da: https://it.businessinsider.com/ - di
Andrea Sparaciari
Perché
in Lombardia mancano le mascherine protettive? Perché
12 contagiati su 100 in regione appartengono al personale sanitario? Di chi è la responsabilità? Domande che
da giorni rimbalzano nella Lombardia che lotta contro il Corona Virus. Una polemica tra Pirellone e Protezione Civile
rimasta a lungo sotto traccia ed esplosa definitivamente dopo le parole
pronunciate venerdì 13 marzo dall’assessore regionale al Welfare Gallera che ha
attaccato frontalmente la Protezione Civile per un’inadatta fornitura di
presidi medici: «A noi servono mascherine del tipo fpp2 o fpp3 o quelle chirurgiche e invece ci hanno mandato un fazzoletto, un foglio di carta
igienica, di Scottex».
Tuttavia la storia è molto più complicata. Per comprenderla bisogna partire
da un punto dirimente: Regione Lombardia
non ha mai avuto un “Piano Emergenze” che stabilisse in modo chiaro a chi
spettasse l’acquisto di presidi medici come mascherine, guanti e occhiali
protettivi. Quindi, ogni singola amministrazione ha sempre agito per conto suo.
Non
l’aveva prima, non l’ha neanche adesso. Una scoperta fatta dai consiglieri regionali del Pd, che però
non è mai stata confermata ufficialmente
dalla giunta Fontana, anche perché l’attività del Consiglio regionale è
paralizzata e la possibilità ispettiva delle opposizioni sull’operato della
giunta è praticamente nulla.
Tanto che il 10 marzo scorso, in una lettera a Fontana, i consiglieri Pd chiedevano
formalmente se: “È stato predisposto e aggiornato periodicamente, negli
anni, il Piano Emergenze dal quale tutto il personale sanitario potesse trarre
le indicazioni operative omogenee per affrontare un’epidemia di queste
dimensioni? Possiamo avere copia degli aggiornamenti dei piani via via
predisposti?”. Una richiesta caduta nel vuoto.
Comunque, una prova della disomogeneità operativa è che domenica 15 marzo il
sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha potuto annunciare sulla sua pagina
Facebook che: «Da sempre Milano mantiene ottimi rapporti con le principali città cinesi: nei giorni
scorsi ho fatto un po’ di telefonate alla ricerca di mascherine, e la risposta
non si è fatta attendere. Ieri sera è arrivato un primo carico: le
distribuiremo ai medici di base, agli ospedali e al personale del Comune al
lavoro per assicurare i servizi. Nei prossimi giorni ne attendiamo alcune
centinaia di migliaia: le metteremo a disposizione dei cittadini, cominciando
dalle fasce più deboli». Se fosse stato
operativo un protocollo unico regionale, Milano non avrebbe potuto fare da
sola.
Secondo dato certo è che Regione Lombardia, a metà febbraio – quindi
a emergenza già in atto – ha bloccato tutti
i singoli ordini di presidi medici inviati in precedenza dalle sue
propaggini amministrative (Asst, ospedali, ecc…), centralizzando gli acquisti nell’Azienda Regionale per l’Innovazione e
gli Acquisti (Aria Spa). Una procedura che ha avuto come conseguenza un ritardo oggettivo negli
approvvigionamenti, anche perché si è subito dimostrato più difficoltoso il
reperimento di grandi stock di materiale, rispetto a di ordini di minor
grandezza. Inoltre, con l’avanzare del
contagio a livello globale, si è fatto sempre più difficile trovare fornitori
con magazzini pieni. E infine i prezzi sono schizzati alle stelle.
In seguito – e questo lo ha scoperto l’inchiesta di Fabrizio Gatti su “L’Espresso” – è accaduto che il Pirellone ha firmato un ordine per 4
milioni di mascherine che – aveva assicurato il governatore lombardo
Attilio Fontana – sarebbero dovute arrivare entro il 27 febbraio. Ma quelle mascherine non sono mai giunte,
tanto che il 2 marzo il maxi ordine viene annullato dalla Regione. Secondo
la versione ufficiale perché il “fornitore non è stato in grado di adempiere
agli obblighi assunti”. Secondo il
giornalista perché le aziende scelte
dal Pirellone non producevano più quel tipo di presidi medici. Quindi un ordine
sbagliato.
“L’ordine
di quattro milioni di mascherine è stato annullato (…) dalla centrale di
committenza regionale, in quanto il fornitore non è stato in
grado di adempiere agli obblighi assunti. Sono stati perfezionati ulteriori
ordini con una serie di altri fornitori per i quantitativi di mascherine
necessari. L’acquisizione dei dispositivi sta avvenendo presso diversi
operatori economici e, alla data di lunedì, abbiamo già ricevuto e distribuito
57.440 mascherine tipo ffp2; 22.620 tipo ffp3 e 496.600 chirurgiche”, aveva
risposto ufficialmente il Pirellone a L’Espresso.
