. In questo contesto, così complesso e incerto, il ruolo
delle banche è di particolare rilevanza per la tenuta economica, occupazionale
e sociale del Paese, quali soggetti al servizio di una crescita sostenibile e
di sostegno a territori, famiglie e imprese”.
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