da: Il Fatto Quotidiano
Civiltà Cattolica si iscrive ai “gufi”.
Il periodico critica l’idea renziana
di riforma del Senato. Adesso anche i Gesuiti saranno iscritti all’albo dei
mestatori anti premier?
I gesuiti di Civiltà cattolica cercano di insegnare a Renzi come si sta al mondo. Precisamente, nel mondo delle riforme costituzionali. Ora che la prestigiosa rivista – con l’addio di papa Francesco alle interferenze nelle politica italiana – non è più la longa manus di una Segreteria di Stato vaticana schierata con una delle fazioni partitiche, assume il ruolo di laboratorio di riflessione che guarda ai fatti del Paese dal punto di vista del ricco pensiero cattolico.
Un
articolo dedicato alla riforma del Senato, uscito prima delle elezioni, mette a
nudo la faciloneria con cui il governo sta affrontando un cambiamento estremamente
delicato della Costituzione.
Civiltà
cattolica non è contraria allo slancio riformistico di Renzi, anzi appoggia
chiaramente il superamento del bicameralismo perfetto e l’attribuzione alla
Camera dei deputati del potere esclusivo di dare la fiducia ai governi e di
votare la legge sul bilancio.
La
rivista, partendo dalla tradizione ultrasecolare del cattolicesimo politico,
considera anche con favore l’idea di dare voce alle “autonomie” e alla società
civile, ricordando che gli stessi costituenti in un primo momento pensavano ad
un Senato scelto per due terzi da esponenti delle categorie professionali e per
un terzo dai consigli regionali. Non se ne fece nulla.
Guardando
all’oggi e con uno stile chiaramente inteso a favorire una riforma, Civiltà
cattolica mette però in guardia dalla superficialità con cui Renzi e i
replicanti governativi, impegnati a ripetere i suoi slogan, affrontano tutta la
materia.
Ma
questo Senato diverso che cosa deve fare, è la domanda che pone la rivista?
“Forse la riforma dovrebbe chiarire meglio che la struttura del Senato è in
proporzione alle competenze e alle funzioni, altrimenti si crea un dopolavoro
degli amministratori locali”, scrive il notista politico padre Francesco
Occhetta. Il governo, aggiunge, avrebbe dovuto chiarire prima “quale
bicameralismo vuole e solo successivamente porre la questione della selezione
dei componenti”. Perché modificare il ruolo del Senato, spiega, tocca tutto il
sistema dei pesi e contrappesi del sistema costituzionale .
Sul
“costo zero” del Senato anche le menti gesuitiche più raffinate alzano le mani.
Rispetto a una demagogia da cortile padre Occhetta si limita a dire che è uno
“slogan”, suggerendo invece che al Senato potrebbero essere attribuite quattro
competenze precise: formazione e attuazione degli atti normativi dell’Unione
europea, approvazione delle leggi costituzionali, elezione del presidente della
Repubblica, elezione della maggioranza dei membri della Corte costituzionale.
Spostando
il peso maggiore sulla Camera dei deputati, ammonisce Civiltà cattolica,
l’Italicum (la legge elettorale partorita da Renzi e Berlusconi) non è
sostenibile. “Ogni sistema elettorale, che per favorire la governabilità
determinasse una torsione eccessiva a danno della rappresentanza, sarebbe
illegittimo”.
Quanto alla scelta dei senatori, la rivista trova ragionevole eleggerli insieme ai consigli regionali, in un listino separato dagli altri consiglieri regionali.
Quanto alla scelta dei senatori, la rivista trova ragionevole eleggerli insieme ai consigli regionali, in un listino separato dagli altri consiglieri regionali.
In
Francia, notava Civiltà cattolica a maggio – quando ancora il governo non aveva
proposto raffazzonatamente il cosiddetto “sistema francese” di elezione di
secondo grado da parte di una platea di sindaci, consiglieri regionali e
parlamentari – in Francia appunto hanno fatto un passo indietro: esiste
l’“incompatibilità tra senatori e presidenti di regioni e sindaci”. (Con il che
viene a cascare tutto l’impianto propagandistico del sistema proposto da
Renzi).
Anche
i gesuiti saranno accusati di essere “gufi”? Il premier farebbe bene a
lasciarsi prendere per mano e dedicare un paio di settimane ad una seria
riflessione costituzionale, superando la sua propensione ai diktat. Non sembra
questo il suo orientamento. L’unica sua idea è di rivolgersi a Berlusconi.
Nei
giorni scorsi è sorto il dibattito sul tipo di “cattolicità” del premier. Un
cattolico liberale? Un cattolico sociale? Disquisizioni gustose. Ma qualcuno
immagina Bettino Ricasoli, don Milani, La Pira e Dossetti sedersi a un tavolo
con un pregiudicato frodatore dello Stato per tracciare le linee portanti della
Costituzione?
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