da: Plus 24 Il Sole 24 Ore - di Gianfranco Ursino
Dai disguidi informatici alle modifiche unilaterali Ecco i disservizi che con il trasloco del conto sono sempre più frequenti
Il dado è stato tratto esattamente un anno fa. A lanciarlo è stata Intesa Sanpaolo il 17 febbraio 2020 con l’annuncio dell’offerta per l’acquisto di Ubi Banca. Un’operazione tra istituti di prima grandezza, che ha dato la spinta decisiva all’avvio dell’atteso risiko bancario tricolore. Una partita che nelle prossime settimane entrerà sempre più nel vivo, con milioni di clienti che saranno “costretti” a cambiare banca.
Il triangolo Ubi, Bper e Isp
Ad aprire le danze il weekend (19-21 febbraio) con il passaggio di 620 filiali di Ubi a Bper, insieme a 5.107 dipendenti e 1,4 milioni di clienti. A seguire, nel fine settimana del 10 e 11 aprile, sarà la volta della migrazione di altri 2,8 milioni di clienti delle 622 filiali ex Ubi che resteranno a Intesa Sanpaolo. Una lunga e delicata procedura di trasferimento che dovrebbe terminare a fine giugno, con il perfezionamento del trasferimento di altre 33 filiali e relativi clienti di Intesa Sanpaolo a Bper. Tutto seguendo le indicazioni e sotto il controllo dell’Antitrust.
Anche altri istituti di spicco del panorama bancario italiano sono pronti a fare le loro mosse nel processo in corso che porterà al consolidamento del settore: Mps, BancoBpm e UniCredit sono i nomi più gettonati come possibili prede/cacciatori. Credit Agricole è ormai a un passo dell’acquisto del Credito Valtellinese. E altre fusioni di banche minori sono sulla rampa di lancio.
Le ricadute sui clienti
Milioni di italiani, quindi, saranno coinvolti in un maxi-trasferimento di clienti da banca a banca, con cambi delle coordinate delle bancarie (Iban) che sono ormai gestiti in automatico dalle stesse banche e non dovrebbero, in teoria, creare alcun disservizio. Nella realtà, però, con le migrazioni dei conti dei clienti da un sistema informatico all’altro, i problemi tecnici sono sempre dietro l’angolo, con gravi disagi per la clientela, derivanti dall’impossibilità di accedere al conto, anche solo a singhiozzo, per lunghi periodi di tempo. Ben oltre il classico migration weekend che in genere le banche annunciano di utilizzare per integrare programmi e procedure informatiche e far confluire tutti i clienti su un’unica piattaforma post fusione.
I casi di prolungati malfunzionamenti in passato sono stati diversi, con i disservizi più clamorosi che hanno determinato il blackout totale del conto per diverse settimane, con i clienti che per tutto il periodo del blocco non potevano movimentare le proprie disponibilità economiche. Con tutte le criticità che ne conseguono: dall’impossibilità di fare la semplice spesa di tutti i giorni, al dare disposizione per un bonifico, fino a passare un ordine di disinvestimento sui mercati finanziari dove anche pochi secondi possono determinare differenze abissali di rendimento.
Carta canta
Il primo consiglio, a coloro che saranno coinvolti in un trasloco di conto da banca a banca, è quindi quello di detenere in prossimità del change-over un po’ di disponibilità liquide in più rispetto al solito e di fare una fotografia e stampare la situazione dei propri conti il giorno prima dell’annunciata messa in fuori servizio.
Un eccesso di zelo che aiuterà a stare più tranquilli, qualora dovesse succedere di ritrovarsi azzerato per errore il proprio conto alla riapertura del servizio con la nuova banca. Un caso limite che in passato è successo in qualche occasione, anche se è bene precisare che alla fine le somme depositate sono state sempre ripristinate più o meno tempestivamente. Disguidi, ma anche comportamenti poco “fair” da parte delle banche, che creano un disservizio nell’utilizzo delle carte di pagamento, per i prodotti d’investimento e le stesse polizze assicurative vendute allo sportello.
La proposta di plus24
Ad oggi per ottenere un risarcimento per i disagi subiti, il cliente deve inoltrare reclamo all’istituto e sperare che venga accolto e poi eventualmente rivolgersi agli arbitri Consob (Acf) o Banca d’Italia (Abf) per le loro specifiche competenze.
Ma per un cliente che reclama, come minimo in mille sopportano, ignari o rassegnati, i disguidi senza protestare, anche per non avventurarsi in tortuosi iter procedurali. Nel settore bancario non c’è una carta dei servizi con risarcimenti proporzionati al disservizio arrecato, che in genere scattano nei servizi pubblici quando non vengono rispettati adeguati livelli di qualità predeterminati. Eppure il servizio prestato da un istituto di credito può benissimo rientrare in una nozione di servizio pubblico, perché è rivolto a una pluralità di soggetti obbligati per legge ad appoggiarsi ai servizi offerti dalle banche: basti ricordare, a solo titolo di esempio, l’obbligo di aprire un conto per accreditare stipendi e pensioni.
I
problemi comunque non sorgono solo in caso di fusioni tra i vari istituti di
credito. Il mancato rispetto dei tempi previsti, per un intoppo del sistema
informatico o altro, in banca è sempre più frequente. Basta monitorare Downdetector,
un portale web che registra rallentamenti e malfunzionamenti dei siti web in
tempo reale. Le banche e Poste Italiane sono spesso tra le prime in questa
poco lusinghiera classifica. E in attesa di un’auspicata carta dei servizi
bancari, al cliente non resta che reclamare.
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