da: Il Fatto Quotidiano
Ferrovie,
arriva il nuovo regolamento sui diritti dei passeggeri. Restano i problemi
A
distanza di quattro anni dall’entrata in vigore, l’Italia completa l’attuazione
del regolamento comunitario sul trasporto ferroviario. Sarà una nuova Authority
a vigilare sull’applicazione delle norme, pena multe severe. Ma i viaggiatori
faranno i conti ancora con treni lumaca, vagoni affollati e indennizzi a
rilento
di Patrizia
De Rubertis
Il 21 maggio scorso è entrato in vigore il
decreto legislativo 70/2014 che disciplina le sanzioni sulle violazioni dei
diritti dei passeggeri nel trasporto ferroviario. Addio, quindi, a ritardi,
coincidenze perse, soppressione dei treni, mancate responsabilità sui bagagli e
completa disattenzione agli obblighi informativi ai passeggeri. Insomma, una
notizia da squillo di trombe che dovrebbe tranquillizzare, dopo anni di
lamentele, denunce e disservizi, i quasi tre milioni di pendolari italiani che
ogni giorno usufruiscono delle rotaie per viaggiare da casa al lavoro o al
luogo di studio, ma anche i 42 milioni di passeggeri che solo nel 2013 hanno
trovato posto comodamente seduti sulle Frecce di Trenitalia con altrettanti
disagi.
Ma si può veramente dire risolto uno dei
talloni d’Achille del sistema di infrastrutture italiane? Ovviamente la
risposta si trova nei dettagli di una storia abbastanza articolata. La
normativa, pubblicata in Gazzetta Ufficiale, è infatti l’attuazione di un
Regolamento comunitario sul trasporto ferroviario che l’Unione Europea ha imposto
a tutti i Paesi nel lontano 2007 (Ce n.1371) con cui si sono state riconosciute
numerose tutele ai passeggeri dei treni. L’entrata in vigore è stata poi
recepita dagli Stati membri il 3 dicembre 2009. A eccezione dell’Italia che,
solo a distanza di ulteriori 4 anni, è riuscita ora a estendere queste tutele,
non avendo mai istituito un organismo ufficiale e autorizzato a vigilare sulla
corretta applicazione del regolamento sul suo territorio, né stabilito norme
volte a sanzionare violazioni della legge.
Una decisione, questa di adeguarsi al
Regolamento che, tuttavia, non si può certo definire “spontanea”, visto che è
stata la Commissione europea nel giugno 2013 a ricordarcelo, avviando nei
confronti del BelPaese una procedura d’infrazione. Poi, come se non bastasse, a
novembre 2013 Bruxelles ha anche inviato prima una lettera di messa in mora e
poi un parere motivato. E, per assicurarsi che l’Italia avesse capito realmente
la gravità della situazione, ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia di
Strasburgo per non aver recepito la normativa comunitaria.
Pietra miliare della politica dei trasporti
Ue è stata, infatti, sempre quella di assicurarsi che “i passeggeri che
viaggino in treno in Italia o verso altri Paesi dell’Ue possono far rispettare
i loro diritti in caso di problemi”, garantendo la messa in atto di strutture a
cui i passeggeri possano rivolgersi. “È così che – ha sempre spiegato Bruxelles
– si garantisce anche un clima di concorrenza equa per il settore ferroviario
in tutta l’Europa”. Un evidente richiamo che la Commissione ha inserito nelle
raccomandazioni inviate all’Italia negli scorsi giorni in cui – nel capitolo
infrastrutture – scrive di “garantire la pronta e piena operatività
dell’Autorità di regolazione dei trasporti entro settembre 2014″.
