da: Lettera 43
Yara
Gambirasio, è scontro Alfano-procura
Il
ministro annuncia il fermo. La procura: «Avremmo preferito massimo riserbo». Scoppia la polemica tra Alfano e i
pm.
di Gabriele
Lippi
L'ha annunciato con grande soddisfazione.
'Ignoto 1', ora, ha un volto e un nome: «Abbiamo trovato l'assassino di
Yara Gambirasio». Ma solo 24 ore dopo, il ministro
dell'Interno Angelino Alfano ha dovuto incassare il rimprovero della procura di
Bergamo che indaga sull'omicidio della ragazzina di Brembate di Sopra.
«TUTELARE L'INDAGATO». «Era intenzione della procura mantenere il massimo riserbo», ha spiegato il giorno dopo il procuratore Francesco Dettori, e invece lunghi anni di lavoro da parte degli inquirenti gettate in pasto ai media alla prima occasione buona.
«Questo anche a tutela dell'indagato in
relazione al quale, secondo la Costituzione, esiste la presunzione di
innocenza».
ALFANO: «NON HO FORNITO DETTAGLI». Immediata la replica di Alfano: «Non
credo
che il procuratore ce l'avesse con me, in quanto non ho dato nessun dettaglio
piuttosto si dovrebbe chiedere chi ha inondato i mass media di una quantità
infinita di informazioni e dettagli. E certamente non è stato il governo». Per
il ministro dell'Interno, poi, «l'opinione pubblica aveva comunque diritto di
sapere e ha saputo».ALFANO: «NON HO FORNITO DETTAGLI». Immediata la replica di Alfano: «Non
Dalla definizione di assassino alla
presunzione di innocenza
Ma se il 17 giugno Alfano è sembrato
tornare leggermente sui suoi passi, ribadendo di credere profondamente nel
principio della «presunzione di innocenza», appena un giorno prima era stato
molto più tranchant nel chiamare «assassino» Bossetti, un uomo contro il quale
esistono gravi indizi di colpevolezza, certo, ma che deve ancora essere
sottoposto a tre gradi di giudizio prima di poter essere definito colpevole.
«EFFERATO ASSASSINO». «Ringraziamo tutti, ognuno nel proprio ruolo, per l'impegno massimo, l'alta professionalità e la passione investiti nella difficile ricerca di questo efferato assassino che, finalmente, non è più senza volto».
«EFFERATO ASSASSINO». «Ringraziamo tutti, ognuno nel proprio ruolo, per l'impegno massimo, l'alta professionalità e la passione investiti nella difficile ricerca di questo efferato assassino che, finalmente, non è più senza volto».
«IN ITALIA CHI DELINQUE VA IN GALERA». E
ancora: «L'Italia è un Paese dove chi uccide e chi delinque viene arrestato e
finisce in galera», ha tuonato Alfano, una dichiarazione molto lontana del
garantismo di cui si è sempre detto portatore, ma che evidentemente non vale
allo stesso modo per tutti. «Può passare del tempo o può finirci subito. Ma
questo è il destino che attende i criminali. Oggi, due successi che dedichiamo
ai familiari delle vittime e agli italiani onesti».
Buona pubblicità dopo brutte figure
Un spot per il ministro Alfano che nel
recente passato ha già vissuto momenti pessimi sotto il profilo mediatico, come
quelli legati al caso Shalabayeva,
alla latitanza di Marcello Dell'Utri
e alle resistenze fatte contro le
dimissioni di due esponenti di spicco del Nuovo centrodestra
coinvolti in casi giudiziari: l'ex ministro Nunzia De Girolamo e l'ex sottosegretario Antonio
Gentile.
UN'OCCASIONE O UN BOOMERANG. Insomma, dopo
tanta cattiva pubblicità e un risultato deludente alle Europee (4,4% e soglia
di sbarramento superata per il rotto della cuffia), Alfano ha pensato di
passare alla cassa alla prima occasione. Una mossa che però potrebbe presto
rivelarsi un boomerang.
IL MINISTRO RISCHIA NUOVE CRITICHE. La procura ha già espresso la sua contrarietà a un utilizzo mediatico spregiudicato di tutta la vicenda, e il ministro ha dovuto raddrizzare parzialmente il tiro. Ma nuove critiche potrebbero presto arrivare nei confronti del ministro dell'Interno, e il picco di popolarità, in quel caso, si esaurirebbe presto.
IL MINISTRO RISCHIA NUOVE CRITICHE. La procura ha già espresso la sua contrarietà a un utilizzo mediatico spregiudicato di tutta la vicenda, e il ministro ha dovuto raddrizzare parzialmente il tiro. Ma nuove critiche potrebbero presto arrivare nei confronti del ministro dell'Interno, e il picco di popolarità, in quel caso, si esaurirebbe presto.
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