Colui che con la sola "imposizione delle mani" salverà l'Italia: Draghi, ha iniziato con il manuale Cencelli. Non si sa, al momento, quanto di questo manuale da prima repubblica sia stato usato da Draghi quanto da Mattarella.
Di certo, né Draghi né Mattarella hanno considerazione di Platone che diceva: "non conosco una via infallibile per il successo, ma una per l'insuccesso sicuro: voler accontentare tutti.
Ho
però l'impressione che agli "autorevoli analisti politici" che
stanno leccando il culo a Draghi da giorni sfuggono alcuni particolari.
Che invece notano coloro che hanno una qualche dimestichezza con logiche e
dinamiche aziendali.
Iniziamo da una di quelle scelte da manuale Cencelli che sono apparentemente stupefacenti (seppure fatte senza uso di additivi chimici). Quella di Orlando al ministero del Lavoro. Chi lo ha voluto: Draghi o Mattarella? E in base a quale expertise (per usare un inglesismo caro ai draghiani)? Sarebbe stato più logico Giovannini. Ma Giovannini – parte tecnica del governo Draghi – è ministro delle Infrastrutture. Già....
Andiamo
avanti....
È indubbio che le "scelte" dei politici – se viste con la "pancia" – hanno un che di lassativo, ma gli ignorantelli in circolazione, tra cui svettano parecchi del M5S – giornalisti inclusi – farebbero meglio a rileggersi o a leggere la seconda versione del PNRR o attendere la versione riveduta e corretta da Draghi prima di gridare al: abbiamo perso certi ministeri, ci hanno ridimensionato, ci hanno preso per il sedere (Grillo e Draghi).
Premesso che, bisognerà attendere di capire quale sarà la governance del PNRR, mi pare inverosimile che l'attuazione di tale piano non veda coinvolti i ministeri. Pertanto...
Se sto all'ultima versione del PNRR, osservo che i ministeri/ministri più coinvolti nel Recovery Plan, non solo nella stesura, ma nella realizzazione, sono tra i tecnici, cioè la parte "nobile" del governo Draghi. Ad esempio, guarda un po': Infrastrutture, cioè Giovannini. E questo mi spiega, forse, perché non sia stato nominato ministro del Lavoro. Sia chiaro, anche il Lavoro è impattato dal Recovery Fund, ma indirettamente, in base alle scelte che si spera innovative e funzionali di altri settori. Quanto meno...voglio sperare che questo sia stato il ragionamento di Draghi.
Ma oltre ai tecnici che la fanno da padrone nel Recovery Plan, c'è anche un ruolo per alcuni politici. Cioè una parte del manuale Cencelli.
Prendiamo Brunetta. Non mi risulta abbia rivoluzionato la pubblica amministrazione, ergo: c'era di meglio. Di certo, tra i tecnici. Ma finirà sotto il "cappello" di Colao perché suo è il progetto Digitalizzazione. La Pubblica Amministrazione è un di cui. Brunetta sarà l'assistant. Ma il process owner è Colao.
Altro ministero impattato dal Recovery Plan è quello delle Politiche Giovanili dove c'è Fabiana Dadone del M5S.
Altro ministro coinvolto attivamente sarà Stefano Patuanelli, uno dei pochi maturi, seri, politici del M5S. Rispetto all'incarico precedente (MISE), è apparentemente un passo indietro, ma sarà parte attiva nel Recovery Plan e lavorare con Cingolani gli consentirà di acquisire ulteriori competenze ed esperienza gestionale.
Il M5S ha perso il MISE. Ma potrebbe non rivelarsi una disgrazia. Vediamo che farà – entro i limiti, le linee imposte da Draghi – Giorgetti. Di certo si troverà parecchi dossier scottanti che non potrà gestire con slogan salviniani e altrettanto certamente - a meno che SantoDraghi non si smentisca – le sue azioni non potranno essere incoerenti rispetto al PNRR. Per dirla con un famoso detto: non è tutto oro quel che luccica.
Conclusione: guardare al
di là del proprio naso, alle prime apparenze. E se quello che si vede non è quello che ci si aspetta non
resta che staccare la spina.
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