da: Il Fatto Quotidiano - di Davide Milosa
Milano
e la sua area metropolitana detengono oggi il record di morti a livello nazionale.
Qui il virus ha ucciso 3.031 persone. Di queste 1.836 sono uomini e 1.195 donne.
I dati contenuti nei report dell’Unità
di crisi della Regione Lombardia sono aggiornati
alle ore 23 del primo maggio.
Il documento contiene anche un grafico di
grande rilievo sugli interventi di emergenza delle ambulanze che permette di
osservare il reale andamento del virus nelle province di Bergamo, Milano, Como
e Pavia. A partire dal 21 febbraio, data di emersione del primo paziente Covid,
il capoluogo lombardo ha macinato in oltre due mesi di epidemia ufficiale più
morti di tutti. Anche delle province di Bergamo e di Brescia, che fine a poche
settimane fa erano le più colpite.
Nell’area
di Bergamo dove il virus
ha iniziato a circolare prima del 21
febbraio ma è stato diagnosticato solo la notte del 22 febbraio
nell’ospedale di Alzano Lombardo, i morti
calcolati alla sera del primo maggio sono stati 2.971, di questi 2.095 sono uomini e 876 donne. Cifre più basse per
l’area di Brescia con 1.576 decessi tra
gli uomini e 855 tra le donne per un totale di 2.431. Nella prima provincia
colpita, quella di Lodi, i morti si
sono fermati 421, tutti uomini. In totale
oggi la Lombardia ha 14.190 morti (+47 ieri). Il dato record
dei decessi di Milano è in linea con la crescita dei contagi. La metropoli
ha
superato gli 8 mila positivi. La fotografia scattata dalla task force riporta in primo piano il dato di un virus che in Lombardia ha iniziato a circolare prima del 20 febbraio. Come già spiegato dal Fatto circa un mese fa, lo studio dell’Unità di crisi fissa i primi probabili casi già a partire dalla prima metà di gennaio con mini focolai a nord-ovest e a sud-est di Milano, il secondo indicato nel Lodigiano.
superato gli 8 mila positivi. La fotografia scattata dalla task force riporta in primo piano il dato di un virus che in Lombardia ha iniziato a circolare prima del 20 febbraio. Come già spiegato dal Fatto circa un mese fa, lo studio dell’Unità di crisi fissa i primi probabili casi già a partire dalla prima metà di gennaio con mini focolai a nord-ovest e a sud-est di Milano, il secondo indicato nel Lodigiano.
Lo stesso è avvenuto in Veneto dove, secondo gli studi del professor
Andrea Crisanti, al 20 febbraio già il
3% dei cittadini del comune di Vo’ Euganeo era positivo. Lo spartiacque resta
però il 26 gennaio, data che, come
ha raccontato il Fatto pochi giorni dopo il 21 febbraio, è presa come l’ingresso
del virus in Lombardia.
Il calcolo
non è probabilistico ma oggettivo e derivato dall’analisi del professor Massimo
Galli sul genoma del virus. Da quel momento la corsa di SarsCov2 è stata
inarrestabile.
L’evoluzione del virus è ben visibile nel
grafico sul trend degli interventi del 118 per emergenze respiratorie e
infettive. Alla data del primo febbraio a Milano gli interventi specifici sono
160. Dopo una breve discesa, la curva s’impenna al 9 febbraio con circa 100
interventi. In questo momento il virus ufficialmente non sta circolando. Il 22
febbraio gli interventi salgono a 240 per arrivare a 400 il 13 marzo e sfiorano
i 560 tra il 21 e il 28 marzo. Dopodiché la linea scende ma in modo minore rispetto
a Bergamo che mostra invece una salita molto più ripida. Vediamola: se il 22
febbraio gli interventi delle ambulanze sono stati 80, in meno di tre settimane
i casi urgenti per complicanze respiratorie sono saliti a 700 nella giornata
del 13 marzo. L’8 marzo erano 480, 560 il 12 marzo e 700 il 13 marzo.
Raggiunto il picco la curva di Bergamo
scende precipitosamente ai 160 interventi del 13 aprile e ai 100 del primo
maggio. Picco più alto e discesa più ripida a Bergamo, picco più basso e
discesa più lenta a Milano, tanto che alla data del primo maggio gli interventi
nel capoluogo lombardo sono stati 170. La fotografia scattata dal report segna
anche alcuni Comuni dell’hinterland milanese che oggi rappresentano focolai da
monitorare.
Dalla lettura dei dati colpisce il Comune di Melegnano che si trova sulla direzione verso il Basso Lodigiano.
Su una popolazione di circa 18 mila abitanti
l’incidenza dei contagi supera il 4% con circa 60 casi per chilometro quadrato.
Dato che schizza a oltre 70 contagi per chilometro
quadrato nel Comune di Bresso a nord
di Milano. In quest’area da sempre si registra il maggior numero di casi.
Oltre a Bresso, anche Sesto San Giovanni
e Cologno Monzese.
Insomma alla vigilia della riapertura, i dati
sulla città di Milano e sui Comuni della sua area metropolitana impongono
cautela perché al momento il virus non
ha perso la sua forza, solo è stato contenuto dalle rigide misure del lockdown.
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