da: Il Fatto Quotidiano - di Pierfrancesco Curzi
Sparito
l’uomo che aveva venduto Regeni ai Servizi
I venditori ambulanti di vestiti, scarpe,
libri e cianfrusaglie occupano i marciapiedi attorno a Wekalt el-Balah dove,
fino ad alcuni anni fa, c’era il più grosso magazzino di abiti usati. Siamo nel
cuore della Capitale egiziana, Downtown Cairo, a due passi dalla stazione della
metro Nasser e del vecchio museo egizio in piazza Tahrir.
Non sono stati facili gli ultimi quattro
anni per loro, finiti al centro delle attenzioni dopo lo choc provocato dal rapimento
e dall’omicidio di Giulio Regeni, tra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016.
Proprio i venditori ambulanti rappresentavano il cuore della sua ricerca
universitaria al Cairo e oggi Giulio non sarebbe contento di sapere che quella
categoria non è più rappresentata da alcun organo sindacale.
Presi, spostati dall’area attorno alla
stazione ferroviaria di Ramses, molti si sono persi, compresi tutti quelli che
rappresentavano gli “occhi”del regime sulla città, gli informatori messi dal
regime per evitare nuove sollevazioni. Lo stesso Mohamed Abdallah, il
sindacalista che registrò una conversazione con Giulio in cui gli chiedeva del
denaro e poi lo vendette ai servizi egiziani, decretando la morte dell’allora
28enne ricercatore friulano. Anche di lui si sono perse le tracce, sparito, di
sicuro fuori da qualsiasi ambito sindacale dopo che la sua copertura di informatore
per gli stessi servizi è stata bruciata. Tutto cambia, nulla cambia.
Sono trascorsi più di quattro anni
dall’assassinio di Giulio Regeni e mai come ora la svolta che molti, la
famiglia
di Giulio in primis, attendevano sembra
così lontana. Gli ultimi, duri affondi dei genitori di Giulio confermano come
la strada imboccata dall’inchiesta sembra diretta verso un vicolo cieco. Lo
sostengono loro, e già basterebbe, lo dicono i fatti. Eppure la notizia, alla
fine del 2019, del cambio dei vertici investigativi del caso e del vertice
della procura stessa sembravano rivestire alla perfezione il concetto di “aria
nuova”.
In realtà, oltre all’avvicendamento
generale degli organi investigativi e del coordinamento giudiziario non c’è
altro, almeno fino a questo momento. Dal giorno del loro insediamento, i leader
della Commissione egiziana per
i diritti e la libertà (Ecrf) e gli avvocati
che seguono il caso in Egitto non sono ancora riusciti ad incontrare i nuovi inquirenti.
Addirittura, di alcuni soggetti non conoscono neppure le generalità. In
precedenza la famiglia di Regeni e il suo avvocato, Alessandra Ballerini,
avevano richiesto dei documenti dell’inchiesta, ma nel passaggio tra il vecchio
e il nuovo gruppo di lavoro nulla è cambiato e di quelle carte non c’è traccia.
Sarebbe interessante capire da quale punto
di partenza intenda riprendere il cammino la squadra di investigatori. Possibilmente
andando oltre le solite parole di circostanza delle autorità egiziane e la
dichiarata volontà di incontrare i colleghi italiani per un “fattivo e concreto
scambio di materiale ed informazioni per raggiungere la verità”. Magari
potrebbero ripartire chiarendo un paio di punti determinanti.
Ad esempio dire la verità sul famoso
conducente di minibus che la mattina del 3 febbraio 2016, accostando il suo
mezzo al lato dell’autostrada Cairo-Alessandra in pieno deserto, si imbatté, guarda
caso, proprio nel cadavere massacrato di Regeni.
La storia ufficiale conferma l’episodio e
la dinamica, peccato, tuttavia, che di quell’autista non si abbiano più tracce,
addirittura non si conosca la sua identità e con lui quella di tutti i
passeggeri trasportati quel giorno. Forse le autorità potrebbero fare alcune
ammissioni, almeno su quel frangente, raccontando come non sia mai esistito alcun
autista di minibus, ma la semplice necessità di far ritrovare il corpo
martoriato del giovane italiano. In fondo sarebbe soltanto l’ultimo di una
serie di depistaggi di cui il caso Regeni è pieno.
Infine, gli agenti della squadra
investigativa potrebbero, finalmente, richiedere alla nota compagnia telefonica
straniera la posizione del telefono di Giulio minuto per minuto la sera del 25
gennaio 2016. Nessuno lo ha mai fatto e forse sarebbe utile.
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