Il richiamo è chiaro. L’Authority esiste su
carta dal lontano 2011, quando il governo Letta le ha dato il via libera dopo
due anni dall’istituzione obbligatoria. Poi, solo il 17 settembre 2013, si è
insediata a Torino. Ma da allora il garante ha lanciato consultazioni e avviato
un giro di audizioni con aziende e associazioni dei consumatori. Un organo
temporaneo che, secondo la Commissione, non ha però né la competenza, né
l’autorità per applicare pienamente le norme sui diritti dei passeggeri. Tanto
che Bruxelles ha tenuto a precisare che “in un settore che presenta importanti
debolezze ancora nulla è stato fatto, visto che gran parte dello staff previsto
deve ancora essere reclutato”.
Schiacciante è anche la fotografia scattata
sulla rete ferroviaria. Secondo il rapporto, “la lunghezza, rapportata al
numero di abitanti, è tra le più basse dell’Unione, come la soddisfazione dei
consumatori, mentre il tasso di utilizzo è tra i più alti”. Con una situazione
drammatica soprattutto nel Centro-Sud, come confermato dal monitoraggio di
Federconsumatori secondo cui la linea più lenta è la Roma-Pescara. Per
spostarsi dal versante tirrenico e quello adriatico ci vogliono 3 ore e 52
minuti. Velocità media: 61 chilometri orari. Non scherza neanche la Taranto-Reggio
Calabria: 470 chilometri percorsi in 7 ore. Per fare un paragone: tra Roma e
Milano il percorso è più lungo di 160 chilometri, eppure i passeggeri di questa
tratta passano quattro ore in meno in carrozza.
Numeri impietosi anche sul fronte dei
fondi. Se nel 2009 – spiega un rapporto di Legambiente – il totale disponibile
per i trasporti su gomma e su ferro corrispondeva a circa 6,1 miliardi di euro,
nel 2013 questa voce è stata poco più di 4,9 miliardi di euro. E, poiché il
totale necessario per il funzionamento dei trasporti pubblici locali sarebbe di
6,5 miliardi di euro, è evidente che c’è una mancanza di risorse del 25%. Le
Regioni, cui spetta il compito più delicato nel garantire la qualità del
servizio, non sono state da meno nel trascurare le necessità dei viaggiatori,
riservando nei bilanci annuali una disponibilità di fondi di appena lo 0,4 per
cento.
Compito ingrato sarà, quindi, quello
dell’Authority che da ora dovrà raccogliere informazioni ed effettuare
ispezioni sulle imprese ferroviarie e dovrà riferirne in Parlamento. Inoltre, i
passeggeri che riscontrino violazioni del regolamento potranno rivolgersi in
seconda istanza proprio all’Autorità per ottenere giustizia, dopo aver
inoltrato un reclamo alla compagnia ferroviaria e non aver ottenuto riscontri
in 30 giorni.
Anche se questo punto poco convince il
Codacons, secondo cui “servirebbero indennizzi automatici in favore dei
passeggeri, né sembrano esserci particolari garanzie per i pendolari costretti
a prendere tutti i giorni treni sporchi e sovraffollati, per i quali il
servizio resterà ai livelli attuali”.
Nel dettaglio, il Regolamento impone
comunque che il viaggiatore abbia diritto ad essere informato sulle condizioni
del contratto, orari e tariffe, servizi per diversamente abili, servizi a bordo
e sulle procedure per i reclami. In caso contrario, i gestori delle stazioni e
i tour operator andranno incontro a multe da 200 euro a 1.000 euro. “Sanzioni
che – secondo il presidente Adiconsum Pietro Giordano – incentiveranno il
rispetto dei diritti dei viaggiatori”.
Sul fronte dei rimborsi, in caso di ritardo
superiore a un’ora, è prevista la restituzione 25% del biglietto per ritardi di
tra 60 e 119 minuti o del 50% del prezzo del biglietto se si superano le due
ore.
Nel caso in cui il treno venga cancellato o
si perda una coincidenza, è prevista l’assistenza in termini di pasti,
pernottamenti e trasporti alternativi, il rimborso del prezzo pieno del
biglietto e la riprotezione su un altro viaggio. Infine, i disservizi sui
bagagli. I passeggeri hanno diritto ad un indennizzo se il loro bagaglio
registrato è stato smarrito o danneggiato fino a 1.285 euro.
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