da: Il Fatto Quotidiano
Contro
la corruzione Renzi promette tanto ma non ha fatto nulla
di Antonella
Mascali
Tra 48 ore sapremo se il governo Renzi
passerà dalle parole ai fatti nella lotta alla corruzione.
Venerdì, infatti, durante il consiglio dei
ministri, dovrebbero essere stabiliti i poteri di Raffaele Cantone in merito al
suo ruolo di controllore di Expo 2015, dopo gli arresti per gli appalti
ottenuti, secondo la procura di Milano, a colpi di tangenti.
Tanto per essere chiari, ci sarebbero i
fatti e non gli annunci, per esempio, se Cantone avrà il potere di revoca di un
appalto, nel caso in cui non dovesse corrispondere a requisiti di
trasparenza.
Ma Renzi, il 9 maggio, dopo aver indicato
in Cantone il “controllore” di Expo 2015, ha detto che bisogna essere cauti sui
poteri straordinari: “Va fatta una verifica dal punto di vista amministrativo.
E poi Cantone non è un supereroe … non può essere un sostituto del pm a Milano,
ma neanche un passa-timbri”.
L’ex magistrato anti camorra, comunque, è
stato chiaro, non vuole essere uno
specchietto per le allodole: “Non ho
intenzione né voglia di fare gite milanesi”, ha detto il 15 maggio, rispondendo
agli studenti di Giurisprudenza dell’Università di Napoli, “allo stato non c’è
possibilità che l’Autorità anticorruzione possa occuparsi delle vicende
dell’Expo. Il tema è provare a individuare poteri specifici transitori e che
riguardino solo quell’evento. Questi poteri servono e dovranno essere tali da
lasciare indipendente l’Autorità”. Appena il giorno prima La Repubblica aveva
titolato: “Renzi: ‘Interdizione perpetua per chi prende tangenti’”. E il
18 maggio: “Corruzione, giro di vite sul falso in bilancio. Più poteri a
Cantone”.
L’esecutivo guidato dal
premier-rottamatore, che vuole fare tutto e subito, da febbraio ad oggi ha fatto
diversi annunci, ma nessuna legge, per altro a costo zero, su riforma della
prescrizione, sul reato di autoriciclaggio, sulla riforma del falso in
bilancio, depenalizzato dal governo Berlusconi 2001-2002 e mai rivisto.
Addirittura non c’è stato neppure un annuncio sulla lotta alla corruzione, il
22 febbraio, quando Renzi si è insediato con il discorso di rito in
Parlamento.
Eppure l’Europa ha continuato a
strigliarci. L’ultima stoccata ce l’ha tirata lunedì: la Commissione Ue ci ha
chiesto di riformare “in particolare la prescrizione entro la fine del 2014” e
di rafforzare i poteri dell’Autorità nazionale anticorruzione. Il
riferimento della Ue è al fatto che l’Autorità ha poteri di indagare ma non ha
poteri sanzionatori. Insomma ha le armi spuntate.
Lo ha osservato anche Cantone, nominato il
16 aprile presidente dell’organismo. Ed è stato lui stesso a chiedere più
poteri. Ma ad oggi non ci sono, come non c’è la nomina di altri 5 commissari
indipendenti. Forse saranno designati entro la prossima settimana. Appena
tre mesi fa, a febbraio, la Ue aveva segnalato le criticità anche della legge
Severino sul cosiddetto spacchettamento del reato di concussione, per
costrizione o per induzione; e ancora sulla corruzione privata,
l’autoriciclaggio e la prescrizione, la bestia nera. L’Italia, infatti, è un
caso più unico che raro in Europa: la prescrizione si conta dall’anno in cui
sarebbe stato commesso il reato, a prescindere da quando viene scoperto e
perseguito e continua per tutto l’iter giudiziario, processi compresi. Anche su
questi punti tutto tace.
Sembrava che qualcosa potesse cambiare ad
aprile. Il 21 si è parlato di lotta alla corruzione nel documento economico e
finanziario, ancora una volta con promesse di intervento su falso in bilancio,
prescrizione e autoriciclaggio, ma è un nulla di fatto.
Il ministro della giustizia Andrea Orlando
assicura che si affronterà tutto dopo la fine di un “clima di rissa
permanente”.
Solo una settimana prima il Corriere della
Sera aveva titolato: “Giustizia: riforme a tappe. Un decreto sugli
arretrati”.
Il 22 maggio, dopo le critiche di Raffaele
Cantone contro il ddl anticorruzione, il governo scrive un testo
sull’autoriciclaggio e lo inserisce nel progetto fermo alla Camera. Il
magistrato aveva definito la vecchia proposta sull’autoriciclaggio
“inapplicabile perché prevede che ci sia ‘nocumento all’economia’, un
meccanismo assolutamente vago”.
Il voto sul ddl, previsto per il 10 giugno
al Senato, probabilmente slitterà. E venerdì il consiglio dei ministri potrebbe
presentare un disegno ad hoc.
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