martedì 3 giugno 2014

Media, download e streaming: musica, nuovo business dei colossi hi-tech




da: Lettera 43

Musica su internet, lo streaming nuovo business dei colossi hi-tech
Basta coi download. Il futuro è ascoltare i brani online. E i big del web vogliono esserci. Come dimostra la mossa di Apple.
di Claudia La Via

Acquistare la musica online e scaricarla sul proprio dispositivo? Roba vecchia. Preistoria. Il download è in agonia e aziende del settore ed etichette guardano già altrove.
Il futuro è lo streaming, una soluzione che permette di ascoltare i brani direttamente in Rete gratuitamente o pagando un abbonamento tutto incluso e senza pensieri. In una parola avere a portata di mano tutta la musica disponibile, dalle novità ai grandi classici. Un'occasione, a volte, anche per scoprire autori sconosciuti o accostarsi a un genere poco noto. 

10 MLN DI ABBONATI PER SPOTIFY. L'esempio virtuoso di questa nuova tendenza è Spotify: il suo servizio di musica in streaming ha raggiunto 10 milioni di abbonati con più di 40 milioni di utenti attivi in 56 Paesi del mondo, Italia compresa.

Dal momento del lancio nel 2008 gli utenti hanno creato complessivamente più di 1,5 miliardi di playlist, oltre 5 milioni ogni giorno.
L'AFFANNO DELL'INDUSTRIA MUSICALE. Numeri impressionanti, soprattutto se paragonati a quelli del settore musicale che vive da anni in stato di affanno. Anche sul web. 
Secondo gli ultimi dati pubblicati da Nielsen SoundScan, infatti, il 2013 è stato il primo anno in cui le vendite digitali di musica sono calate negli Usa che, a oggi, costituisce il mercato più importante per il settore. E anche nel primo trimestre del 2014 i dati non sono stati incoraggianti: -12,5% di brani scaricati e -14% di album rispetto all'anno precedente. 
STREAMING TRAINATO DAGLI SMARTPHONE. Lo streaming, invece, pare essere tanto giovane quanto rivoluzionario: a detta del Digital music report diffuso a maggio da Ifpi, l'organizzazione no-profit che difende gli interessi delle case discografiche, e dalla Federazione dell'industria musicale italiana (Fimi) la 'colpa' sarebbe soprattutto del numero crescente di smartphone in circolazione e la possibilità di avere sempre una connessione in mobilità.
SUCCESSO DEI BRANI SU INTERNET. Sono questi gli ingredienti che avrebbero portato al successo, oltre a Spotify, anche Deezer e Rdio che, a fronte di un abbonamento, consentono di ascoltare illimitatamente il catalogo di brani messi a disposizione. E i numeri lo confermano: Deezer ha raggiunto i 5 milioni di iscritti a pagamento e Google Play Music ha portato la propria formula Unlimited in 21 nuovi Paesi.
INTROITI SULLE RIPRODUZIONI. Gli introiti generati vengono poi ripartiti e distribuiti alle band e ai musicisti sulla base delle riproduzioni generate. In questo modo l’utente non è vincolato all’acquisto di un disco per poterlo ascoltare e, al tempo stesso, le tariffe accessibili permettono di combattere la piaga della pirateria.
Sempre secondo il Digital music report nel corso del 2013 i ricavi dagli abbonamenti ai servizi di streaming sono cresciuti del 51,3% a livello mondiale.

Apple e Beats: la filosofia di iTunes va rivista

Che il mercato sia appetibile e che l'onda dello streaming vada cavalcata, lo dimostra anche l'interesse crescente da parte di tutti i colossi dell'hi-tech che stanno cercando di mettere le mani su servizi e prodotti già disponibili in modo da non restare indietro, ma anzi trarre profitto da questo nuovo business in crescita. A cogliere per prima l'opportunità è stata proprio l'azienda pioniera della musica online: Apple.
ACCORDO DA 3 MLD DI DOLLARI. L'azienda fondata da Steve Jobs ha, infatti, appena siglato un accordo per l'acquisto della società di musica in streaming Beats Music & Beats Electronics. Sul piatto la cifra record di 3 miliardi di dollari.
Dietro Beats Music e Beats Electronics c'è Dr.Dre, uno dei produttori più influenti di sempre della musica americana e 'firma' delle famose cuffie di design. Assieme a lui figura poi Jimmy Iovine, prima tecnico del suono per artisti come John Lennon e Bruce Springsteen, poi produttore di U2, Simple Minds e Patti Smith.
Proprio i suoi rapporti con l'industria discografica possono essere molto utili alla strategia di Tim Cook per ampliare l'offerta Apple e tenere a bada la concorrenza degli altri big della Rete.
IL DEBUTTO DI CUPERTINO NELLA MUSICA. In realtà il debutto di Apple nella musica, nel 2000, iniziò proprio con un'acquisizione: allora Steve Jobs comprò il software Soundjam, poi convertito in iTunes, ma da allora questa è la prima volta che Cupertino acquista un marchio già avviato e conosciuto (che tra l'altro continuerà a esistere sul mercato almeno per un po' di tempo). 
E allora perché la pioniera della musica digitale ha deciso di acquisire una società esterna invece di potenziare i propri prodotti?
Il motivo è semplice: la crescita di iTunes è messa seriamente alla prova da società come Spotify o Pandora che permettono agli utenti di avere sempre disponibile in modalità cloud tutta la musica che vogliono con una piccola sottoscrizione mensile.
JOBS NON VOLEVA GLI ABBONAMENTI. Lo store musicale della Mela ha aperto nel 2003 e da allora ha venduto 35 miliardi di canzoni su iTunes e la sua radio è ascoltata da 40 milioni di persone.
Negli anni Steve Jobs aveva sempre rifiutato l'ipotesi di offrire un abbonamento perché era convinto che non fosse quello che volevano i consumatori.
Ora la musica è cambiata e anche Cupertino ha dovuto adeguarsi. 

