da: Il Fatto Quotidiano
“Noi
abbiamo ubbidito agli ordini” ha gridato esasperato il fuciliere di marina
Girone, il 2 giugno scorso in un collegamento tv. Eppure nessuno sa quali
ordini, perché e da chi.
Ho
scritto e detto altre volte che molti ostacoli ci hanno finora separati dalla
realtà nella storia indiana. Il primo è il comportamento di tre governi
italiani (Monti, Letta, Renzi). Tutti e tre ci consigliano di tacere, per non
disturbare il loro assiduo e discreto lavoro, di cui non si ha traccia. Il
secondo è la mancanza di un chiarimento parlamentare: perché sei soldati
italiani in servizio erano su una nave privata? Era una concessione speciale,
una nuova politica, la risposta a una emergenza di cui nessuno è mai stato
informato? Il terzo è la versione ufficiale che il governo italiano, sulla base
del rapporto dei militari arrestati e di quelli a bordo restati liberi perché
non erano di turno. Ci deve essere per forza un documento del genere. E dunque
una posizione ufficiale dell’Italia, accusata di omicidio, davanti al mondo.
Qualcuno la conosce?
Noto
che la reazione dell’opinione italiana, ispirata da giornali e tv, e che
circola in Rete, è di due tipi: contro i due marò, ritenuti senz’altro
assassini e lasciati al
giudizio della giustizia indiana. E per i due marò nel
senso che sono eroi la cui liberazione viene richiesta subito con trombe e
bandiere. Nessuno ha spiegato al Parlamento o a noi che cosa hanno fatto il
governo uno, il governo due e il governo tre. Staffan de Mistura, l’inviato
speciale del governo italiano (governo uno), è stato licenziato bruscamente dal
governo tre dopo avergli fatto condividere per mesi il destino dei due militari
obbligati a restare in India, e senza alcuna spiegazione, non della politica di
prima, non di quella di dopo. Il perché l’Italia (una nave italiana protetta da
soldati italiani) abbia consegnato due militari italiani, in servizio e
vincolati da ordini, alla polizia di una parte fatalmente “avversaria” , resta
un mistero. Noi continuiamo a scuotere l’albero dell’immobilismo indiano, ma
nessuno ci ha detto con quali argomenti e seguendo quale strategia, l’Italia,
che li ha consegnati, li difende (se li difende).
L’opinione
pubblica italiana, dall’inizio della storia e fino a questo momento, ignora,
dunque, le seguenti cose: uno, perché quei militari italiani in servizio erano
a disposizione di un armatore privato e in viaggio nell’Oceano Indiano per lui?
Due, che tipo di accordo vi era fra governo italiano (ministro della Difesa) e
armatore privato? Tre, agli ordini di chi agivano i militari italiani, e con
quale relazione con il capitano della nave? Quattro: chi ha ordinato di
sparare? Quinto, anche il capitano di una nave riceve ordini, come abbiamo
imparato dal caso Concordia-Schettino. Chi ha ordinato al capitano della nave
di entrare in porto e di consegnare i due militari italiani ai loro accusatori?
Sesto, quando, chi, a quale livello (nel governo italiano) ha incontrato chi,
nel nuovo governo indiano? E cosa vuol dire “chiederemo un arbitrato
internazionale”, se non si ha alcuna notizia di un lavoro (per forza lungo e
pubblico) a tal fine?
Il
presidente Obama ha trattato personalmente la liberazione del sergente
americano prigioniero dei talebani, e ha preso una decisione certamente impopolare
(liberazione di prigionieri talebani) pur di riuscire. Nel caso Italia-India i
due governi sono legittimi e democratici e dunque le trattative sono per forza
aperte e alla luce del sole. Quali trattative?
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