Patrick
Zaki ancora in carcere, ora si trova insieme ai detenuti politici
Continua l’incubo per Patrick George Zaki, lo studente
dell’università di Bologna di origini egiziane, arrestato con l’accusa di crimini
contro lo Stato. Dal suo arresto avvenuto lo scorso 7 febbraio, Patrick è stato
già spostato due volte di carcere e ora, alla terza udienza, per il 27enne non
ci sono speranze di rilascio.
Patrick
insieme ai detenuti politici
A rendere note le condizioni dello studente
è stato uno dei suoi legali. Hoda Nasrallah ha riferito all’Ansa non solo che
Patrick resterà in carcere di Tora, al Cairo, ma sarà anche rinchiuso insieme a
detenuti politici. Questa la sorte che toccherà allo studente, ma i legale ha
voluto rassicurare tutti confermando che Patrick non si trova però nel braccio
dello Scorpione, il terribile braccio di massima sicurezza.
Le
sue condizioni sono buone
Secondo quanto riferito dall’Eipr, Patrick
sta bene: “Si trova meglio a Tora che a Masoura”. Nella giornata di sabato è
stata anche concessa la visita dei genitori. Patrick Zaki resterà in carcere ancora per i prossimi 15 giorni, il
trasferimento alla Tora è avvenuto lo scorso 5 marzo, ed è stato in quel
momento che i suoi legali hanno intuito l’esito della terza udienza.
Per Patrick questo è già il terzo
trasferimento; il 27enne è accusato di diffusione di notizie false, incitamento
alla protesta e istigazione alla violenza e crimini terroristici. Zaki ha
negato tutte le accuse in ogni udienza.
Vogliono
consegnarlo all’oblio
Amnesty International Italia segue molto da
vicino la vicenda di Patrick George Zaki. A seguito del rinnovo della
carcerazione Amnesty accusa l’Egitto di voler consegnare lo studente e la sua
sorte all’oblio. “L’obiettivo della detenzione preventiva prolungata – si legge
nel comunicato firmato Riccardo Noury – è di consegnare un prigioniero all’oblio”.
“Per
questo, è fondamentale che in vista dell’udienza di sabato prossimo, e di
quelle che eventualmente seguiranno, non si disperdano l’entusiasmo, l’emozione
e la solidarietà dell’ultimo mese e che ognuno continui a fare la sua parte”. Amnesty
non ha dubbi, Patrick George Zaki non ha
colpe, la sua “È una prigione di coscienza” in quanto è detenuto a causa del
suo impegno nella lotta per i diritti umani.
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