da:
https://www.tpi.it/ - di Luca Telese
Ricciardi sulla sanità
lombarda ha una sola “colpa”: aver detto la verità
È il trucco
più vecchio del mondo. Un deputato –
giusto o sbagliato – mette sotto
accusa “il sistema Lombardia” e chi
si trova in difficoltà per quella accusa si difende con l’iperbole
mistificativa: “Hanno attaccato la
Lombardia”. Ma è una bugia con le
gambe corte. È del tutto evidente che nessuno può essere così scemo, o
stolto da attaccare “La Lombardia”, semmai – propaganda a parte – sono proprio i lombardi oggi che si fanno domande sul cosiddetto “Modello
Lombardia”. Sono i parenti di
coloro che si trovavano nelle case di
riposo per anziani che ci scrivevano furenti quando l’ineffabile assessore Gallera, o chi per lui, emanò
la famosa circolare con cui destinava gli ex
malati di Covid alle RSA.
Non c’è nulla di scandaloso, dunque, nel
contestato intervento dell’onorevole
Ricciardi in Parlamento. Il deputato
del M5s ha detto che quel modello è stato messo in crisi dal Covid (innegabile) che l’ospedale della Fiera è stato un’opera
costosissima che non ha funzionato (i primi a dirlo sono i medici “Lombardi”), che spostare il finanziamento pubblico sulla
sanità privata è stato un suicidio (difficile provare il contrario) e che le invettive dell’ex sottosegretario
Giorgetti contro i medici di base erano una presa di posizione
incomprensibile (magari quella rete avesse tenuto).
L’unico vero errore di Ricciardi è stato sostenere che l’ospedale della Fiera sia
stato costruito con denaro pubblico
(non è vero, ci sono stati i fondi ingentissimi delle donazioni private) ma è vero che molti equipaggiamenti sono stati forniti
dal governo (ad esempio i primi ventilatori polmonari arrivati dalla
Russia, e giustamente indirizzati in quella struttura dal governo).
L’ospedale
della Fiera con i suoi costi stellari (“25
milioni di euro per 21 pazienti”, sintetizza Ricciardi) non è stato solo un’opera sanitaria: è
stato venduto al mondo come una incredibile opera di propaganda. Tuttavia noi siamo contenti che sia stato
realizzato, e a tempo di record. Molti medici – ad esempio il dottor Zangrillo, proprio su questo
sito – ci hanno spiegato che il modello “cattedrale nel deserto” non può
funzionare. Dice Zangrillo: “Funziona
meglio un reparto Covid allestito in un campo da calcetto, se dietro ha un
ospedale, di una sola rianimazione, collocata nel nulla”.
Ma il tema è la propaganda. Non possiamo
dimenticare che nel pieno della crisi
Coronavirus l’assessore Gallera si
candidò a sindaco di Milano, proprio mentre
era in tv tutte le sere a parlare di morti e di virus. Accortosi della
gaffe, fece una precipitosa e grottesca
marcia indietro. Così scomposta da apparire improvvisa e ridicola. La via sanitaria alla secessione è stata
una mezza farsa, ma non era priva di potenzialità di successo. E criticarla non
è una scelta politica, tant’è vero che su questo sito abbiamo più volte preso
atto che il governatore Zaia aveva
azzeccato uomini e strategie (lo ha scritto per esempio Selvaggia Lucarelli). Due giunte leghiste, due modi diversi di
intendere le istituzioni e le strategie sanitarie. Non dire dunque che “il modello Lombardia” non si tocca.
Spiegate agli agitatori, che quel modello non ha funzionato. E spiegategli che
questo va detto non contro i lombardi,
ma nel loro interesse.
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