Da Amazon a Facebook: nessuno vuole farsi sfuggire l'occasione
Apple, certo, non è la sola ad avere capito che in ballo c'è un'occasione da non farsi sfuggire. Per rimanere competitivi e continuare ad attrarre utenti offrendo servizi che altrimenti potrebbero trovare facilmente altrove.
Per questo anche le altre grandi realtà del web hanno deciso di giocarsi le proprie carte per provare a conquistarsi una fetta di mercato. Con nuove strategie di business o con nuove acquisizioni.
PUBBLICITÀ SU AMAZON. Amazon per esempio, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe intenzionata a lanciare un servizio gratuito di televisione e musica in streaming che potrebbe essere finanziato con la pubblicità: in pratica un servizio di video musicali gratuiti con pubblicità per coloro che visitano il negozio online di Amazon.
Il colosso dell’e-commerce nel 2013 ha investito 1 miliardo di dollari nell'acquisto di contenuti e nella produzione di programmazione originale.
FACEBOOK 'ASCOLTA' GLI UTENTI. Facebook, in attesa di valutare una possibile acquisizione di realtà come Spotify, Rdio e Deezer, ha però già iniziato ad avvicinarsi all’universo musicale ampliando il numero di partner con cui offrire la condivisione fra amici dei brani ascoltati.
Adesso poi, il colosso dei social network, ha deciso anche di aggiungere una nuova funzione - che deve essere attivata dagli utenti sulla propria bacheca - che permette di 'riconoscere' la musica che si sta ascoltando, un po’ come fa già la app Shazam. Una volta riconosciuta è possibile pubblicare e condividere un’anteprima audio di 30 secondi. 
YOUTUBE PRONTA A RILEVARE TWITCH. Anche Google ha deciso di accelerare nel settore dello streaming video.
YouTube, che il colosso di Mountain View aveva rilevato nel 2006 per 1,65 miliardi di dollari, ha infatti raggiunto un accordo per aggiudicarsi Twitch, servizio di streaming video integrato in console per videogiochi.
L’accordo, secondo indiscrezioni, varrebbe oltre 1 miliardo di dollari e potrebbe essere annunciato a breve. Se dovesse andare in porto si tratterebbe della maggiore acquisizione da parte di YouTube, considerato anche che Twitch, fondata nel 2011, ha oltre 45 milioni di utenti al mese.

Twitter guarda ai cantanti esordienti con SoundCloud
Twitter, invece, ha messo gli occhi su una giovane startup berlinese. Si chiama SoundCloud e vale circa 700 milioni di dollari. In molti l’hanno definita una sorta di YouTube della musica: conta circa 250 milioni di utenti mensili, ed è completamente dedicato ai cantanti esordienti.
SPAZI LASCIATI LIBERI DA MYSPACE. Permette infatti ai musicisti di caricare le proprie opere e di farle ascoltare a tutti e per questo, a detta di molti, SoundCloud ha riempito gli spazi lasciati liberi da Myspace. E in questo senso l'anima social della piattaforma è molto accentuata.Se l'accordo dovesse concludersi si tratterebbe dell'acquisizione più costosa nella storia di Twitter, forse un modo per convincere mercato e investitori. In realtà, almeno per il momento c'è incertezza sull'intesa che anche la stampa tedesca avrebbe smentito.
PIÙ PUBBLICITÀ E TRAFFICO DAI FAN. Secondo alcuni analisti con la presenza di SoundCloud il sito di micro-blogging potrebbe costruire migliori strumenti promozionali per i musicisti e portare a sé più traffico dai fan con considerevoli effetti positivi su ricavi pubblicitari e utenti registrati.
Due fronti su cui il social dell'uccellino pare essere un po' in difficoltà: secondo gli ultimi dati disponibili ha 900 milioni di utenti registrati, di cui però circa la metà non ha mai fatto nemmeno un tweet. E controlla lo 0,5% dei ricavi pubblicitari digitali nel 2013. Praticamente nulla se paragonato ai numeri di Facebook (5,8%) e Google (32,4%). 

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