da: La Stampa
Per
la nuova Alitalia fino a 2500 esuberi
E’
battaglia sul futuro di Malpensa
Poletti
conferma il taglio al costo del lavoro, i sindacati sul piede di guerra
Dubbi sullo scalo lombardo. La compagnia frena: non ridurremo l’attività
Dubbi sullo scalo lombardo. La compagnia frena: non ridurremo l’attività
di
Giuseppe Bottero
Più la trattativa tra Etihad ed Alitalia si
avvicina alla conclusione, più i nodi che si sono accumulati negli anni vengono
al pettine. Il costo del lavoro, innanzitutto, ma anche il futuro di Malpensa
che, con la prospettiva di Fiumicino unico hub, sembra destinato a diventare
uno scalo riservato alle merci.
Oggi, per la prima volta, sono arrivate
cifre «ufficiali» sugli esuberi. Numeri annunciati, confermati dal ministro
Poletti - si parla di circa 2500 posti in bilico - che turbano i sindacati. Ma
sul tavolo, come c’era da immaginarsi, è tornato anche il vecchio derby tra
Malpensa e Linate: l’ha vinto il secondo, che diventerà fondamentale per i
programmi della nuova compagnia, e la politica lombarda, che aveva smorzato i
toni, ricomincia a mostrare i muscoli.
Addirittura c’è chi, come il governatore
Maroni, incrocia i due temi. «Conosco i
dettagli dell’operazione. Benissimo che
Ethiad entri in Alitalia, un po’ meno bene che ci siano 2.400-2.500 esuberi: se
però questo penalizza Malpensa, gli esuberi raddoppieranno come minimo, perché
tutto l’indotto di Malpensa subirà conseguenze» dice il presidente leghista.
«Malpensa è considerato dal Governo, non solo da me, uno degli hub principali del
Nord. Non è una questione di campanile, è il sistema aeroportuale del Nord che
verrebbe penalizzato. Noi abbiamo investito molto su Malpensa: l’ultimo
investimento sono 30 milioni di euro per collegare i due terminal con l’alta
velocità». Che cosa fare, dunque, se Malpensa diventerà quasi esclusivamente
uno scalo merci? «Cercheremmo - ragiona Maroni - di convincere il governo a
cambiare idea, rivedremmo tutta la nostra strategia di investimenti su Malpensa
e anche l’investimento che io sono disposto a fare nel capitale di Sea. Io sono
interessato a sviluppare un sistema aeroportuale lombardo, sono disposto a
metterci ingenti risorse, ma se il sistema aeroportuale viene sviluppato, non
penalizzato».
In serata la compagnia ha frenato con una
nota ufficiale: «Smentiamo categoricamente la notizia di una qualsivoglia
volontà di chiudere o ridurre le sue attività all’aeroporto di Milano
Malpensa». Alitalia ha ribadito «l’intenzione, nell’ambito delle trattative per
l’ingresso di Etihad, di rafforzare la presenza della compagnia nell’aeroporto
di Malpensa attraverso una crescita dell’attività cargo e un incremento dei
voli intercontinentali anche in occasione del prossimo Expo che, come dimostra
il recente accordo “Italiani nel mondo”, vede Alitalia in prima linea a
supportare l’iniziativa».
Anche il ministro Lupi ha smentito ogni
ipotesi di riduzione delle attività di Malpensa: «Sono stupito dai commenti sul
piano industriale per Alitalia da parte di molti che dimostrano di non averlo
letto e inseguono voci che sembrano dettate da chi non vuole che l’accordo con
Etihad vada in porto. Faccio solo una domanda a tutti - ha continuato il
ministro -: passare da 11 frequenze settimanali a 25, più che raddoppiando i
voli, vuol dire ridimensionare Malpensa o rilanciare? Malpensa e Fiumicino sono
i due grandi hub su cui punta il piano industriale di Alitalia/Etihad. Da
questo accordo può solo venire incremento e sviluppo per tutto il sistema
aeroportuale italiano».
Come detto, però, c’è anche il fantasma dei
licenziamenti che aleggia sull’accordo che, secondo fonti vicine al dossier,
verrà formalizzato venerdì. «Gli esuberi stimati sono tra i 2400 e i 2500»
conferma il ministro Poletti, che a margine di un convegno in Fondazione
Cariplo a Milano spiega che «poi si dovrà vedere quando ci sarà la discussione
di merito tra le parti». I sindacati che fino a questo momento avevano atteso,
tornano ad alzare la voce. «Vogliamo vedere il progetto industriale che la
nuova compagnia si propone», dice Angeletti, segretario generale della Uil.
«Quando saremo in grado di capire se ha un futuro e quali conseguenze può avere
sull’occupazione ovviamente discuteremo , con l’obiettivo di difendere i posti
di lavoro». Gioca in difesa anche Susanna Camusso. «Continuo a leggere sui giornali...
Finché non vedo il piano non commento». Più duro il segretario nazionale della
Filt-Cgil, Mauro Rossi: «Come da copione il ministro del Lavoro spara numeri su
esuberi, serve un confronto sul piano o saranno guai. No ai licenziamenti».
Per quanto riguarda le banche a parlare
oggi è stato il consigliere delegato di Intesa San Paolo- Su Alitalia «aspetto
di vedere i termini di cui si parla» nella lettera inviata da Etihad «e, se ci
sono delle condizioni che rappresentano una prospettiva favorevole per
l’azienda, le valuteremo», ha detto Carlo Messina: «Ormai siamo arrivati al
punto in cui dovremmo avere chiare le condizioni che vengono poste per
procedere ulteriormente». Messina ha spiegato che Intesa è un partner puramente
finanziario, «il nostro interesse è che si arrivi a un accordo strategico,
garantendo la stabilità nella fase iniziale». Tuttavia, ha aggiunto, «nell’arco
del nostro piano di impresa, come ho già indicato chiaramente, tutte le nostre
partecipazioni verranno dismesse, compresa questa».
Intanto la Commissione europea ha rinnovato
la sua richiesta all’Italia di garantire che l’effettivo controllo di Alitalia
«resti in mano Ue» e ha sottolineato che potrebbe richiedere alle autorità
italiane i documenti che provino la non violazione delle norme Ue
nell’operazione Alitalia-Etihad.
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