da: Il Fatto Quotidiano – di Andrea Sparaciari
“Stiamo mettendo mano nel sistema informatico sulla gestione delle vaccinazioni perché qualcosa non ha funzionato”. Così ieri anche il presidente Attilio Fontana, è stato costretto ad ammettere che la macchina lombarda è un macinino. Nonostante il tentativo da salvare il salvabile (“Quella dei vaccini non deve essere una corsa a chi arriva prima. Altre regioni che sembravano la Ferrari sono già ferme”), ha dovuto bocciare la piattaforma della sua società Aria. Un catorcio costato 22 milioni soverchiato dai flop: dai camici acquistati dalla famiglia Fontana, agli antinfluenzali, fino al sistema di prenotazione vaccini.
Un libro degli errori che ogni giorno si arricchisce di un nuovo capitolo.
L’ultimo l’ha svelato Radio Popolare, che, grazie a una sua ascoltatrice, ha dimostrato come per almeno due settimane chiunque abbia potuto prenotarsi per il vaccino e farselo somministrare all’Ospedale militare di Baggio. A prescindere da età e professione (potevano prenotarsi solo over80 e docenti).
Una scorciatoia possibile grazie a un link che dava accesso diretto all’agenda delle prenotazioni gestita dall’Asst San Carlo. Così i medici militari hanno vaccinato studenti e commercialisti (i due casi ricostruiti dall’emittente), ma è impossibile sapere in quanti ne abbiano approfittato.
Il link per settimane ha girato di chat in chat. Tanto che il direttore dell’Ospedale, Giorgio Cattaneo, ha ammesso: “Ogni giorno eliminiamo dalle liste chi non appartiene alle categorie autorizzate”. Almeno 220 i “furbetti” che sono stati depennati.
Ma i modi escogitati per aggirare il sistema sono tanti. Come racconta al Fatto un lombardo classe 1940, che il vaccino lo ha fatto lo scorso weekend al Fatebenefratelli di Milano, senza appuntamento.
“Una mia amica mi aveva avvisato che se avanzano le dosi, la sera le danno anche senza appuntamento – racconta –. Siccome mi ero iscritto il primo giorno sulla piattaforma, ma non avevo ricevuto alcuna risposta, ho provato. Sono andato una prima volta alle 17, ma non sono stato furbo: invece di attaccarmi alla porta dell’ambulatorio, mi sono seduto sulle sedie, ma sono arrivate 4 persone e mi sono passate davanti. Le dosi avanzate erano 4, non sono riuscito a farla”. Ma non si è dato per vinto: “Sono tornato il giorno dopo: eravamo in 4, ma le dosi erano 3. Allora il medico, gentilissimo, dopo aver controllato che avessi più di 80 anni, mi ha detto di tornare l’indomani. Così ho fatto ed ero in lista”.
Carlo lo ha comunicato tra agli amici: “Ho chiesto per mia moglie, ma ha 75 anni, mi hanno detto no. Allora ho chiamato alcuni amici: uno è andato ieri, ma è arrivato tardi. E la moglie si è anche arrabbiata!”. E per la seconda dose? Come fanno a ottenerla, se sono fuori lista? “Sono organizzati. Ti danno un foglietto di carta, con la firma del medico e l’appuntamento”, spiega. “Ma mi raccomando non mettete nei guai quei dottori. Lo fanno perché altrimenti le dosi andrebbero sprecate. Son bravi”.
La Lombardia rischia di ritrovarsi tutte le sere anziani che fanno la posta ai medici. Over 80 costretti a fare file clandestine, tentando la fortuna. Eppure, in altre Regioni, esistono sistemi che permettono di usare tutte le dosi inutilizzate giornalmente, sfruttando le liste di riserva. Senza umiliare le persone.
Intanto oggi la vicepresidente e assessore Letizia Moratti, assieme a Marco Bonometti di Confindustria annunceranno il programma regionale di vaccinazioni aziendali.
Per la locomotiva d’Italia
riprende la corsa. Anche se, come dice il presidente Fontana sui vaccini,
“la Lombardia non è una Ferrari”. E infatti non corre.
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