lunedì 9 giugno 2014

Furio Colombo: “Ma cosa c’è dietro la storia dei Marò?’



da: Il Fatto Quotidiano

“Noi abbiamo ubbidito agli ordini” ha gridato esasperato il fuciliere di marina Girone, il 2 giugno scorso in un collegamento tv. Eppure nessuno sa quali ordini, perché e da chi.

Ho scritto e detto altre volte che molti ostacoli ci hanno finora separati dalla realtà nella storia indiana. Il primo è il comportamento di tre governi italiani (Monti, Letta, Renzi). Tutti e tre ci consigliano di tacere, per non disturbare il loro assiduo e discreto lavoro, di cui non si ha traccia. Il secondo è la mancanza di un chiarimento parlamentare: perché sei soldati italiani in servizio erano su una nave privata? Era una concessione speciale, una nuova politica, la risposta a una emergenza di cui nessuno è mai stato informato? Il terzo è la versione ufficiale che il governo italiano, sulla base del rapporto dei militari arrestati e di quelli a bordo restati liberi perché non erano di turno. Ci deve essere per forza un documento del genere. E dunque una posizione ufficiale dell’Italia, accusata di omicidio, davanti al mondo. Qualcuno la conosce?

Noto che la reazione dell’opinione italiana, ispirata da giornali e tv, e che circola in Rete, è di due tipi: contro i due marò, ritenuti senz’altro assassini e lasciati al
giudizio della giustizia indiana. E per i due marò nel senso che sono eroi la cui liberazione viene richiesta subito con trombe e bandiere. Nessuno ha spiegato al Parlamento o a noi che cosa hanno fatto il governo uno, il governo due e il governo tre. Staffan de Mistura, l’inviato speciale del governo italiano (governo uno), è stato licenziato bruscamente dal governo tre dopo avergli fatto condividere per mesi il destino dei due militari obbligati a restare in India, e senza alcuna spiegazione, non della politica di prima, non di quella di dopo. Il perché l’Italia (una nave italiana protetta da soldati italiani) abbia consegnato due militari italiani, in servizio e vincolati da ordini, alla polizia di una parte fatalmente “avversaria” , resta un mistero. Noi continuiamo a scuotere l’albero dell’immobilismo indiano, ma nessuno ci ha detto con quali argomenti e seguendo quale strategia, l’Italia, che li ha consegnati, li difende (se li difende).

L’opinione pubblica italiana, dall’inizio della storia e fino a questo momento, ignora, dunque, le seguenti cose: uno, perché quei militari italiani in servizio erano a disposizione di un armatore privato e in viaggio nell’Oceano Indiano per lui? Due, che tipo di accordo vi era fra governo italiano (ministro della Difesa) e armatore privato? Tre, agli ordini di chi agivano i militari italiani, e con quale relazione con il capitano della nave? Quattro: chi ha ordinato di sparare? Quinto, anche il capitano di una nave riceve ordini, come abbiamo imparato dal caso Concordia-Schettino. Chi ha ordinato al capitano della nave di entrare in porto e di consegnare i due militari italiani ai loro accusatori? Sesto, quando, chi, a quale livello (nel governo italiano) ha incontrato chi, nel nuovo governo indiano? E cosa vuol dire “chiederemo un arbitrato internazionale”, se non si ha alcuna notizia di un lavoro (per forza lungo e pubblico) a tal fine?
Il presidente Obama ha trattato personalmente la liberazione del sergente americano prigioniero dei talebani, e ha preso una decisione certamente impopolare (liberazione di prigionieri talebani) pur di riuscire. Nel caso Italia-India i due governi sono legittimi e democratici e dunque le trattative sono per forza aperte e alla luce del sole. Quali trattative?

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