martedì 3 giugno 2014

Renzi e il taglio di 150 mln alla Rai: sindacati, “sciopero preventivo” in “sciopero bianco”


L’”uomo solo al comando”: Matteo Renzi, che ha preso il 40% dei voti alle elezioni europee del 25 maggio, cioè 2,5 mln di voti in più rispetto a quanto il Pd prese nel febbraio 2013, in qualità (vabbè..si fa per dire) di principale azionista di maggioranza della Rai, azienda di cosiddetto servizio pubblico oggetto di spartizione politica, ha detto che devono essere tagliati costi per 150 milioni.

Conseguentemente, succede che:
1. I sindacati proclamano uno sciopero per l’11 giugno.
2. Il presidente del consiglio dichiara che è “umiliante” quest’astensione al lavoro
3. Il direttore generale della Rai dichiara al Corriere della Sera che “Questo sciopero è un errore. La Rai fa parte del sistema. Ci è stato chiesto un sacrificio, e noi lo faremo”.
4. L'Autorità di garanzia per gli scioperi nei servizi pubblici essenziali ha valutato come “Non conforme alla legge la proclamazione di sciopero dei sindacati dei lavoratori della Rai per il prossimo 11 giugno” perché per il 19 giugno è già stato indetto un altro sciopero da parte del sindacato Usb e la legge prevede che vi debba essere un intervallo di almeno dieci giorni tra uno sciopero e l’altro della medesima categoria.

5. Il segretario della Uil Angeletti ha replicato alle parole di Renzi affermando quanto segue: “È il peggiore amministratore delegato di un’azienda pubblica che io abbia avuto modo di conoscere. Da un rottamatore mi sarei aspettato una discontinuità nel trattare le cose della Rai. Invece ha chiesto una tangente, un pizzo, mi devi dare 150 milioni, il resto non mi interessa. Se vuoi ti suggerisco di vendere un pezzo o di ridurre la tua capacità produttiva. È un eccezionale uomo politico e un pessimo amministratore. Vendere RaiWay probabilmente è svendere un pezzo del patrimonio della Rai. Renzi ha preso una cantonata”.

Premesso che, per quanto riguarda il punto 4, basterebbe programmare lo sciopero tenendo conto dei dieci giorni obbligatori di intervallo, il senso di uno sciopero a giugno mi “sfugge”.

Che dei lavoratori decidano di scioperare per dei tagli lo trovo legittimo. Vale per lavoratori di altri settori, non vedo perché non debba valere per i lavoratori Rai. Trovo però singolare che si scioperi – diversamente da ciò che fanno lavoratori di altre aziende - prima che sia stato predisposto e presentato alle parti sociali un piano industriale che preveda dei tagli. Evidentemente, i sindacati Rai ritengono che Gubitosi e il cda controllato dai partiti, non siano in grado di fare un piano adeguato di riduzione dei costi che non svilisca l’azienda favorendo la concorrenza e non si riduca al solo taglio del personale. Che Renzi sia un pessimo amministratore delegato come sostiene il segretario della Uil Angeletti (solitamente più “morbido” rispetto a Landini e Camusso) mi sembra, quanto meno, prematuro.
Insomma, i sindacati - scarsamente incisivi in moltissime trattative e che fanno approvare accordi che i lavoratori gli infilerebbero per gli orifizi più stretti del corpo umano –, al solo sentire la parola ‘taglio’ hanno proclamato un’astensione dal lavoro. Uno “sciopero preventivo”. Tipicamente italiano.
Unica voce dissonante quella di Bonanni (Cisl) che non approva la decisione dello sciopero. Quella di dissociarsi dalle decisioni dei suoi colleghi sindacalisti è un’abitudine per il segretario della Cisl. Non passerà per questo alla storia per la sua lungimiranza….   

Ma ciò che ho trovato “strano” nel leggere la cronaca “concitata” della contrapposizione sindacati confederali-Renzi è la data dello sciopero: 11 giugno 2014. Certo. Non si poteva fare prima delle “intenzioni” di Renzi. Ma che senso ha fare scioperi quando….la Rai è già in “sciopero”?…
Gli abbonati Rai – io sono tra coloro che idiotamente non evade il canone – sanno che da metà maggio (al più fine maggio) fino a metà settembre (al più i primi giorni di settembre) l’azienda televisiva del cosiddetto servizio pubblico, che incassa oltre al canone anche la pubblicità, indice lo “sciopero bianco”.
Nel senso che, se accendi il televisore e schiacci un tasto del telecomando che corrisponde a uno dei canali Rai, ti appare qualcosa. Vedi persone che parlano, si muovono. Ma, di fatto, dal palinsesto televisivo scompaiono i programmi di approfondimento giornalistico, talk, fiction, talent show, che caratterizzano le reti nel periodo autunno-inverno e primavera. Sostituiti da repliche su repliche, versioni estive di dubbia “natura” di certi contenitori giornalieri, ecc..
Sia chiaro, prima che i Fazio e le Gabbanelli e altri mi facciano sciopero: hanno diritto di fare delle vacanze. Ma il canone che noi paghiamo è per dodici mesi, non nove. Ergo: alcuni programmi dovrebbero proseguire con altri conduttori oppure, si deve ridurre il periodo di ferie delle lautamente pagate star Rai, e “normalizzarle” a periodi più simili a quelli della maggioranza dei lavoratori italiani, pur tenendo conto del tipo di professione, delle caratteristiche del tipo di spettacolo che è la televisione, senza dimenticare, però, che la Rai dovrebbe essere l’azienda del servizio pubblico e che altri settori dello spettacolo (cinema, teatri, musica) non chiudono per tre mesi. Non ci capisce per quale motivo debba “chiudere” la Rai.

Quindi, poiché paghiamo una tassa per 12 mesi e non 9, quando ci restituiranno il rateo dei tre mesi di mancata programmazione televisiva? E che senso ha scioperare l’11 giugno quando la Rai è ormai in “sciopero bianco”?
Pertanto, sarebbe opportuno che l’”uomo solo al comando”, l’uomo del 40% alle elezioni europee, nonché amministratore delegato della Rai, correggesse le cifre dei tagli imposti: non 150 mln, ma 150 mln più il rimborso agli abbonati Rai in regola con il canone del rateo trimestrale di mancato servizio. Pubblico o commerciale che sia.
Sono certa che Renzi ha dimestichezza con i file excel e che calcolare un rateo trimestrale sia cosetta che fa in due minuti. Caso mai, mi “chiami”. Glielo faccio io il file e glielo invio.

Intanto, mi compiaccio con Renzi per aver reso Angeletti “stranamente incisivo” dal punto di vista dialettico. Gli riuscisse in altri ambiti e vertenze….Soprattutto, gli riuscisse per le vertenze che lo richiedono.

Nessun commento:

Posta un commento