Così Regione
Lombardia si è ritrovata a cercare affannosamente i presidi sul mercato
mondiale. Che ne frattempo era andato in tilt. Con l’esplosione globale del
virus, infatti, non solo trovare i fornitori si è rivelato difficile, ma anche
riuscire a far arrivare i carichi è divenuta un’impresa, visto che la fame di
mascherine ha spinto numerosi paesi di transito delle navi a requisire i carichi.
E il Pirellone non è sfuggito alla regola: si vede infatti bloccare un cargo in Turchia a fine febbraio e un altro,
proveniente dall’Olanda, viene
bloccato e requisito in Germania. E poi ci sono le truffe, come svela il consigliere regionale M5s, Dario Violi: «La Regione ha fatto un ordine da 7 milioni
di euro a un’azienda che poi si è rivelata inesistente. Sembra che
fortunatamente sia poi riuscita a recuperare i soldi».
È in
questo marasma che è partita la richiesta di aiuto di Fontana alla Protezione
Civile per una fornitura extra di mascherine e guanti. Quella stessa fornitura poi attaccata platealmente dall’assessore
Gallera. A quanto risulta a Business Insider Italia la Protezione Civile ha consegnato alla Lombardia:
398.140
mascherine modello Ffp2 ed Ffp3
97.200
mascherine chirurgiche;
707.000
mascherine Montrasio;
10.800
occhiali protettivi;
930
mila guanti monouso
3.013
indumenti protettivi;
113
ventilatori polmonari intensivi;
103
ventilatori polmonari sub-intensivi 103
«La
verità è che la Protezione Civile ha consegnato alla sola Regione Lombardia in
pochissimo tempo oltre mezzo milione di mascherine di diversa tipologia:
ffp2, chirurgiche e simil-chirurgiche», attacca Violi, «Le mascherine contestate dagli assessori regionali lombardi sono solo
una parte della fornitura e sono state acquistate con la garanzia che siano
idonee all’uso per le quali sono state progettate. Ricordiamo inoltre allo
smemorato assessore che sono state acquistate
in tempi super celeri perché chi era stato incaricato
all’approvvigionamento di questi dispositivi, ovvero la Regione, HA SBAGLIATO L’ORDINE‼.
Questo
i signori della Lega non verranno mai a dirvelo
che era loro compito procedere all’acquisto di mascherine e che si sono
affidati ad una ditta estera la quale ha
tirato il bidone lasciandoli e lasciandoci sprovvisti. È quindi intervenuta
la Protezione Civile per coprire la falla aperta da quelli “capaci” di Regione
Lombardia con ordinativi urgenti e rapidi».
«Tutto quello che abbiamo, trasferiamo alle
Regioni per cercare di ovviare alle carenze. Al momento non abbiamo altre mascherine, ma la Lombardia ne ha avute un numero
superiore a quello delle altre proprio perché è in una situazione
drammatica», ha dichiarato domenica al “Corriere della Sera” Luigi D’Angelo,
responsabile emergenze della Protezione civile, al Corriere della Sera.
«Finora
alle Regioni abbiamo dato 5 milioni di mascherine. Il
fabbisogno mensile è di 90 milioni e noi abbiamo contratti per 56 milioni nelle
prossime quattro settimane. All’inizio dell’emergenza c’era una disponibilità
maggiore. Adesso che il virus si è diffuso in tutto il mondo i Paesi di
transito fermano le forniture e le requisiscono. Ecco perché ogni Stato deve produrle
e soprattutto riuscire ad aumentare questa produzione».
Ma il fronte dello scontro Pirellone-Protezione Civile riguarda anche lo stop al previsto
ospedale d’emergenza che Regione Lombardia aveva annunciato nel padiglione
della Fiera di Milano. Gallera aveva infatti annunciato un accordo con la
Protezione Civile per creare una maxi struttura con 500 letti di terapia
intensiva, dove avrebbero operato «circa 500 medici e dai 1.200 ai 1.500
infermieri». Un’idea poi decaduta polemicamente. Sempre a causa della
Protezione Civile, ha sostenuto Fontana, rea di non esser stata in grado di
mantenere le promesse fatte e di non aver recapitato le forniture promesse.
Anche a questo ha risposto D’Angelo: «Le
tempistiche per avere le attrezzature sono lunghe, almeno 15 giorni. Per
allestire un ospedale ci vuole un mese. Ma il vero problema è il personale:
ci volevano almeno 400 medici e 800 infermieri e non abbiamo la possibilità di
destinare tutte queste forze per una nuova struttura. Per questo abbiamo
preferito aumentare i posti letto in altri ospedali in modo da poter procedere
in pochissimi giorni», ha spiegato.
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