lunedì 2 marzo 2020

Giulio Regeni: sparito l’uomo che lo aveva venduto Servizi Egiziani




da: Il Fatto Quotidiano - di Pierfrancesco Curzi

Sparito l’uomo che aveva venduto Regeni ai Servizi

I venditori ambulanti di vestiti, scarpe, libri e cianfrusaglie occupano i marciapiedi attorno a Wekalt el-Balah dove, fino ad alcuni anni fa, c’era il più grosso magazzino di abiti usati. Siamo nel cuore della Capitale egiziana, Downtown Cairo, a due passi dalla stazione della metro Nasser e del vecchio museo egizio in piazza Tahrir.
Non sono stati facili gli ultimi quattro anni per loro, finiti al centro delle attenzioni dopo lo choc provocato dal rapimento e dall’omicidio di Giulio Regeni, tra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016. Proprio i venditori ambulanti rappresentavano il cuore della sua ricerca universitaria al Cairo e oggi Giulio non sarebbe contento di sapere che quella categoria non è più rappresentata da alcun organo sindacale.

Presi, spostati dall’area attorno alla stazione ferroviaria di Ramses, molti si sono persi, compresi tutti quelli che rappresentavano gli “occhi”del regime sulla città, gli informatori messi dal regime per evitare nuove sollevazioni. Lo stesso Mohamed Abdallah, il sindacalista che registrò una conversazione con Giulio in cui gli chiedeva del denaro e poi lo vendette ai servizi egiziani, decretando la morte dell’allora 28enne ricercatore friulano. Anche di lui si sono perse le tracce, sparito, di sicuro fuori da qualsiasi ambito sindacale dopo che la sua copertura di informatore per gli stessi servizi è stata bruciata. Tutto cambia, nulla cambia.

Sono trascorsi più di quattro anni dall’assassinio di Giulio Regeni e mai come ora la svolta che molti, la famiglia
di Giulio in primis, attendevano sembra così lontana. Gli ultimi, duri affondi dei genitori di Giulio confermano come la strada imboccata dall’inchiesta sembra diretta verso un vicolo cieco. Lo sostengono loro, e già basterebbe, lo dicono i fatti. Eppure la notizia, alla fine del 2019, del cambio dei vertici investigativi del caso e del vertice della procura stessa sembravano rivestire alla perfezione il concetto di “aria nuova”.

In realtà, oltre all’avvicendamento generale degli organi investigativi e del coordinamento giudiziario non c’è altro, almeno fino a questo momento. Dal giorno del loro insediamento, i leader della Commissione egiziana per
i diritti e la libertà (Ecrf) e gli avvocati che seguono il caso in Egitto non sono ancora riusciti ad incontrare i nuovi inquirenti. Addirittura, di alcuni soggetti non conoscono neppure le generalità. In precedenza la famiglia di Regeni e il suo avvocato, Alessandra Ballerini, avevano richiesto dei documenti dell’inchiesta, ma nel passaggio tra il vecchio e il nuovo gruppo di lavoro nulla è cambiato e di quelle carte non c’è traccia.
Sarebbe interessante capire da quale punto di partenza intenda riprendere il cammino la squadra di investigatori. Possibilmente andando oltre le solite parole di circostanza delle autorità egiziane e la dichiarata volontà di incontrare i colleghi italiani per un “fattivo e concreto scambio di materiale ed informazioni per raggiungere la verità”. Magari potrebbero ripartire chiarendo un paio di punti determinanti.

Ad esempio dire la verità sul famoso conducente di minibus che la mattina del 3 febbraio 2016, accostando il suo mezzo al lato dell’autostrada Cairo-Alessandra in pieno deserto, si imbatté, guarda caso, proprio nel cadavere massacrato di Regeni.
La storia ufficiale conferma l’episodio e la dinamica, peccato, tuttavia, che di quell’autista non si abbiano più tracce, addirittura non si conosca la sua identità e con lui quella di tutti i passeggeri trasportati quel giorno. Forse le autorità potrebbero fare alcune ammissioni, almeno su quel frangente, raccontando come non sia mai esistito alcun autista di minibus, ma la semplice necessità di far ritrovare il corpo martoriato del giovane italiano. In fondo sarebbe soltanto l’ultimo di una serie di depistaggi di cui il caso Regeni è pieno.
Infine, gli agenti della squadra investigativa potrebbero, finalmente, richiedere alla nota compagnia telefonica straniera la posizione del telefono di Giulio minuto per minuto la sera del 25 gennaio 2016. Nessuno lo ha mai fatto e forse sarebbe utile.

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