Matteo
Renzi, aula del Senato, 30 aprile 2020: “Il Coronavirus è una bestia terribile che ha fatto 30mila morti nel
modo più vigliacco ma noi non siamo dalla parte del Coronavirus quando diciamo
di riaprire, onoriamo quei morti. La
gente di Bergamo e Brescia che non c’è più, se potesse parlare ci direbbe di
riaprire”.
Non commento. Non ho parole. Faccio mio
quanto scrive Tommaso Merlo e che riporto di seguito.
Se i morti di Brescia e Bergamo ma anche di
tutta Italia potessero parlare chiederebbero rispetto e che il loro sacrificio
non sia vano. Chiederebbero che l’Italia impari la lezione in modo che altri
innocenti non facciano la stessa tragica fine.
Se i morti di Brescia e Bergamo ma anche di
tutta Italia potessero parlare chiederebbero giustizia. Chiederebbero che si
accertino errori e responsabilità in modo che catastrofi del genere non si
ripetano mai più. Se i morti di Brescia e Bergamo ma anche di tutta Italia
potessero parlare ringrazierebbero chi ha tentato di salvargli la vita fino
all’ultimo. Dottori e infermieri, molti morti al loro fianco, nei corridoi
degli ospedali come sotto a qualche tendone.
Se i morti potessero parlare si
rammaricherebbero per essere deceduti lontano dai propri cari, senza neanche un
ultimo saluto. Alcuni addirittura completamente soli, in camera loro oppure in
qualche casa di riposo, chi ignorato, chi convinto di avere una semplice
influenza.
Se i morti potessero parlare sarebbero
grati a tutti coloro che han dato una mano per contenere la pandemia. I
cittadini rimasti diligentemente a casa, come i lavoratori che non si sono mai
fermati. Nelle fabbriche, sui camion, nei supermercati. Tutti coloro che han
fatto la loro parte, con quello che hanno. Poco, tanto, niente.
Se i morti di Brescia e di Bergamo ma anche
di tutta Italia potessero parlare chiederebbero alla politica serietà. Gli
chiederebbero di lavorare costruttivamente per sconfiggere la pandemia. Con
unità e senso di responsabilità e smettendola di lucrare sulla situazione con
indegne pagliacciate propagandistiche. Chiederebbero ai leader politici di
mettere da parte il loro ego per una volta e mettersi a disposizione con
umiltà, in modo da uscirne il prima possibile.
Se i morti potessero parlare chiederebbero
alla politica di servire esclusivamente il bene comune e non dar retta
all’avidità delle lobby e al baccano dei loro giornali. Gli chiederebbero di
essere all’altezza dei cittadini e dei loro sacrifici. Perché la vita è il bene
supremo e viene prima di tutto. Sempre.
Se i morti di Brescia e Bergamo ma anche di
tutta Italia potessero parlare chiederebbero prudenza nel ripartire. Perché
fino alle cure e al vaccino non sarà mai davvero finita. Chiederebbe alla
politica di mettere da parte meschini protagonismi e di seguire la scienza e il
buon senso perché in gioco non c’è qualche dannata poltrona o punti nei
sondaggi, ma la sopravvivenza di persone innocenti ed indifese. Perché in gioco
non ci sono le prossime settimane ma i prossimi anni.
Se i morti di Brescia e di Bergamo ma anche
di tutta Italia potessero parlare ci spronerebbero ad essere umani e solidali
perché ci siam finiti dentro tutti insieme in questa tragedia e solo insieme ne
possiamo uscire. Se i morti potessero parlare ci incoraggerebbero a non mollare
mai e a cogliere questa tragica occasione per imparare e per costruire un
futuro migliore.
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