Con tutto il rispetto per Mario Draghi, che
per uscire dalla crisi che sta producendo il Covid-19 bisogna spendere, sia
dando liquidità sia con altre misure che aumenteranno il debito pubblico, lo
sapevamo. Il punto della questione è: come usare questo debito in più. E in
questo Mario Draghi è sicuramente più competente e titolato a parlare di altri.
L'ex
governatore della BCE si è rivolto ai governi europei chiedendo sul Financial
Times «un cambio di mentalità»
Il Financial Times ha pubblicato (26 marzo) un commento di Mario Draghi in
cui l’ex presidente della Banca Centrale Europea invita i governi a non preoccuparsi del debito pubblico e spendere
tutto quanto è necessario per fronteggiare le conseguenze economiche della
pandemia da coronavirus. Per coloro che hanno ancora dubbi sull’opportunità di
seguire questa strada, scrive Draghi: «Il ricordo delle sofferenze degli
europei negli anni Venti dovrebbe essere un utile precedente».
«La
sfida che fronteggiamo», ha scritto Draghi, «è come agire con forza sufficiente
da evitare che la prossima recessione si trasformi in una prolungata
depressione». Secondo Draghi, la risposta è già evidente: «Dobbiamo aumentare e di molto il debito pubblico. Le perdite che subirà
il settore privato, e i debiti che questo contrarrà per farvi fronte, dovranno prima o poi essere assorbiti, del
tutto o in parte, dal bilancio dei governi».
Mario Draghi è considerato uno dei più
abili banchieri centrali di sempre, oltre che una delle persone che hanno
offerto il contributo più importante a evitare che la grande crisi finanziaria
del 2008 portasse alla distruzione dell’euro. Anche se attualmente non ricopre
nessun incarico, le sue opinioni sono ancora considerate molto influenti.
In un passaggio particolarmente importante
dell’articolo, destinato a suscitare controversie, Draghi fa un’affermazione che contrasta
con parte dell’ortodossia economica e con le fondamenta stesse dei trattati
economici europei: «Un livello di debito
pubblico molto più alto dell’attuale diventerà una caratteristica
permanente delle nostre economie, e sarà accompagnato dalla cancellazione del
debito privato». Anche i più
“rigoristi”, scrive Draghi, dovranno accettare questa realtà: «Questo non è
uno shock ciclico. La perdita di denaro
e potere d’acquisto non si deve a colpe o errori delle persone che ne stanno
soffrendo».
Per Draghi, è il settore pubblico che dovrà fornire a quello privato le risorse
per sopravvivere fino al termine della crisi, così da evitare fallimenti a catena
di imprese e la rovina di milioni di famiglie che renderebbe impossibile la
ripresa, trasformando per sempre il panorama economico europeo. Secondo Draghi,
per raggiungere questo obiettivo: «Sarà
necessario un cambio di mentalità».
Fortunatamente, prosegue l’ex presidente della BCE: «Per certi
versi l’Europa è ben equipaggiata per
fronteggiare questo shock straordinario. Possiede una struttura finanziaria
granulare, in grado di convogliare fondi in qualsiasi parte dell’economia che
ne dovesse avere bisogno. Possiede un forte settore pubblico in grado di
coordinare una rapida risposta. La velocità sarà essenziale per essere
efficaci».
La BCE, attualmente guidata da Christine Lagarde, è sembrata negli
ultimi giorni muoversi nella direzione auspicata da Draghi e ha varato un piano di acquisto di titoli di stato
potenzialmente senza limiti. Singolarmente, anche gli stati europei stanno
seguendo le indicazioni dell’ex presidente della BCE e si preparano a iniettare
centinaia di miliardi di euro nell’economia europea. Secondo molti, però, manca
ancore un’azione coordinata tra gli stati membri dell’eurozona.
Secondo alcuni questa azione comune
dovrebbe portare all’emissione di strumenti di debito comuni per tutti i paesi
dell’eurozona, i famosi “eurobond”. I paesi
del Nord Europa, come Germania, Paesi Bassi e Finlandia, però, si oppongono al loro utilizzo e sostengono
ancora la necessità di tagliare il deficit e ridurre il debito pubblico come
condizione necessaria per ricevere l’aiuto degli altri stati membri della zona
euro.
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