Tra il dire e il fare...c'è di mezzo il mare. Valeva per Conte, che causa pandemia, compagnia de mal tra insema (M5S, Pd, Leu e Italia Viva prima che arrivasse il covid ma anche durante..) ed errori, inesperienze di Conte (ha un anno di tempo per colmarle) non ha fatto, o iniziato a fare, tutto ciò che aveva dichiarato. Vale per Draghi. Che in fatto di competenza ed esperienza abbonda ma....governare l'Italia è comunque altra cosa che governare Banca d'Italia e la BCE. Anche se ogni giorno dovevi "rintuzzare" i tedeschi e altri paesi U.E che ci consideravano (e continuano a considerarci) dei bucaioli.
da: Il Fatto Quotidiano - di Salvatore Cannavò
Diceva il Nerone di Petrolini: “Quando il popolo si abitua a dire che sei bravo, pure che non fai niente, sei sempre bravo”. Al posto del popolo mettete il 90 per cento del Parlamento, uno stuolo di giornalisti compiacenti e l’equazione regge lo stesso. Quello bravo è Mario Draghi, ma se si ha la pazienza di andarsi a rileggere il discorso con cui Giuseppe Conte inaugurò il suo secondo governo, si scoprirà che era bravo anche lui e che la distanza tra i due è invece misurabile in una diversa attitudine sociale: più legato al lavoro e ai diritti sociali Conte; più attento all’impresa Draghi. Se questo àncora il proprio governo a uno “spirito repubblicano”, l’ex avvocato del popolo si rifaceva a un “nuovo umanesimo” basato su principi “non negoziabili” saldamente allacciati alla prima parte della nostra Costituzione. A rigore istituzionale, insomma, sono almeno pari.
Sui temi Draghi deve concentrarsi sulla crisi pandemica, ancora inesistente nel settembre del 2019, ma egli stesso invita a guardare oltre. Sulla Scuola, ad esempio, sottolinea con forza “l’attenzione agli Istituti tecnici”, richiesta storica di Confindustria. Conte si dilungava invece sul diritto allo studio, sui costi per le fasce più deboli e sugli asili nidi,
assenti nel discorso di ieri. Su università e ricerca invece dicono circa le stesse cose: “Investire adeguatamente, puntando all’eccellenza, ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale” (Draghi); “La qualità della nostra ricerca, già eccellente, può e deve essere ulteriormente accresciuta anche attraverso un più intenso coordinamento tra centri universitari ed enti di ricerca” (Conte).Entrambi insistono sulla riforma della Pubblica amministrazione e la sua digitalizzazione. Anche sul terreno scabroso della Giustizia si legge che occorre “aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile” (Draghi) e che “il nostro Paese necessita di una riforma della giustizia civile, penale e tributaria, anche attraverso una drastica riduzione dei tempi” (Conte, il quale aggiunge la riforma del metodo di elezione del Csm – Palamara doveva ancora arrivare, ndr –, ma anche una preoccupazione per la lotta alla mafia, che Draghi non cita mai).Di Draghi si dice che è il miglior governo sull’Ambiente, anche se si è limitato solo ad alcuni slogan, a parte il riferimento a Papa Francesco. Conte parlava già a fine 2019 di “transizione ecologica”, riferendosi al Green New Deal, “riconversione energetica, fonti rinnovabili, biodiversità dei mari, dissesto idrogeologico ed economia circolare”. E indicava subito lo stop alle trivellazioni come impegno immediato. Quasi simili sul Mezzogiorno: “Capacità di attrarre investimenti privati, creare lavoro, irrobustire le amministrazioni” (Draghi); “Banca pubblica, investimenti, capitale fisico umano e sociale, zone economiche speciali, Fondi europei di sviluppo e coesione” (Conte). Identici sul Fisco: “Ridurre gradualmente il carico fiscale preservando la progressività; rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale” (Draghi). “Graduale rimodulazione delle aliquote a sostegno dei redditi medio-bassi, in linea con il fondamentale principio costituzionale della progressività della tassazione” (Conte, che segna qui la sua differenza sociale: “Il nostro obiettivo è ridurre le tasse sul lavoro a totale vantaggio dei lavoratori e individuare una retribuzione giusta”). Quando parla di lavoro, Draghi si limita a citare le “politiche attive”, l’assegno “di riallocazione” e il personale per i centri per l’impiego.
Draghi vincola il governo all’Europa? Conte aveva detto che “l’Italia sarà protagonista di una fase di rilancio e di rinnovamento dell’Unione” e che “l’interesse nazionale sarà rafforzato se le istituzioni dell’Ue e la sua coesione interna ne usciranno rafforzate”. Pressoché analoghi gli impegni sulle migrazioni: rigore sui rimpatri, accoglienza ai richiedenti asilo, patto di Dublino. E poi si arriva alla tanto decantata svolta atlantica di Draghi come se l’Italia nell’ultimo anno e mezzo si fosse iscritta al Cominform. Eppure Conte aveva indicato chiaramente “tre assi fondamentali”: Unione europea, relazioni transatlantiche, con il corollario della nostra appartenenza alla Nato, “e l’imprescindibile legame con gli Stati Uniti e la stabilizzazione e lo sviluppo del Mediterraneo allargato”. Anche i rapporti con India, Russia e Cina, aveva aggiunto, devono essere “compatibili con la nostra vocazione euro-atlantica”.
Il
binomio “bravo” e “incompetente”, come si nota, è solo propaganda. Basti
pensare al Recovery Fund che Draghi non intende riscrivere, ma solo
“approfondire e completare” perché i progetti costruiti finora sono di “alto
livello”. Appunto. Lo farà, però, da solo, con i ministri fidati che si è
scelto lui. E alla fine, la sostanza è tutta qui.
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